domenica 30 marzo 2008

Single

M'avanza sempre l'insalata
e del formaggio che muffisce in frigo
non so che farmene in certe sere tristi
amare di minuti e gonfie di quel troppo passato
che non mi risponde quando chiedo il conto.

Se fossi saggio, stenderei il bucato,
rammenderei calzini come fossero storie
rimaste là in sospeso a cavallo del cuore.

Rimango a carezzare le dolcezze
che qualcuno un giorno mi ha donato
e tolgo all'anima le grinze
con il ferro a vapore e alle camicie.

venerdì 28 marzo 2008

Goccia

Ho una poesia
sulla punta della lingua
e un'altra
sulla punta dell'alluce.

Non so strapparmi
le unghie
che di nascosto mordo.

Ferite e lividi
presto guariscono
e mai del tutto.

E mille vite
non bastano
a farti sentire

quella goccia
di mare
che ho nel cuore.

mercoledì 26 marzo 2008

Persone e corpi

Ogni volta cercava persone, nascoste dentro quei corpi. Ogni volta andava a fondo, a volte da solo, a volte colpiva solo corpi, e corpo veniva condannato a restare. Mentre la pioggia batteva sull'asfalto, ogni goccia rimbalzando e ogni goccia si faceva umida nebbia, nebbia che si alzava in quella pioggia, mentre tutto questo, corporeamente, accadeva, la sua mente continuava, continuava a cercare, cercare persone al di là delle vane apparenze che la vita del corpo gli presentava, quotidianamente, davanti.


Persone hanno pensieri, che non dicono mai, quasi mai. Soltanto se la fugace scintilla che abbatte barriere, quella che amicizia o amore così bene nascondono e fanno brillare, soltanto allora, non sempre, pensieri indicibili vengono detti, gettando quel ponte che unisce e coinvolge persone diverse.


Persone hanno speranze, su tutto la strana speranza che non debba, non possa finire, questo esser persona. I corpi invece consumano la loro finita esistenza, i corpi si ammalano, invecchiano, muoiono.


Persone hanno immaginazione, fantasia, sogno, magia. Persone vanno al di là di ogni universo, se vogliono. Persone si uniscono, persone per sempre si lasciano. I corpi obbediscono, così come possono. Persone si amano, a volte s'illudono, più spesso s'ingannano. I corpi a volte si sbagliano, senza colpa e senza mèta vagano, cercando una guida. Persone si attraggono, e i corpi non possono opporsi, o forse non vogliono.


Persone scrivono canzoni e poesie, i corpi le eseguono (a volte neanche le seguono).


Persone hanno una mente, i corpi soltanto un cervello. Entrare dentro una persona è difficile, affascinante, incommensurabilmente mirabile. Entrare in un corpo è fin troppo facile, basta un pene o un coltello, e alla fine delude. Ti sbatte in una cella. Come quella mattina quando il maresciallo bussò alla sua porta, e lui, aprendo, disse subito: "Sì, sono stato io. Ma non mi chieda se fu la mia mente, o il mio corpo a tradire la mente. L'ho accoltellata, perché non ero riuscito ad entrare nella sua persona". Manette.

mercoledì 19 marzo 2008

Giuggiole e giaggioli

Brodi

di giuggiole e giaggioli

e giunchiglie

a Gengis Khan ricordano

glorie di gigli

aggiunte a gemiti,

lucciole e lanterne:

immense confusioni,

fusioni di effusioni.


Nuvoloni

là in alto

rincorrono cuori

di zucchero e ginestra,

o salti di finestra,

Elena e Clitennestra

là dove ride il clito

e l'inclito s'innesta

su poche righe di un racconto antico.


Vano, ma non d'appartamento

l'eco m'adesca e lecco

certe gocce di rugiada intorno a me

come in quel di settembre

l'impressione

che mi fu sublime.


Cerco le rime

rive di un fiume

d'assonanze ridondante

e pieno

e mi vien meno cantando

la mia voce rauca di vino

nel cercar divino ricordo

della passata Gloria.


Corre il ricordo allora

alla Marina

e ad altre che oramai son nomi

senza più volto, voto e vita,

passione sopita

di un'Era giunonica

il cui presente era.


Ora non più

mi sazio

di giuggiole e giaggioli

fin laggiù.

giovedì 13 marzo 2008

La Cometa

Da lontano

arriva e bacia il cielo,

coda e capelli liberamente


sciolti.



Arraffa nuvole

guarda davanti a sé

talvolta silenziosamente

piange.


Non resta:

sempre vòlta

le spalle al suo destino


rimpianti non rimorsi.



Del colore dell'alba

porta il velo

senza suono

senza nulla rubare passa


indisturbata.



E getta la sua luce

in ogni direzione


mi tiene gli occhi aperti

anche quando fa male



perché lei mi somiglia

Cometa che ho nel cuore.

venerdì 7 marzo 2008

Fame

Non aveva fame. Voleva soltanto saziare la sua voglia di quotidianità, di una vita normale, così come ce l'hanno tutti gli esseri umani normali. Si sedette. La tavola era spoglia, ma accogliente: una tovaglietta dai colori allegri la copriva solo in piccola parte; un piatto bianco, un bicchiere di vetro trasparente, un coltello e una forchetta completavano il quadro. O forse bisognerebbe dire una forchetta e un coltello - pensava. Questa infinita diatriba fra mondo maschile e mondo femminile non aveva smesso di stupirlo, da quando aveva cominciato a sentirne parlare. Eppure erano passati ormai diversi decenni, anni della sua infanzia, quando ascoltava quasi senza essere notato i discorsi dei grandi. Quei grandi, allora, lo ritenevano forse troppo piccolo perché potesse capire, o forse semplicemente non si curavano di lui, mentre erano impegnati in quei discorsi. Gli uomini di qua, le donne di là, e poi ancora le donne (partoriscono) mentre gli uomini (fanno il militare) - erano ancora tempi in cui si dava per scontato che esistesse un esercito e che gli uomini (cioè i maschi) dovessero contribuire con la loro presenza, temporanea o permanente, al buon funzionamento di questo esercito. Per difendere cosa. Anche questo rimase a lungo un mistero. Sua zia lo prendeva sulle ginocchia, a volte, e gli cantava "trucci-trucci chi è che va a cavallo, il Re del Portogallo...". Ma questo accadeva ancora prima, finché un bel giorno la zia decise che lui era diventato troppo grosso e pesante per continuare quel gioco infantile. Era cresciuto. Ma i disegni tracciati con mano insicura sui fogli bianchi che la nonna gli faceva trovare, quei disegni di aerei, e razzi e altre macchine volanti, erano sempre là, in quel cassetto dove la nonna riponeva ordinatamente le sue cose. E il divano imbottito, con le teste di leoni (o mostri) scolpite nel legno dei braccioli, quelle piccole bocche spalancate in cui lui si divertiva a ficcare le dita, giocando fra sé a farsele mordere dai leoni o mostri. E l'orologio, guasto e fermo da una vita, incastrato sulla pancia di quella statuetta di bronzo raffigurante un'Idra, o comunque quel mostro che le sue letture infantili avevano identificato come Idra. Senza più lancette, ormai, a segnare i suoi sabatopomeriggi di ozio-disegno-ascolto dei discorsi dei grandi. Non aveva fame. E non riusciva a spiegarsi come fosse passato tanto tempo in così poco tempo.

domenica 2 marzo 2008

Alieni

Non ho stampelle
a cui appendere
le mie malinconie.

Rubo raggi di sole
a primavere improbabili.

Alla media e lunga distanza
si confondono gli altri.

Alieni.

sabato 1 marzo 2008

Davanti e dietro

Vorrei avere un calendario davanti
ed uno dietro
per difendermi dai giorni
e ritrovar le ore
per nasconderci i miei sogni
che restano là
minuti
e i miei desideri
che arrivano sempre
secondi