giovedì 5 marzo 2009

Tenore Di Vita

Il tenore Di Vita era un vero artista. Gli piaceva essere alto: non eccessivamente alto, però un bel po' sopra la media. Suo padre gli aveva messo nome Giacomo, in onore del grande Puccini -- diceva. Così sul biglietto da visita era "Giacomo Di Vita, tenore".


Da una vita ormai era costretto a sorridere quando qualche amico ben introdotto lo presentava a conoscenti: "vieni, ti presento il Tenore Di Vita" "Piacere ! La trovo in forma, per niente incerto né traballante. Sono Osvaldo Degli Inguacchi, Procuratore Artistico. Le interessa una collaborazione ? Potrei farLa crescere ancor più, come merita la Sua fama". "Ma veramente" si schermiva Giacomo "non vorrei poi crescere troppo, sa... di questi tempi si rischia di precipitare in fretta. E credo che sia molto peggio doversi ridimensionare dopo un successo arrivato all'improvviso, piuttosto che accontentarsi del mio attuale livello". "Va bene" rispondeva il Procuratore Degli Inguacchi "Le lascio il mio biglietto da visita: nel caso ci ripensasse, mi chiami, sono a sua disposizione" e poi a bassa voce, con fare sornione "qui nell'ambiente il mio nome è Bond, Argentino Bond".


Dopo colloqui come questo, il nostro Tenore Di Vita rimaneva perplesso, pensava al suo "Future", ma era confuso, come uno che avesse preso un bel po' di BOT in testa. Ma in fondo aveva un buon carattere, e alla fine si rendeva conto di non avere Obbligazioni con nessuno.


Ogni volta che passava dalla stazione principale di Roma, si chiedeva quanti fossero "pronti contro Termini", ma poi scrollava la testa e perdeva ogni interesse all'argomento.


La maggior preoccupazione del tenore Di Vita era l'economia: cercava di essere parsimonioso in tutto, anche nei "Do di petto", che lui trasformava in "Do di stomaco", senza alcun interesse.


Nel poco tempo libero, in un'esistenza che purtroppo non concedeva sconti, gli piaceva leggere i fumetti giapponesi dei suoi eroi preferiti: TAN e TAEG.


Nemmeno la sua vita affettiva poteva dirsi serena. Tutto il suo interesse pareva concentrato in un animaletto che teneva sempre con sé, il Tasso. L'aveva preso ad un'asta fallimentare di un negozietto chiamato "Insider Trading", ma di questo si vergognava un po'.


Gli ultimi anni della sua esistenza, dopo essere andato in pre-pensionamento a causa di una crisi, sembrava diventato estremamente basso, al punto che non riusciva ad arrivare alla cena, che il Governante gli preparava sul Tavolo degli Accordi Sindacali.


Quando morì, volle farsi tumulare in una Cassa Integrazione. Ora riposa nel Cimitero degli Elefanti e degli Artisti. La lapide recita:


"Tenore Di Vita, n. Giacomo"