lunedì 29 gennaio 2007

Canto di Follia

Follia che ti avvicini e te ne vai,

Follia che mi attraversi l'anima, che sai:

come vento d'inverno sbatti le persiane

e urli, e fischi, e ignori ogni passione

che non sia di spavento e distruzione.


Follia, per una volta sola io ti prego,

prendi me come vittima, e risparmia

chi ha già troppo sofferto e non lo merita,

chi ha tre soli avanti da portare in salvo,

chi sai che io so, senz'anche nominarla.


(per un'Anima in pena)

sabato 27 gennaio 2007

Quel giorno (cap. 1)

Sembrava strano quel risveglio, come una nota dissonante in una discreta melodia, come un sasso sporco in un torrente di montagna. Eppure era tutto come al solito: la sveglia, tenue chiarore in casa, caldo sotto le coperte, freddino appena fuori.

Fece quello che faceva ogni mattina, più o meno nel solito ordine: non era un tipo metodico, ma non amava molto le novità nelle piccole cose. Spento luci e gas, chiusa l'unica finestra che di solito apriva per guardare fuori (come se volesse anticipare la giornata con uno sguardo), uscì.

La tazza della colazione era rimasta sul tavolo: poco male, l'avrebbe lavata stasera, insieme con i pochi piatti della cena, tanto sarebbe stato solo.

Ieri era stato diverso, aveva cenato con la sua ex-moglie. Era in realtà la sua seconda ex-moglie. Certi errori si ripetono - si ripeteva. Ma non allo stesso modo, erano storie diverse. Lei non aveva voluto andare a cena fuori: "Vengo io da te, cuciniamo qualcosa" aveva detto, con quel tono che lui ben conosceva, quello che non ammette repliche. Così era arrivata, bella come sempre, bionda come non mai. "Oggi sono andata a farmi i capelli" era la prima cosa che gli aveva detto. Ogni volta che voleva sentirsi bella e rinnovata cercava di andare dal parrucchiere. Così come ogni volta che era nervosa si metteva a pulire il bagno. Prima, cioè: quando era ancora sua moglie. (... continua ...)

venerdì 26 gennaio 2007

Suonatori d'orgasmi

Poeti

senza metro e senza rima

d'originalità vestiti

suonatori d'orgasmi.

giovedì 25 gennaio 2007

Bocciato

Ma tu non sai
di che son fatti i giorni.
Non ho studiato a fondo
la tua materia, e quindi
resto con la mia anima,
pensiero e mente,
deboli correnti del cervello
e sentimenti da spaccare il cuore.

Nulla di materiale, capirai !
Da fuori a volte neanche puoi vederlo,
e un uomo timido lo è molto di più
quanto più gli interessa una persona
(non maschio-e-femmina si presenta
il gioco, ma da persona umana con
persona a fronte, vedi com'è strano).

Bocciato a quell'esame, tu lo sai,
non valeva la pena di ripeterlo
a tanto tempo di distanza, poi !
Non ho studiato affatto
la materialità di cui
pretendi che io sappia
com'è fatta, o quello che tu vuoi:
ma tu non sai
di che son fatti i giorni,
specie quelli miei.

lunedì 22 gennaio 2007

Le cinque M

"Le cinque M" pensai... "io ne ho 3 nella mia vita: non bastano ?"

Lei mi guardò dritto negli occhi, come se avesse letto il mio pensiero, e disse: "La tua vera realizzazione sta nell'essere razionale che è in te: tutto il resto, fuoco, passione, battaglia, li vivi ma non ti appartengono: appartengono a questa Terra, e tu non sei di questa Terra ...".

Non finì la frase; o almeno, a me sembrò che la frase non fosse finita.

Soltanto oggi sto cominciando a rendermi conto di che cosa volesse dire ...

sabato 20 gennaio 2007

Mi sentirò

Non ti vengo a raccontare
delle ossa della mano
che mi fanno male.

Non ti vengo a raccontare
della prostata che preme
e non mi fa orinare.

Non ti sto a dire
come mi sento la mattina
se per alzarmi preferirei morire.

Delle mie pasticche
gli effetti collaterali
non ti starò a narrare

per non farti intristire:
però ti prego
non mi compatire.

Trattami come un uomo,
con affetto
se merito affetto,

con pazienza
se merito perdono:
mi sentirò un po' meno solo.

mercoledì 17 gennaio 2007

Di quella malattia

Spinge, sai, per uscire,
ma non so dove,
in questi vialetti
un po' alberati,
pieni di foglie morte
a far da tappeto
a quelle foglie vive,
rimaste lassù
aggrappate ai rami
nonostante
il vento.

Se ne va, attraversa
quel po' di me stesso
che ancora sento,
e riconosco la voce,
il suono,
l'urlo,
eco di tuono.

Come fu un tempo,
quand'ero
forse più vero,
certo più sincero:
a fiumi scorreva
questo sangue
e altro sangue
a lettere, a parole,
con una voce
che non avevo
bisogno di impostare.

Era leggibile,
forte, autorevole.

Come se scrivere fosse un difetto,
o un sintomo di quella malattia
che chiamo: vivere.

venerdì 12 gennaio 2007

In piena luce

Sarai
di un lontano avvenire
ombra nascosta
riconosciuta
in piena luce.

martedì 2 gennaio 2007

Arrivederci, sole !

Ritorno, o forse fuggo
un'altra volta:
non da me stesso,
quello non potrei farlo,
anche volendo.

Separo ciò che è vero
dal reale,
dipingo bene e male,
ritraggo incubi,
innocue sensazioni.

Ma chi me lo fa fare !
Tacendomi potrei
difendere me stesso
molto meglio:
ma non posso.

Mastico l'osso
di questi sentimenti,
e di risposte
ne ho piene le tasche,
e di domande il cuore.

Lasciami andare !
Sai, non ti conviene
avvicinarti a chi
non sa di amare
la vita tua e la sua.

Lasciami stare !
Mi specchierò
meno che posso,
tentando d' ignorare
queste lacrime amare.

Di giorni e sere
mi riempirò la bocca
e lascerò che gli occhi
guardino in alto
un cielo senza nuvole.

Di versi e di parole
andrò nutrito
nutrendo il mondo piccolo
ma grande
di chi vorrà ascoltare.

E infine, come l'eco
dell'ultima mia strofa
dell'ultima canzone,
mi perderò nell'aria
e arrivederci, sole.