venerdì 20 giugno 2008

Un buco nelle nuvole

Eppure ogni volta mi sorprende: vedere quelle casine piccine laggiù, che sembrano finte. E la ferrovia (sempre più raro vederne, di ferrovie), proprio uguale ai miei amati trenini...


Affacciato al piccolo oblò, poco più avanti dell'ala, guardo l'Italia che scorre sotto il mio aereo: mari, montagne, laghi. Persone: no, quelle non si vedono, ma certo ci sono, laggiù, con i loro affanni quotidiani, con i loro piccoli grandi cuori che battono.


Che strana la vita: o meglio, sembra strana quando cerchiamo di darle un senso, altrimenti è semplicemente grottesca, assurda. Che m'importa di stare quassù, dopo essermi alzato presto ancora una volta, andare da gente che non ha voglia di vedermi almeno quanto io non ho voglia di vedere loro, raccontare il mio bla-bla tecnologico, fingendo che qualcuno possa realizzarlo, costringendoli a dire che sì, forse, ne parleranno coi capi, lo faranno, sì, forse, chissà. Che m'importa del tedesco (herr prezident), che m'importa del gentile collega: tornerò a casa tardi stasera. E non ci sarà nessuno ad aspettarmi.


I negozi degli aeroporti sembrani tutti uguali. E non si trovano gelati confezionati, ma solo gelati "artigianali" per turisti. Torniamo in orario. Sulla strada di casa, un motociclista ha pensato bene di finire la sua vita in forma di marmellata sull'asfalto. Cinque macchine della Polizia lo sorvegliano, dovesse mai resuscitare.


È molto tardi quando rientro a casa. E non c'è nessuno. Lo sapevo: tutto sommato, oggi ho fatto solo un buco nelle nuvole, per farci passare i miei sogni.