lunedì 30 gennaio 2006

Spaziandoti

Riempirei di te

tutto lo spazio intorno a me.

Avrò

Avrò mani a raccontarti

i giorni miei

passati nel desiderio di te,

delle tue mani su di me.

Avrò pazienza

di aspettare la tua bocca

a cui impaziente anelo,

avrò cuore e calore

da scaldarti il cuore.

Avrò pietà per questo sentimento

da consumarsi preferibilmente

entro la scadenza dell'amore.

giovedì 26 gennaio 2006

No sunshine



Ain't no sunshine when she's gone

And this house just ain't no home

Anytime she goes away

(Bill Withers - Ain't No Sunshine)



Quando da me te ne vai,

quando da te vado via,

e mi lasci, e ti lascio

senza parole, senza compagnia,

sento un vuoto nello stomaco,

uno strappo giù nell'anima,

e di colpo schizzo via,

da me stesso volo via.

So che tu per me ci sei,

so che pensi solo a me,

so che sai quello che penso

e che senti ciò che sento:

e volo via e vado via,

seguo questa musica tua e mia,

che porta dolore e poesia,

che brucia e riscalda,

che mi riempie l'anima

della mancanza di te.

Di te, che ci sei

ovunque qui intorno

a questi piccoli versi miei,

pieni d'insana speranza,

aspettando che ci sei.

mercoledì 25 gennaio 2006

Aritmetica d'Amore

La somma di due cuori

moltiplica l'amore,

divide le paure

e sottrae forza

alla morte.


martedì 24 gennaio 2006

Caffè

Sorseggio il caffè

e la voglia di te.

Assaporo piano

la gioia di essere tuo

dolorosamente lontano.

Cavaliere solitario

di un mondo immaginario

di cui sei la Regina

ed io il tuo Re.

sabato 21 gennaio 2006

Le parole.

Siamo bravi noi con le parole ! Oh sì, le usiamo come facevano i Moschettieri con la spada, come i musicisti sanno fare coi loro strumenti, come i fiori coi loro profumi e colori.

Ma le parole, a volte, si vendicano. O meglio, si ribellano. Così noi crediamo di dire qualcosa che arrivi così come l'abbiamo pensata, immaginata, concepita, e invece ... chi legge trova altri concetti, emozioni, mondi immaginari. E così la presunzione di riuscire a comunicare, o la semplice distrazione trasformano le nostre parole in coltelli affilati, che feriscono, tagliano, a volte separano. Scorre sangue, misto a dolore, e corriamo a cercare di chiudere quelle ferite, a ricucire qualcosa che ci sta sfuggendo di mano.

Ma poi, passato lo spavento, torniamo a giocare col fuoco, con queste pericolose armi da fuoco chiamate parole: è un male incurabile, che nei casi migliori produce piccoli o grandi gioielli da tenere stretti al cuore.

giovedì 19 gennaio 2006

Modem (haiku).





bip: il mio modem

vuole connettersi a te !

colpa di un "dialer" ?



Regina

O mia Regina, quali dolci parole

dedichi al mio cuore ?

Io ti vorrei sfiorare

e al dolce tocco

delle mie mani calde

raccontarti quanto e come

e chissà poi perché

del desiderio mio

leggero il canto vola.


Sensazione infinita di volerti accanto !


Con occhi stanchi guarderò i tuoi occhi:

chissà perché da quei reconditi anfratti

dell'Universo al nostro amore ostile,

al sentimento mio fosti nascosta

per sì lungo tempo ch'io non ti vidi,

la bocca tua già non sentii posarsi sulla mia.

Per cinquantuno lunghi anni e più

io ti cercai

e infine ti trovai

ed eri TU !

mercoledì 18 gennaio 2006

Attori dilettanti.

È stata l'ultima cosa bella che ho fatto insieme con D.

Ci eravamo iscritti insieme a quel Corso di Dizione e Recitazione tenuto da due personaggi della RAI di Torino: un doppiatore e un attore, fratello di una famosissima attrice di Teatro. Tre volte a settimana, compreso il sabato. Per circa sei mesi. Un bell'impegno, diventato strada facendo una passione. Attori dilettanti. Certo, qualcuno, specie fra i più giovani sperava di "sfondare" nel duro mondo dello spettacolo. Però la maggior parte erano lì per divertirsi. E infatti ci divertimmo parecchio, a scoprire le mille tecniche per portare la parola verso un pubblico che la maggior parte delle volte, dal palcoscenico, "senti" ma non vedi, percepisci ma non quantifichi esattamente.

Come ovvio risultato, verso la fine del Corso, tentammo di mettere in scena qualcosa, io e qualche altro scalmanato a cui era cresciuta la passione del Teatro. Avevamo un regista (quasi professionista), un costumista (dilettante), e perfino un teatro inagibile e fatiscente in cui provare. Scegliemmo il testo, dopo approfondita ma breve discussione. Niente di particolarmente difficile, ma neanche troppo semplice: "Finale di partita" di Samuel Beckett !

Io personalmente adoro il Teatro di Beckett, così modernamente intrecciato alle caratteristiche psicologiche dei suoi personaggi, e alle vicende del nostro tempo: una specie di Pirandello in chiave da fine-novecento.

Ricordo che personaggi in scena erano quattro: io facevo uno dei due "vecchi", alle spalle dei protagonisti: si vedono poco, ma hanno una parte centrale di dialogo-monologo che mi colpì. Soprattutto perché non sono mai stato bravo ad imparare le cose a memoria. La sfida era: imparare le bene battute, per poterle poi interpretare, farle vivere mettendoci dentro le mie emozioni, le vibrazioni del personaggio in cui mi stavo calando. All'unisono con gli altri attori e con la scena, scarna, che ci accoglieva.

Arrivammo alla prima prova generale, quella "in costume". Poi all'improvviso tutto si sfasciò perché ... il regista aveva litigato con l'attrice protagonista: lei "non gliela diede" e lui ci mollò in asso ! Quando si dice "professionisti" ...

Ma io e Alfreda (l'altra attrice non-protagonista) ci eravamo divertiti un sacco. Da rifare, prima o poi.

martedì 17 gennaio 2006

Raccoglierò poesie.

Raccoglierò poesie

come fossero sassi o conchiglie.

Metterò le tue con le mie,

immateriali piccole figlie.

Le scalderò nelle mie mani,

le chiuderò in quel cassetto

che batte nel mio petto.

Saranno meglio di fotografie

a riflettermi emozioni

sentimenti grandi e buoni.

Raccoglierò poesie:

le tue, le mie ...

domenica 15 gennaio 2006

Senza perché

Ti voglio tutta la notte.

Per leggerti senza parole,

per scriverti

tutto me stesso

nel cuore,

dicendoti senza timore:

Ti amo,

senza perché !

sabato 14 gennaio 2006

Ci sei.

Ci sei,

ti sento

dentro

gli occhi miei.

giovedì 12 gennaio 2006

Febbre.



Sono qui in questo pomeriggio e ti so a letto con la febbre. Sfogo la mia impossibilità a starti vicino fisicamente, a prepararti qualcosa di caldo quando ti vorrai alzare con la testa ronzante, un po' spossata dalla malattia ma vitale come sempre. Ti scrivo e la mia immaginazione corre, la mia anima è lì con te e ti guarda mentre cerchi di riposare. Ecco, ora ti sei un po' assopita; io sistemo un po' per casa, cercando di non far rumore per non svegliarti; cerco anche di tener occupati i bambini (... i tuoi ? i miei ? i ... nostri ??? il mio sogno non lo dice ...), fra compiti, giochi e altre attività, cercando di placare le loro piccole ansie per te che stai poco bene.

Lentamente cala la sera: ti svegli piano, hai sete: ti porto da bere e ti do un bacio sulla fronte, fingendo di sentirti la febbre.

"Come scotta !!!", tu ridi, ti bacio sulla bocca.

"Non hai paura di prendere anche tu la febbre ?" mi chiedi.

"Spero di sì" rispondo "così resteremo a letto insieme per un bel po' !".

"Cretino, e chi prepara da mangiare ?". Ci abbracciamo, entra qualcuno ...

Vedi, il vantaggio dell'email rispetto alle lettere su carta è che se ti commuovi leggendo, non si spande l'inchiostro: al massimo asciughi la tastiera con un cleenex, come sto facendo io adesso, di nascosto ...

mercoledì 11 gennaio 2006

Tu.

Pietre preziose i tuoi occhi

incastonati nel dolce tuo viso,

gioiello degli Angeli.


Morbidi raggi i capelli

inanellano sogni,

sublimi pensieri di luce.


Tenero il tocco

delle tue mani,

dolce prigione le braccia.


Coralli lucenti

le splendide labbra,

promesse dei baci più ardenti.


E m'incanto

a sentir la tua voce,

sirena del canto d'Ulisse.


E mi perdo,

mi trovi

ardente d'incendio.


lunedì 9 gennaio 2006

Il termometro del cuore

C'é un amore nella sabbia 
un amore che vorrei
un amore che non cerco
perche' poi lo perderei.
C'e un amore alla finestra
tra le stelle e il marciapiede
non é in cerca di promesse
e ti da quello che chiede.
Cose che dimentico
cose che dimentico
sono cose che dimentico ...
C'e un amore che si incendia
quando appena lo conosci
un' identica fortuna
da gridare a due voci
C'e un termometro del cuore
che non rispettiamo mai
un avviso di dolore
un sentiero in mezzo ai guai.

Cose che dimentico
sono cose che dimentico ...

Sento molto queste bellissime parole di Fabrizio de Andrè ...

giovedì 5 gennaio 2006

Transire / 2

II.


Si era svegliato di soprassalto, nel cuore della notte. Aveva sentito come un colpo, seguito da una vibrazione. "Il terremoto" pensò, ancor prima di essersi svegliato del tutto. Rimase in ascolto. Buio, silenzio. Solo il battito forte del suo cuore a scandire interminabili secondi. "I cani non ululano" questo lo rassicurò, non poteva essere stato il terremoto.

Si alzò, andò in cucina. Tutto era fermo e tranquillo. I respiri di chi continuava beatamente a dormire riempivano la casa. Cominciò a pensare ad altro, anzi ad "essere pensato", come diceva lui per indicare quello strano fenomeno per cui certi pensieri prendevano possesso della sua mente in maniera apparentemente incontrollata.

"L'Anima può attraversare ogni distanza, persino le montagne" questo pensiero sembrava risuonare come l'accordo un diapason con uno strumento musicale. Prima una leggera dissonanza, poi accordo praticamente perfetto. "L'Anima attraversa le montagne" gli sembrava di volare, di fluttuare senza che niente potesse opporsi ai suoi spostamenti. Il diapason con la sua singola nota, 440 oscillazioni al secondo, un "la" assolutamente perfetto, invase il suo spazio sensoriale. Chiuse gli occhi e quel suono cominciò ad essere sopraffatto dal dolce suono di un'Arpa, prima lontano, poi sempre più vicino. Non conosceva il motivo, ma sentiva che quella musica gli avrebbe riempito l'Anima e riscaldato il cuore.

Quando si svegliò, era quasi mattina. Ritornò a letto, sapendo che non avrebbe mai più dimenticato quella notte.


mercoledì 4 gennaio 2006

Transire / 1.

I.


Era successo tutto così in fretta, che ancora non riusciva a crederci. Chiuse le palpebre e passò delicatamente l'indice, prima su una, poi sull'altra. Sentì sciogliersi i grumi di sonno che si erano accumulati in quelle due notti magiche, passate a parlare con lei. Un pensiero lo turbò: ancora una volta era di fronte a un rapporto "virtuale". Occhi mai visti dal vivo, mani mai toccate, voce ... quella sì, per telefono, una sola volta. Emozionata, ma non troppo. Vite che s'intrecciavano. Più che vita, anima: lei era entrata nella sua come un ciclone, una fiammata, un colpo di vento, una sequenza di note di un raro strumento musicale, allegro e maestoso al tempo stesso. E lui era entrato nella sua ? Sembrava proprio di sì. Come si fa presto a volare, quando si desidera volare. Bisogna essere anche fortunati, però. E lui si sentiva fortunato, ancora una volta. Per aver trovato quella persona, quel tipo di persona. A meno di un grosso errore di valutazione. Certo, come no, poteva essere tutto falso, simulato, costruito ... Certe situazioni idilliache possono crollare da un momento all'altro: basta dubitare della loro realtà. Scacciò quest'ultimo pensiero contrario dalla mente e restò in ascolto. Sentiva i battiti del cuore, e cercava di cogliere quella magia, quella straordinaria verità che si annida fra un battito e l'altro. Pensò che in quel momento anche lei poteva sentire le stesse sensazioni: forse stava pensando gli stessi pensieri ... Pensò che l'anima esiste davvero, che fa parte del Cosmo, che non è costretta dentro questi nostri miseri corpi, che esistono in luoghi lontani, diversi, che si affacciano a sponde di mari diversi senza cogliere il moto dell'onda che uguale parte da un mare e li percorre tutti, tutti con lo stesso moto alternativo, allegro, vitale. Tornò in sé. Si guardò intorno e decise di uscire.

martedì 3 gennaio 2006

Maschera


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foto by: Fabio

Maschera, che dietro te nascondi

segreti che tu stessa non conosci,

perché mi guardi assorta

e non rispondi,

perché questo mio sentimento lieve

non so se corrispondi ?


Leggero va il pensiero:

quando ti penso volo

e vedo sorgere nel cielo

aurore boreali e nuovi mondi,

città proibite e conosciuti affanni

che lungamente coltivai negli anni.


Maschera, sei lo specchio dei miei occhi:

di te mi sazio, e tremano i ginocchi.


domenica 1 gennaio 2006

Delicatamente.


Ti prego abbracciami


e tieni stretto il mio cuore sopra il tuo.


Ti prego ascoltami


e adagerò le mie parole sulle tue.


Ti farò ridere, sorridere e pensare


che c'è ancora tanta vita da amare.


Prendo le tue mani fra le mie


e delicatamente


ti porto via.