venerdì 28 novembre 2008

Con gesti lenti e smisurato Amore

(a mia madre)




Sai, se allora avessi speso meno tempo

a correr dietro a quelle mie illusioni

lucide stelle che stracciavamo al cuore

della mia giovinezza e gl'ideali persi,

non avrei forse ora questo bieco senso

del tempo ch'è sfuggito chissà dove

lasciando dietro sé pallide tracce

come d'inverno si ricorda il sole.


Sai, se fossi stato un po' tradizionale

un po' represso come mi volevi

non avrei forse perduto tanti treni

chiamati desideri di pensieri

e di felicità rimpianti

non realizzate, forse o forse mai:

le stupide carezze più non date o avute

lo sguardo dolce tuo, quel tuo sorriso

che mi indicò del sogno la potenza

per volare più alto d'ogni mia miseria.


Sai che ti ho amato un po', mentre t'odiavo

come ogni figlio ama e odia e ama

chi ritiene colpevole di questa cosa grande

d'essere al mondo e non sapere come

d'essere vivo e non saper perché,

privo di quel libretto d'istruzioni

che la mente non legge ma vorrebbe assai

dipanando i suoi dubbi e tutti i suoi misteri

da un giorno all'altro e infine poi non più.


Sai che di uguale colpa son colpevole

per aver messo al mondo quelle nuove vite

che ora mi guardano cercando in me salvezza

o almeno un senso di quel loro andare,

stare, sentir, parlare, arrabbiarsi, amare

che li fa parte del mondo e mondo a parte

ognuno col suo viaggio e il suo fardello,

unico e solo però compagno al suo fratello.


Che cosa vorrei dirti ora non so,

di cosa mai potremmo noi parlare

se fossi qui col peso dei tuoi anni

a ricordarmi che prima di me

passasti tu nel tempo degli affanni,

della salute incerta, dei dolori

che ti fecero consumar la vita e gli anni

e partire per dove non si danno

i problemi dei vivi e il nostro mondo.


Ti ricordo così, dentro il mio cuore

negli anni belli che furono

e pur nei tempi tristi,

nelle avventure infinite,

nelle tue paure per me

che fui parte di te così diverso

con gesti lenti e smisurato Amore.

mercoledì 26 novembre 2008

Tradito dal sole a Novembre


Il sole era fuori ad attendermi

così mi affidai alla sua luce

segreto nei passi e lento pensiero.


Un volo di nuvole grigie

ritrasse ogni ombra da terra

lo schiaffo del il vento improvviso.


Rancore nei brividi lungo silenzi

la fuga dell'anima dentro rifugi

tradito dal sole a Novembre.

domenica 16 novembre 2008

13

Fior di cristallo fragile e forte,

tredici petali contano gli anni.


Oggi quattordici dolci farfalle

sulla tua fronte piano si posano:

fior di cristallo fragile e bello.

sabato 15 novembre 2008

Usto

Piove sul giusto e sull'ingiusto,

piove in quel luogo angusto,

piove sull'arbusto

cresciuto con dubbio gusto,

piove sul suo esile fusto.


Piove in un mondo vetusto,

piove nel giardino di Augusto

piove sopra quel busto

piove nell'arsizio incombusto.


Piove e non mi frusto.

martedì 11 novembre 2008

Rette parallele

Solo l'infinito sa

del nostro incontro,

di quel nostro

sorriderci contro.


E l'infinito aspetta,

aspetterà all'infinito

che il parallelismo

della ragione ceda

alle ragioni dell'amore.


E quella foto che voleva

fermarci in un attimo

aspetterà un altro attimo,

un sospiro non espresso

come quel caffè bollente

come l'aria di terra e di mare

come lasciarsi andare.


Solo l'infinito sa

misurare le distanze

di quel nostro

calamitarci dentro.

domenica 9 novembre 2008

Coperta

Resto nel mio tramonto

come sospeso

fra le cime degli alberi ed il cielo

senza aspettar la notte

col sorriso di un bimbo

a farmi da coperta.

venerdì 7 novembre 2008

Scusami

Sono a casa dopo una delle mie solite giornate. Mi sento stanco, ma non fisicamente. Stanco di questo niente, di questa strada in salita che non porta da nessuna parte e non dà niente. Scusami. Forse eri a cena ...


Da qualche parte nel mondo, qualcuno mi scrive "ti amo", più volte al giorno. Scusami se non ti rispondo con le stesse esatte parole.


Niente dà niente, ma ognuno di noi dà a qualcuno. Scusami, spengo il bluetooth. Le microonde mi cuociono il cranio. Non che ci sia qualcosa rimasto, là dentro. L'eco di quello che c'era una volta.


Scusami. Continuo a ripeterlo, come se fosse un motivo, una scusa. Vorrei andare avanti, almeno di un passo. E invece passo giornate e giornate aspettando. Godot non arriva. Non so, non ricordo nemmeno che cosa voleva, che cosa volevo.


Scusami. Scrivo le solite cose, usando un linguaggio retrivo. Non sono "abbronzato", né giovane e bello, non sono un grande scrittore affermato. Non parlo come uno di quei poeti cosiddetti, che piacciono tanto agli addetti.


Sono molto testardo, lo sai, e scusami se a questo punto chiudo con una frase che adoro, a tutti e a nessuno diretta: "baciatemi il culo !".

domenica 2 novembre 2008

Falce di luna crescente

Stava lì,

appoggiata alle nuvole,

con quella stellina

che le teneva il posto.