venerdì 15 aprile 2011

Impronte

Ci saranno rimaste le mie impronte digitali, su quei fogli - pensò. Poco male, tanto nessuno andrà a cercarle. Esplorare, invece, il cuore degli altri, quello sì, gli era sempre piaciuto. Anche di nascosto, anche senza scopo.


Allungò lo sguardo fuori della finestra. Il cielo grigio uniforme sembrava non finire mai, come il freddo di quella primavera fredda. Pensava ai merli, sempre indaffarati a cercare invisibili tracce di cibo, sempre curiosamente distratti nella loro svanita concentrazione.


Non c'erano rumori, là fuori. Le attività degli esseri umani sembravano rispettare il suo bisogno di riflessione. La natura tratteneva il respiro, in attesa di che. Cercò di immaginare il futuro: è cosa che gli uomini fanno più di quanto vogliano riconoscere. Si percorre una strada. Piano, a piedi. Ci fa compagnia il paesaggio, il sogno.


Voler conoscere e toccare, come un cieco, l'anima altrui era stata la sua più grande ossessione. Più che un'ossessione, l'obiettivo di una vita. Non si può misurare una vita, se non dal di fuori. Non si può abbattere quel mistero che dice "tu-io", nemmeno con la conoscenza.


Volò via prima che il gatto potesse accennare una mossa. Le sue impronte rimasero sui fogli, invisibili ai più.