martedì 18 maggio 2004

Pausa caffè

Usciva sempre un po' sul tardi, verso le due e a volte anche dopo.. Camminava facendosi largo fra la folla di pedoni che a quell'ora intasavano il marciapiedi di quella strada piena di uffici. Persone che divoravano il loro pasto in piedi, camminando: pizza, panini, coppe di gelato o coni. La voracità sembrava aver assorbito ogni anfratto delle loro vite, ogni minuto secondo delle loro giornate sempre uguali e sempre più vuote di significato.
La TV rimbalzava notizie terribili e roboanti, echi di guerre lontane, abbastanza ma non tanto, polemiche, interminabili discussioni, e spettacoli futili, fatti apposta per far perdere la testa alla gente, volgari, pettegoli e vuoti, dello stesso vuoto che si andava infiltrando fra le incombenze quotidiane e le piccole angosce giornaliere di quelle persone.
Carlo camminava fra loro, cercando di non urtarle e di non restarne travolto. Il caldo di quelle giornate era arrivato dopo un'interminabile sequenza di brutto tempo, di pioggia, di vento freddo sbattuto sulla faccia e sul cuore.


Finalmente Primavera. Respirava l'alito delle foglie, degli alberi, ancora troppo poco tiepido. Si scaldava camminando a passo svelto con l'aiuto dei raggi del sole. Tuffò lo sguardo in quel cielo improvvisamente azzurro chiaro, di un celeste quasi turchese, irreale, appena immemore del grigio che solo ieri sembrava occupare tutta la volta celeste. Come i suoi occhi, pensò, che diventavano quasi grigi nei giorni di brutto tempo, e tornavanmo a splendere di quell'azzurro chiaro in Primavera, in Estate, in ogni giorno che lasciasse intravedere la meravigliosa bellezza del cielo più profondo animato da un sole accecante. Entrò nel solito bar, pagò ed ordinò il solito caffè, amaro ma con un cucchiaino di panna. Il solito barista lo accolse col solito sorriso cordiale, servì il caffè, avvicinò la coppetta della panna dopo averla riempita, quindi si dedicò al prossimo cliente. Carlo consumò il caffè, uscì di nuovo in strada, prendendo la via del ritorno. Ancora una volta quel rito si era svolto senza intralci, senza novità e senza scosse. Attraversò di nuovo la folla, stavolta un po' diminuita a causa dell'ora. Ogni pensiero sembrava svanito, come diluito in quell'azzurro, in quell'aria, in quella Primavera che sembrava non sarebbe mai finita.