venerdì 18 marzo 2011

Verdeazzurro

Il vento ha arrotolato

tutto il verde alle bandiere.


Il cielo del suo azzurro si bea

poi si vergogna a nuvole.

giovedì 3 marzo 2011

Mario è caduto

La Silvia aveva appena cominciato a scrivere le mie ricette. Non capisco perché all'incirca ogni mese devo tornare dal dottore per farmi "segnare" sempre le stesse quattro medicine: sono malato cronico, ho l'esenzione e una diagnosi praticamente permanente da oltre cinque anni. In realtà, il dottore manco mi vede: se la sbriga la segretaria, la Silvia: cerca, scrive, stampa, poi va dal dottore e torna con le ricette firmate. Stamattina, all'improvviso SDRENG! Un rumore di qualcosa che cadeva, di là, nel corridoio. È stato un attimo. Siamo corsi a vedere, io e la Silvia. C'era un uomo per terra, semidisteso fra due sedie. Le due stampelle erano lì vicino. Abbiamo chiesto se stava male. Mario ha maledetto la sua sclerosi. L'abbiamo tirato su e messo a sedere su una delle sedie. Mentre la Silvia andava a cercare qualcuno, Mario mi raccontava a mezze frasi della sua malattia, che gli bloccava una gamba, ogni tanto.


Dopo pochi minuti, insieme con la Silvia arrivò un uomo del 118, con una sedia a rotelle. Lo sistemammo lì sopra. Mario volle andare a casa con la sua macchina. Era parcheggiata lì fuori, disse. "Ma ce la fai a guidare?". "Sì sì, i piedi funzionano."


Lo vidi andare via guidando con sicurezza.


Mario vive da solo, nella stessa strada dove vivo io. Infatti l'ho rivisto, tornando. Era caduto di nuovo, scendendo dalla macchina. Con l'aiuto di un vicino, lo tirammo su. Lo vidi sparire nel portone di casa sua, portato a spalle da due vicini.


Mario è caduto. E resta solo.

martedì 15 febbraio 2011

realistica

mi meraviglio, ogni volta, di svegliarmi e trovare tutte le cose intorno, allo stesso posto in cui le avevo lasciate addormentandomi: chiunque abbia progettato la realtà, l'ha fatto in modo davvero realistico: armadio, comodino, pantofole, governo...


anche uscendo di casa: trovo sempre la stessa via, le stesse case, l'arco, la pasticceria, la piazza, nella piazza il vigile (sempre lo stesso), più in là la posta, l'incrocio, il bar dove prendo il caffè


ecco: il caffè sembra sempre lo stesso, ma sospetto che cambi da un giorno all'altro (mi riferisco al liquido scuro, non al locale)...

martedì 1 febbraio 2011

Visioni d'infanzia

Dalla finestra di casa di nonna si vedevano i lavori di costruzione di un palazzo. Scavatrici e ruspe facevano un buco grande, rettangolare, nel terreno. Camion andavano e venivano, portando via la terra. Ogni camion era riempito in cinque minuti circa, poi lasciava il posto al successivo.


In seguito altri macchinari scavavano altri buchi, piccoli e profondi. Per le fondamenta, mi dissero.


Dopo un po' di giorni cominciavano i lavori col cemento. Grosse betoniere versavano quella specie di fluido grigiastro dentro un imbuto, e poi un meccanismo, una specie di pompa, portava il cemento dentro le forme di legno che erano state costruite. Passavo le giornate ad osservare gli operai che costruivano quelle forme, che avrebbero dato vita a pilastri, traverse e altri pezzi di cemento.


Quando il cemento si era solidificato, gli operai si davano da fare per distruggere le loro magnifiche opere in legno. Era arrivato il momento dei mattoni. Grandi camion di mattoni lasciavano il loro carico, ancora impacchettato, sul terreno, e la gru sollevava e trasportava pacchi di mattoni là dove servivano. Opportunamente sistemati, quei mattoni diventavano muri e solette per pavimenti, appoggiandosi al cemento appena costruito.


Non vidi le fasi successive della costruzione di quel palazzo, e forse non riconobbi nemmeno il palazzo stesso, molti anni dopo. Ma quella costruzione è rimasta nella mia memoria come un bel ricordo infantile, un sogno, forse un'allegoria.

domenica 30 gennaio 2011

I giorni freddi

Nei giorni più freddi

si sogna il sole


e tutto sembra teso

al futuro infinito.


Silenzi all'esterno

e dentro rumori


come segni di vita

nonostante.

venerdì 24 dicembre 2010

piove

piove

piove acqua di tempo

acqua fredda di niente

e rumori

fuori

piove

e dentro


passa e non sai perché

passa e come

acqua sul balcone

sul tetto e per strada

cade e se ne va


rimane

un freddo

di pioggia

vana

giovedì 23 dicembre 2010

dietro

Suonano spesso le campane, qui. Per segnare il tempo che se ne va. O forse quello che viene. Chissà.


L'inverno concilia il sonno. Non quello della ragione, quello dei sensi. La ragione, quando c'è, serve. Serve a non sentirsi alla fine della storia. No, non ancora.


Poche cose vanno bene, ma quelle poche contano. Quando si naufraga, ogni legno è buono per fare da galleggiante. Isole, se ne trovano, a saperle cercare. L'importante è che nessuno sappia dove sono.


L'importante è lasciarsi il mare immenso, dietro.