mercoledì 19 dicembre 2007

Italien Express

Ho imparato che il dolore alle ossa può essere un compagno di viaggio non più scomodo di uno che russa nella cuccetta di sotto.


Era arrivato presto a Milano, come ogni due settimane, il venerdì sera. Doveva solo aspettare il treno delle 23.15 per Frankfurt. La solita cuccetta di seconda Classe lo avrebbe portato ancora una volta là, nel cuore della fredda Germania, a casa della ex moglie. Strana abitudine, quella che avevano preso, di vedersi un paio di volte al mese. Tutto sommato, si divertivano più adesso che quando erano sposati. Stavolta sarebbero andati al Carnevale di Köln, di cui alcuni amici gli avevano parlato descrivendolo come "il più pazzo Carnevale d'Europa". C'era ancora il muro, a Berlino.

Si trovò a camminare per Corso Buenos Aires, ma all'ora di chiusura dei negozi non passarono dieci minuti che il marciapiedi si spopolò della consueta folla perennemente in vena di "shopping" e cominciò ad animarsi, qua e là, dei soliti personaggi ambigui della notte.

Attraversò la strada e andò a sedersi dentro una scintillante hamburgheria. Pochi avventori, due sole linee attive a quell'ora. Nessun paragone col fragoroso viavai che animava il locale durante il giorno, quando impiegati abituali e frettolosi, misti a passanti occasionali affollavano il piccolo locale, mostrando ognuno un lato diverso dell'essere affamati. Chi con rabbia, chi con passione, altri distrattamente.

Prese "il solito", ma stavolta volle assaggiare anche il "tortino alla mela", per confrontarlo con quello che era solito mangiare in Germania. Ovviamente, non era la stessa cosa.

Raccolse da un tavolo vicino un giornale lasciato là da qualcuno che era passato prima di lui: le solite notizie di cronaca. Si soffermò sulla pagina delle previsioni del tempo, in particolare sull'Europa centrale. Marcava neve e precipitazioni sparse.

Mancava ancora molto alla partenza del treno, ma il locale stava ormai per chiudere. Prese il vassoio, lo svuotò e lo ripose al suo posto. Uscì. L'aria era freddissima. Cominciarono a farsi sentire le ginocchia e i dolori alle gambe. Affrettò il passo e saltò sul primo tram per la stazione.

Il treno era pronto, come al solito. Salutò il cuccettista, che ormai, dopo qualche mese di viaggi ripetuti, almeno di vista lo riconosceva. Stavolta aveva la cuccetta alta. Si arrampicò, insieme con la sua borsa rossa, e si preparò per la notte. Poco dopo, cominciarono ad arrivare gli altri passeggeri. Uno in particolare, era un uomo piuttosto anziano. Tossiva. Ci siamo, pensò. Ma fece finta di dormire, girandosi verso la parete dello scompartimento.

Il treno partì sobbalzando sugli cambi mezzi gelati e fischiando. Lo scompartimento fu, ancora per un po', animato dall'arrabbattarsi di alcuni passeggeri, evidentemente poco pratici di viaggi in cuccetta.

Poi la luce passò a notturna, mentre tutti erano ormai distesi. Fu allora che cominciò il prennunciato calvario: l'anziano aveva preso sonno e russava piuttosto sonoramente. Non ci fu verso di farlo smettere.

Stazione dopo stazione, l'ondeggiare solito del treno era accompagnato da quella strana suoneria monofonica e a suo modo ritmica. Arrivati al posto di frontiera, ormai si era abituato a quel disturbo e crollò finalmente addormentato.

Si svegliò che erano quasi ad Heidelberg: meno di mezz'ora dall'arrivo. Sentiva tutte le ossa doloranti, come se avesse dormito sotto la neve. La neve ! Guardò fuori attraverso uno spiraglio della tendina: era tutto bianco. Avrebbero visto il Carnevale sotto la neve, pensò. Meno male che aveva pensato di comprare una di quelle macchine fotografiche usa-e-getta. Non poteva perdere uno spettacolo così.

Arrivarono con il solito ritardo. L'anziano russava ancora.