martedì 29 novembre 2005

Ostinato e contrario

Dedico questa mia piccola cosa alla memoria di Fabrizio de Andrè, di cui è uscita in questi giorni l'antologia musicale "In direzione ostinata e contraria". E ringrazio un'amica per avermi incoraggiato a scriverla."



Ostinato tu, e contrario,

a qualsiasi imposizione,

fosse fisica o morale,

anche senza una ragione:


quanto ti ricorderò ...


Ti ascoltavo, ti leggevo,

ti cantavo ad alta voce,

e cercavo di capire

quale fosse la mia croce:


sempre ti ricorderò ...


Così fuori dagli schemi

così anticonformista

hai segnato adolescenze,

ogni lotta una conquista:


resti dentro l'anima ...


Ostinato come sono,

antipatico ed ostile,

contro i miei mulini a vento

al mio fianco ti sentivo:


e ancora ti sento ...

lunedì 28 novembre 2005

Non ti scriverò (rivisitazione)

Non ti scriverò più poesie d'amore,

come le mille e mille che ti ho scritto già:

troppo tempo rimaste ad asciugare al sole,

o messe tutte in quel cassetto là,

dove nascondi altre conchiglie e sassi

che a te la vita inaspettatamente dà.


Non mi leggerai, non farmi sapere

quello che si nasconde nel tuo cuore,

terrai lo sguardo fiero o timido, che vuole

esser capito senza usar parole.


T'amai e non t'amai, sentimento strano,

che a volte lega ed altre volte scioglie,

ora riceve e ora invece toglie,

e non si cura di terrene voglie.


Capire e non comprendersi,

volersi frequentare oppure arrendersi

alle incompatibilità che nella sorte

ci capita di avere ?


Arrendermi, lo sai, non è il mio forte.

Ma questa volta tu fosti più forte.

giovedì 24 novembre 2005

Maneggiare con cura

Maneggiare con cura.

Potrebbe anche sfasciarsi

con un colpo di vento.


La frenesia dell'oggi,

l'angoscia del domani,

l'oblio di ciò che ieri

sembrava fosse oggi

conduce questo treno

dentro strani binari.


Maneggiare con cura.

Potrebbe anche sfaldarsi

in mille piccole parti.


Costruzione imperfetta,

non cerca perfezione,

chiede un po' d'attenzione,

vuole miglioramento

e partecipazione.


Maneggiare con cura

e prego non aprire:

c'è la mia vita dentro.

mercoledì 23 novembre 2005

Il regalo più bello (per Natale)

Il regalo più bello sarebbe

vedere quel sorriso

moltiplicato due ... all'infinito.


La pace dentro al cuore,

la pace fra due cuori

e tutto intorno: pace, dentro e fuori !


Che bel Natale sarebbe allora il mio !

E voi che certo mi volete bene

fatemi 'sto regalo,

per favore ...

lunedì 21 novembre 2005

Dimentico



C'e un amore che si incendia

quando appena lo conosci

un' identica fortuna

da gridare a due voci

C'e un termometro dei cuore

che non rispettiamo mai

un avviso di dolore

un sentiero in mezzo ai guai


Cose che dimentico

sono cose che dimentico

...

Qui nel girone invisibili

per un capriccio dei cielo

viviamo come destini

e tutti ne sentiamo il gelo, il gelo

Viviamo come destini

e tutti ne sentiamo il gelo, il gelo

Sono cose che dimentico

...



Non aggiungo altro.

venerdì 18 novembre 2005

Se

Se solo riuscissi

a farti sentire

colori, sapori

di come ti vedo.


Se solo potessi

spiegarti a parole

di quello che vivo:

non servon parole.


Mio sogno, mia sola

ed unica stella,

che al buio, di notte

io sento sorella.


Mio grande stupore,

mio gelo, mio ardore,

mia gioia improbabile,

mia donna bambina.


Io ancora ci credo

in questo mio sogno,

ma tu non deludermi

e stammi vicina.

mercoledì 16 novembre 2005

Aforisma d'Amore

L'Amore è un delitto che non possiamo compiere da soli:

serve almeno un complice.


Ringrazio l'amico che me l'ha donato.

martedì 15 novembre 2005

Dirti non so

A mia figlia, per il suo decimo compleanno.



Dirti non so

come sarà il futuro:

di certo io vorrei

che fosse splendido

per te che sei

la figlia mia adorata.


Ma vorrei che sapessi,

amata sempre,

che mai nessuno e niente

può fermare

le tempeste che agitano

in questa umana vita

il nostro mare.


Sentimenti da adulta

già ce l'hai:

la gioia, la speranza,

anche il timore

di non fare chissà

quale tremendo errore.


Hai negli occhi il sorriso,

e nel sorriso il cuore:

resta sempre così,

senza pentirti,

senza temere nulla:

ci sarò io a seguirti.


Anche se non mi vedi,

non importa:

tieni la testa alta,

tieni la mano ferma

e guarda avanti.


La vita non ti chiuda

alcuna porta.

lunedì 14 novembre 2005

Fiori d'Autunno


Vermi

Finite le passioni,

le recriminazioni,

immuni da rimproveri

si finirà cadaveri,

costituenti inermi

di cibo per i vermi.

sabato 12 novembre 2005

L'Acqua

Metto qui tutte insieme queste tre:

sono del 1971, andavo ancora a scuola.



Invano.


Il vuoto.

Un cielo

più bianco

del nulla.

Un'aria

più fredda

del ghiaccio.

Il posto

di foglia

caduta.

Ombrello

forse

scordato.

Aspetta !

Non sono

più in tempo.



Il Letargo.


S'aduna

la polvere verde

del tempo

sul cuore sopito.

Un cielo dorato,

sapore bramato

di un'aria leggera.

Un soffio di vento

riscuote la vita,

l'amore.



L'Alba.


Quando il cielo

s'irradia di rosa

e la terra formicola,

allora si sente

il rumore dell'acqua

distante, lontano.

venerdì 11 novembre 2005

Luci a San Siro

E invece, la vita ... la normalità ... scrivi, scrivi, scrivi ... non resta altro che un fiume di parole, che una volta ci univa, e adesso ci ha divisi per sempre.


O forse sono io che non ho capito niente. E come nelle nostre infinite discussioni, "lei" aveva già capito tutto, aveva trovato l'unica strada "giusta", perché era l'unica percorribile. Ma io volevo viverli, quei sentimenti, volevo buttarmi e rischiare ... volevo soprattutto stare con "lei", solo con "lei", volevo impararla a memoria, e poi fingere di dimenticarla, e studiarla di nuovo, centimentro per centimetro, e mangiarla, a piccoli morsi, amare tutto il suo "sapore", quello vero, interno, della sua anima, che forse neanche "lei" conosceva.


E invece ero il suo giullare di tastiera e video, la spalla virtuale delle sue avventure e delusioni, a volte lo specchio dei suoi sogni: non mi bastava tutto questo ? Era già un miracolo. Non mi bastava. Volevo andare fino in fondo, volevo entrare in questo sogno e viverlo, senza sognarlo come in uno specchio rotto, ché con i cocci dello specchio ci si taglia, e poi porta sfortuna. Testardo. E cieco. E folle. Mi son tuffato nello specchio. Si è rotto. Ci siamo fatti male. Che importa io ! Le ho fatto male: solo questo importa. E come un assassino mi sono allontanato da luogo del delitto: senza correre, senza un fiato, come se non fosse successo niente. E adesso è tutto finito. Non ricordo più il suo dolce viso, non rivedo più il suo stupendo corpo, i suoi occhi magnetici, non sento più la sua voce vellutata che tante volte mi ha stregato, non ricordo neanche il sottile profumo dei capelli suoi, che non ho mai bagnato di lacrime, come avrei voluto ...


E' come se mi fossi appena svegliato da un sogno, dal più bel sogno della mia vita ... e non c'è più il sogno, resta la vita.


"Luci a San Siro" non ne accenderanno più ...

mercoledì 9 novembre 2005

Ipotesi su una fine cosmica

Questo l'ho scritto quando avevo 20 anni, nel 1974. Mio zio era da poco morto d'infarto a 50 anni e io stavo vivendo molti cambiamenti nella mia vita.



E si alzarono improvvisi, altri si alzarono all'improvviso.
Non sapevi più dire se era chiaro; infine volò via il fungo del tempo. Il colore, il sapore di uno stare tanto per guardare, un'abitudine superata. E si alzarono improvvisi, mentre altri si alzavano all'improvviso. Il calore, l'odore di un'altitudine separata. E infine si improvvisarono all'improvviso. Forse avevi pensato che era normale; forse credesti che fosse normale. Tutto ciò che è male, è banale. Ma non eri tu: era il vento che ti portavi dentro da lontano. E venne, e passò; e si fermarono gli occhi smarriti, di una luce che più non sapeva la foglia, il fiore, il cielo aperto; e cantarono corde mai vibrate, in quell'aria limpida e fredda, e poi tacquero. Un piccolo piede calcava distese rocciose , e salti, e precipizi; e si perse nel buio improvviso. E vennero, e andarono piccoli piedi leggeri, e si persero. Passavano tutti e, passando, significavano. Fu allora che tu cominciasti a vedere, la terra si mise a salire. Salito, disceso, veloce ed incerto, scivolasti per luoghi di vuoti e di sorde città.
Così, dalle mute origini di un canto inarrestabile, procedevi per gradi, o per gocce di luce; ma vuota era la mèta, e freddi e oscuri furono i passi; ma vuoti erano gli altri, e freddi e oscuri per te risultarono. E l'immobile universo si gloriò di aver suscitato tante piccole sensazioni; e poi l'immutabile universo si pentì di esserne colmo; ma ognuno proseguiva per la sua strada, tutti inventarono una strada. E furono vene, o ferite che solcarono ben presto terre e cieli; e più nessun volo fu permesso. Volare è inutile; inutile parlare.
Guarda lontano: forse scorgi cose interessanti. Intorno a te troppa perfezione, troppo rarefatta percezione. Non c'è più un gabbiano, un'ala. Perfetta predisposizione. C'è un pulsante, un piccolo pulsante apposito. Non è rimasto neanche un gabbiano, una piuma. Svaniti i gabbiani, e le ali, e i cieli; e tutte le fonti di luce sprofondarono in abissi grigi e vertiginosi.
Veloce, veloce, più veloce: e vennero mostruose macchine, e andarono; e vennero silenziose, perfezionate, tremende macchine lucide, e rimasero. Passò un vento forte, le onde vibrarono, le foglie rabbrividirono. Un brivido perfetto, astuto. Passò un vento debole e portò via le ultime ceneri di una bruma spenta e violacea. Cadde l'aria e il vento.
Squarci di corazze brucianti, nel cielo basso oscuri sinistri bagliori; qua e là occhi spenti, invano rivolti alle tenebre; mani ed unghie a confermare la nera terra maledetta. Atomo su atomo, tutto andò separato e perduto; e tutto fu perduto. Quanto tempo perduto, quanto amore perduto, sprecato, buttato, soffocato. E tutto cominciò a fuggire, lontano, sempre più veloce; fuggì il tempo da quell'orrore, fuggì la vita e il sentimento. E per ultime fuggirono le idee, ad inseguire gabbiani, ed ali, e luce, e cieli, e amore che fuggivano.
E quando le idee furono abbastanza lontane, tutto ritornò insieme: ali, gabbiani, il tempo, l'amore, il sole nel cielo ed anche una terra. Fu un ritorno un po' triste. Nessuno si alzò più all'improvviso.

martedì 8 novembre 2005

Che sintomi ha ...

Mi ispiro a questa bellissima canzone (*):


forse fa male eppure mi va
di stare collegato
di vivere di un fiato
...


Non mi tiro indietro, non lo faccio neanche quando fiuto il rischio: perché mai avrei dovuto insistere per conoscere qualcuno, quando avevo già capito che non mi avrebbe capito ... eppure ci ho messo l'anima ! Risultato: ferite, scottature ...

l'affitto del sole si paga in anticipo prego
...


E infatti l'ho pagato, in anticipo e in contanti: essendo me stesso, senza nascondermi, fingere o fuggire. Per oltre due anni. E lo rifarei. Forse lo rifarò, magari con altre persone.


dottore che sintomi ha la felicità
...


Sentirsi al settimo cielo per pochi minuti, lungo un sudicio marciapiede di un'affollata stazione ferroviaria: solo per essere riuscito a guardarla negli occhi e a dirle sottovoce quelle parole.

(*) Jovanotti (Lorenzo Cherubini) - Mi fido di te

lunedì 7 novembre 2005

Un filo d'amore

Il sole

grida

un viola

di onde

e di alghe.


Gabbiani

di porpora

tornano

e ridono.


Estati

e tramonti

già spenti.


Un filo

d'amore.


17/8/1976

domenica 6 novembre 2005

Ti ho fatto male

Ti ho fatto male,

sì ti ho fatto male, sai ...

Non puoi negarlo,

è scritto dentro gli occhi tuoi.


Avrei dovuto allontanarmi allora,

avrei lasciato tutto lì com'era:

il tuo mondo, i tuoi vani lamenti

per aver perso troppe volte i denti

a mordere la vita, cercando la felicità.


Da dove nasca non l'ho mai capito

quel tuo desiderio di negare,

distruggere, annegare

realtà che non desideri ascoltare.


Avrei dovuto allontanarmi e non l'ho fatto:

t'ho fatto male e non mi pento affatto.

Io so perfino mettere il dolore in rima

e tu rimani sola come prima.

venerdì 4 novembre 2005

Tra gli altri

Non mettermi

in mezzo agli altri uomini

che ti hanno presa per un fiore

e poi lasciata per un diverso fiore.


Non merito

di restare per te amaro ricordo,

come se avessi rubato

tempo al tuo tempo e risa alla tua bocca.


Non lasciarmi,

se puoi non lasciarmi

soltanto qualche foto senza amore,

soltanto qualche vuoto giù nel cuore.


Non nascondo

che unica per me sei stata e sei:

non nasconderti al suono

di questi ormai lontani passi miei.

giovedì 3 novembre 2005

La Noia



Eccola, non l'ho sentita arrivare ! Come al solito ! Si mette dietro di me, dove non posso vederla: però la sento, la sento molto forte. Respira la mia aria, osserva ciò che faccio, forse pensa.

Starà certo architettando la sua prossima mossa, quella che metterà presto in atto per rendere vano ogni mio tentativo di dare un senso a questa insensatissima esistenza.

Scrivo, e lei mi fa svanire l'ispirazione. Lavoro, e lei mi fa venire in mente: "a che serve questo lavoro ?". Allora sogno: ecco, su quel terreno ancora non si è avventurata. Forse non sa come fare. Forse non può.

Ho provato anche coi sentimenti: niente da fare, lì è bravissima ! Non mi resta quindi che ritirarmi nel mio mondo fantastico, creare personaggi e storie, recitarli e farli "vivere", un po' come fanno i bambini, quando giocano a "io ero l'albero e tu il cavallo". Certo: giocando non ci si annoia. Sarebbe bello trovare qualcuno con cui giocare, ma ... me la cavo benissimo anche da solo.

(E che Alberto Moravia mi perdoni !)