sabato 7 ottobre 2006

Chiara non sa - parte terza

Era uscita un momento sul balcone, a prendere qualcosa. "Chiara non sa" pensò all'improvviso. Ma erano davvero tante le cose che Chiara non sapeva, che non poteva sapere. E ancora di più quelle che lei non le avrebbe mai detto. Mai. Le venne da ridere, pensando a quel suo amico lontano che considerava prive di significato quelle due parole: "mai" e "sempre". Chissà quante volte aveva sentito frasi come "non ci lasceremo mai" o "sei mia per sempre". Ma quella volta ... Non fu una sola volta: in quel periodo si sentiva come abbandonata, poteva contare i minuti della sua vita che scorrevano via trascinandola lontano dal suo sogno. Non era un sogno qualsiasi, il suo: era un Grande Sogno. Non erano soldi, successo, lunga vita, felicità. Certo, la felicità arrivava di conseguenza. Tutto il resto tornava comodo, ma non era quello. Per una volta riuscì a ripeterselo: il suo Grande Sogno era di avere una bambina. Una figlia, e poi magari un figlio. Non sapeva spiegarsene i motivi, ma che motivi bisogna arrivare a spiegare per avere un sogno ? E dopo, quegli uomini conosciuti per breve tempo, anzi sconosciuti ... non fu premeditazione. Non ricordava neanche esattamente quanti erano stati. Nebbia fitta. A parte essere svenuta qualche tempo dopo in quel parcheggio del supermercato.

Se Chiara le avesse chiesto ... già, prima o poi le avrebbe chiesto: si sa, a scuola, gli altri bambini sono curiosi, a volte crudeli. "Mamma, chi è mio padre ? E dove sta adesso ? Perché non vive con noi ?". Tutte domande a cui non avrebbe saputo rispondere. Tutta colpa di un sogno.

"Mamma, posso giocare col Lego ?". La vita quotidiana pone altre domande. "Non adesso, Chiara: è quasi ora di cena. Vai a lavarti le mani, che fra poco si mangia".