martedì 29 aprile 2008

Apologia d'irreale

Sembrava ieri

ed era primavera.


Oggi le nuvole

riportano a freddo

la furia dei venti.


Quaranta, ovvero

quattrogatti

restano in barricata

a difendere

quel che resta del gioco.


Speranza (ultima dea)

che non sia solo

TV, pubblicità e pallone,

soldi e immoralità.


Diogene,

tu cerchi ancora ?

Sarai arrestato

per apologia

d'irreale.

domenica 27 aprile 2008

Le tre scimmiette

Non vedo

l'amore che mi dai


non sento

il tuo sentimento


siedo qui sul bordo di me stesso

e non parlo

Come un palo al marciapiede

Non ho più notti

da spendere a Pigalle,

né occhi da bruciarmi

al fuoco dei falò d'estate.


Bella passione,

voglia d'avventura

nei guai cacciarsi

senza alcun respiro, allora.


Vita, che vita

che fuggendo via

mi lasci come un palo

al marciapiede

appeso.

venerdì 25 aprile 2008

La mia chitarra

La mia chitarra è sempre là

che sfida il tempo

e i granelli di polvere,

l'assedio di noia e solitudine.


Ogni giorno la tradisco,

e lei non parla, non piange.


Mi guarda col suo grande occhio,

forse riflette, fra le corde

del suo cuore caldo.


Chissà se un giorno

prendendola fra le braccia

la sentirò suonare

tutte le voci che ho dentro.

lunedì 21 aprile 2008

Newton

Si sentiva più forte

il profumo di quella candela

osservavo cadere una mela


ma non c'è il tuo sorriso stasera

a scaldarmi l'aorta, e rimane

questa inutile ansa del cuore.

venerdì 18 aprile 2008

L'acqua (Manifesto egocentrico)

L'ultimo "cracker" l'ho mangiato, sai ? E poi... ho sete. Il rumore che fa l'acqua versata nel bicchiere, e poi l'onda freddina che scende in gola e nello stomaco: sentire. Non si può smettere di sentire, a meno di non avere una di quelle malattie rare, terribili.


Penso a te che sei lontana, che forse pensi a me, lontano. La tua voce era calma, stasera. Non so se lo eri veramente. Ho infiniti problemi di interpretazione degli "altri". A volte immagino che siano come me, che "sentano" quello che sento io. Poi, a volte, scopro che non è vero. Delusione.


Scrivo frasi ermetiche usando una tastiera ermetica, sul mio computer ermetico, che non è nemmeno "mio" in senso possessivo. Ecco un'altra particolarità del mio essere: "mio" significa "relativo a me", "che ha qualcosa a che fare con me". Sinceramente, non sono "possessivo". Però mi piace una certa coerenza e linearità, e detesto chi non è sincero "razionalmente".


Siamo alle solite. Le mie emozioni, i miei sentimenti sono forse troppo "razionali", "meditati", "pensati". Certo, anch'io faccio cose istintivamente, ma.


Sorprendere, positivamente: questo lo adoro. La banalità è sorella della morte. E nella morte, il nulla. Scherzo con i bambini, sperando che un giorno ricordino, almeno vagamente, che "qualcuno" ha scherzato con loro. Quel "qualcuno" ero io. Lo faccio anche coi "grandi". Ma loro non capiscono. Pensano che io scherzi per risultare simpatico. Che m'importa di risultare simpatico, tanto non lo sono. Per lo stesso motivo non mi piacciono gli anziani. Li compatisco. E mi terrorizza l'idea che un giorno diventerò come loro. Un giorno ? Forse lo sono già diventato !


Non c'è nemmeno un pezzo di cioccolata decente. Quella che ho addentato prima, mi ha mezzo distrutto gli ultimi canini buoni che ho ancora in bocca. Il piacere dovrebbe essere assoluto, non rovinato da questi piccoli inconvenienti.


Per fortuna ho trovato le musiche che mi aveva chiesto mia figlia, per il suo spettacolino. Lei, forse, mi porterà dentro di sé, abbastanza lontano nel tempo.


Bevo un altro bicchier d'acqua.

martedì 15 aprile 2008

Sarà come un addio

Saranno questi oggetti senza senso a farmi compagnia, o le giornate mie che brucio come foglie secche al vento. Sarà qualche sapore (pochi) di quelli che davvero (ormai) ricordo: la cioccolata, la birra, il latte bianco.


Decadono col tempo le notizie che i sensi ci portano da quel mondo "di là", oltre la pelle, gli occhi, la bocca. Serve per farci percepire meno dolore nel momento del distacco.


Vite ne ho avute, non ricordo quante. Vita ne ho ancora, a gocce: la vedo spandersi dai piedi come ombra che la sera avanza.


Qualcosa chiama, forse qualcuno. C'è qualcuno là fuori ? Rispondete una buona volta, fate che io sappia: oppure troverò solo silenzio e buio.


Brancolando, non riconosco niente, al di là del mio naso. E pure quello, ormai, più non mi orienta verso il vento d'aprile che una volta schiudeva nuove avventure, e il verde nuovo mi sa come un miraggio.


Tutto si muove, credo, in qualche direzione. Io resterò seduto, là contro quel tronco d'albero, a pensarti (sai, nell'isola del lago).


E senza voce, senza quella luce degli occhi fiordaliso nei tuoi verdi specchiati, sarà come un addio.

venerdì 11 aprile 2008

Il dono indesiderato

Non l'ho chiesto io: è l'unica cosa che so di sicuro.

All'inizio, tutto era strano, nuovo, diverso. Poi cominciò ad avere il sapore del già sentito.

Più passava il tempo e più le cose si facevano complicate, ingarbugliate: come quando si cerca di sciogliere un nodo e invece si finisce per stringerlo ancora di più.

Più passavano le stagioni e più diventava pesante fare qualsiasi cosa, anche la più spicciola.

C'è un presente, prima di qualsiasi futuro. E c'è un passato, dietro ad ogni presente, che gli impedisce di essere diverso da com'è.

E dopo aver compiuto lo stesso errore, quello di averla data a chi non l'aveva chiesta, sono sempre più sicuro di non averla chiesta, la vita.

giovedì 3 aprile 2008

Dessert

Non basta un dolce

cioccolata e panna,

non serve più il sorriso

di una sera

a far rivivere in noi

quel sentimento,

quella persa magia

così com'era.


Risuona freddo

anche in amicizia

d'intenti, di parole

e d'altro ancora:

sapor di nostalgia,

vuoto di senso.


E l'orologio non riporta indietro

il tempo, l'emozione,

l'alba e l'aurora

che fece luce

a quel cammino incerto

lasciando dietro sé

ombre e deserto.


Non serve un dolce

panna e cioccolata

a farmi ritrovar come e perché,

dove, volendo, e quando

t'ho lasciata.