domenica 27 dicembre 2015

Fuori

Se guardo fuori
della finestra vedo
quella persiana chiusa,
che non apro da tempo.

E quella polvere
su di essa 
o su me.

venerdì 23 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte quinta e finale

Il cavallo del Principe galoppò e galoppò e galoppò, come se non esistesse altro che il galoppo, e giunto al limite della sua resistenza depositò il Principe stesso davanti al Plenipotenziario (controllate, si scrive esattamente così), insomma all'uomo insignito dagli Ul del potere di trattare per la Pace.

Il Principe riferì le parole della Regina degli Ivi, e i dignitari del popolo degli Ul si riunirono per decidere. Fu chiaro abbastanza presto che l'unica decisione ragionevole era aderire all'invito della Regina e unire i due regni, anche perché gli Ul erano rimasti privi del loro Sovrano.

Tale messaggio di Pace fu affidato di nuovo al Principe, che lo portasse alla Regina per i necessari accomodamenti formali. Gli Ul nominarono il Principe come loro Rappresentante Supremo, in attesa che fosse ristabilito l'Ordine Sovrano con un nuovo Sovrano, di qualsiasi sesso.

Il Principe stramazzò letteralmente nel giaciglio che gli era stato approntato nella Reggia degli Ul, non prima di aver affidato il suo fedele destriero alle cure degli stallieri di Corte.

La mattina dopo, di buon ora e dopo aver consumato una sostanziosa colazione, il Principe riprese il suo fido destriero e ripercorse la via in direzione del Regno degli Ivi. Il destriero nitrì, ma alcuni storici ritengono che pensasse: cheppalle! ancora!

Arrivato nuovamente alla Reggia degli Ivi, il Principe fu accolto con gran pompa: la Regina gli sorrise e lui riferì l'esito della missione. Iniziarono allora con gran fervore i preparativi per accogliere gli Ul e proclamare finalmente l'unione costitutiva del nuovo Regno degli Ul-Ivi. Al Principe, in quanto futuro Sovrano e anche per rispetto nei confronti del suo cavallo fu risparmiato l'ulteriore viaggio, e il messaggio diplomatico venne affidato ad un Ministro.

Ci volle più di un mese per organizzare il Grande Evento, ma alla fine tutto era pronto: la Città e le Campagne degli Ivi erano bardate a festa, il Cavallo del Principe, strigliato e nutrito, scintillava nella penombra del chiosco con i suoi finimenti tirati a lucido, il Principe era elegantissimo e la Regina più splendida che mai. Entrambi erano ai piedi del palco per accogliere i notabili degli Ul. Accanto al palco, dal lato del Trono della Regina, un misterioso bauletto. Dall'altro lato un Trono simile a quello della Regina era stato predisposto per il Principe.

Arrivarono dunque gli Ul, acclamati da ali di folla. Furono degnamente accolti dalla Regina e dal Principe e presero posto nella Tribuna d'Onore. A quel punto, il Ministro più anziano degli Ivi introdusse il discorso della Regina, la quale iniziò senza ulteriori indugi: "Illustri rappresentanti degli Ul, stimati membri del mio Governo, Principe e non ultimo il mio amatissimo popolo... -ovazione e sventolio di stendardi-

"Oggi è un Grande Giorno -la Regina metteva le maiuscole anche quando parlava- per tutti! Il popolo degli Ul e quello degli Ivi, dopo le tristi vicende che tutti ricordiamo, hanno finalmente deciso di unire le loro forze e di dare vita -la Regina ebbe un lieve giramento di testa, ma subito si riprese- di dare vita al nuovo Grande Regno Unificato degli Ul-Ivi -ovazione-

"In questa felice occasione abbiamo nominato e accettato il qui presente Principe -ovazione- come Re degli Ul-Ivi, il quale mi affiancherà, a Dio piacendo, nel gradito e duro compito della gestione del Grande Regno Unificato". -ovazione- La Regina aprì lo scrigno e ne estrasse una scintillante Corona, abbastanza simile alla propria, che pose in capo al Principe il quale, visibilmente emozionato, si era inginocchiato davanti a Lei.

Passarono le settimane, forse un paio di mesi, e gli improvvisi e passeggeri malesseri della Regina divennero più frequenti, finché fu chiara la causa di quei passeggeri quanto improvvisi malesseri. La Regina riunì ancora una volta la Corte e tutto il popolo, diede ordine che anche i pescatori restassero per quel giorno a terra, e fece il suo discorso a reti unificate:

"Eminenti Signori della Corte, adorato popolo degli Ul e degli Ivi, è giunto il momento che i vostri Sovrani -guardò l'ormai ex-Principe ora Re al suo fianco- che la vostra Regina e il vostro Re vi annuncino questa buona novella: a Dio piacendo e con tutto il tempo necessario per queste cose, avrete presto un Principe Ereditario, o una Principessa". Il popolo era come impazzito. La Corte si alzò in piedi ad applaudire. Tanto fu il gioioso finimondo che ne seguì, che la Regina non riuscì a proferire altre parole. Con un gesto di materna -è il caso di dirlo- benedizione si ritirò, seguita dal suo Re.

giovedì 22 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte quarta

Molte dicerie si diffusero su quella notte, su quella strana coppia. Possiamo star certi che non dormirono a lungo, e che la natura umana ebbe il sopravvento su tutte le convenzioni sociali, morali e religiose persino. In fondo, alla Regina in quanto donna piaceva quel Principe in quanto uomo, e possiamo star certi che a lui Lei piacesse come donna, al di là degli inchini a Lei dovuti in quanto Regina. Videro filtrare la luce dell'alba dalle strette finestre e nonostante le pesanti tende, e la videro con occhi diversi da quelli che avevano chiuso la sera prima. Si strinsero ancora un po', al caldo, prima che il Dovere chiamasse entrambi, ognuno a recitare la sua parte.

La Regina richiamò tutti i suoi Ministri e Dignitari per annunciare che la proposta di accordo era di Suo gradimento. Non fu difficile ottenere anche da loro il beneplacito ufficiale. Fu chiamato in udienza il Principe, a cui affidare il preciso messaggio che era intenzione degli Ivi unirsi al vicino popolo degli Ul per dar vita ad un nuovo grande regno di prosperità e giustizia. La Regina disse anche che presto sarebbe stato annunciato al popolo un grande gioioso evento.

Il Principe, subito dopo aver salutato la Regina privatamente con un bacio, riprese il suo cavallo al galoppo per portare a compimento l'opera che gli era stata affidata.

mercoledì 21 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte terza

Dopo cena, il Principe si rese conto che la sua testa aveva cominciato a ronzare. "Troppo vino" pensò "è ora che me ne vada a dormire". Stava per esternare questo suo desiderio alla Regina, quando Ella proferì la frase più terribile fra tutte quelle che avrebbe potuto dire in quel momento: "Illustre Principe, perché invece di passare un'altra notte di disagio e sofferenze in quella stamberga dove avete preso alloggio non vi fermate qui da me? Il giaciglio è confortevole, la temperatura ottimale e magari potremmo continuare la conversazione fino a tardi, fin che il sonno giunga salvifico a ristorare le nostre stanche membra".


Il Principe vacillò, ma non ebbe la forza di spiccicare parola. La Regina si alzò da tavola e lo invitò a seguirla, voltando leggermente la testa verso di lui e lanciandogli da sopra la spalla uno sguardo che non ammetteva repliche.



La Regina, fin dall'adolescenza, era sempre stata convinta di non essere esattamente il tipo di donna che piace agli uomini. Non che fosse una ragazza brutta o sgradevole: la Sua era solo una vaga sensazione. E poi Le sembrava una cosa complicata, da lasciar condurre all'uomo, ma non ad uno qualsiasi. Come fare per capire quale sarebbe stato l'uomo giusto? Aveva scacciato questo fastidioso pensiero, confidando che il Destino l'avrebbe aiutata, un giorno.



Adesso era lì, aveva fatto ciò che per Sua natura non avrebbe mai fatto: dare confidenza a quell'uomo che nemmeno conosceva. In qualche modo però sentiva di non sbagliare, in maniera del tutto irrazionale era convinta di dover percorrere quella strada fino in fondo, fin dove si potesse percorrere, almeno. Il cuore le batteva forte, ma questo non La scoraggiò, anzi si convinse che fosse un segnale positivo. Mai perdere il controllo, era il suo motto e anche ora...



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La stanza era molto ampia, come si conviene ad una vera Regina: ella battè le mani due volte ed entrarono quattro musici, vestiti da musici, coi loro strumenti medioevali, di cui sono andate perdute le tracce. Liuti? Tamburelli? Flauti? In ogni caso, il Principe si riscosse dal suo stupore e anche un po' dalla sborrnia alcolica e chiese: "Chi sono?" La Regina rispose: "I Vinili, musici che allietano le mie serate e talvolta vengono ad annunciarmi l'inizio della giornata".



La Regina si mise semi-distesa sul letto e il Principe Le sedette accanto. La musica dei Vinili era davvero deliziosa. Non passò molto tempo prima che il Principe si distendesse a fianco della Regina e cadesse in un sonno profondo. Lei lo baciò con tocco leggero sulla fronte e si mise sotto le coperte, con un sospiro. I musici smisero di suonare e uscirono dalla stanza.


martedì 20 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte seconda

Improvvisamente il Principe sentì che qualcosa o qualcuno si stava muovendo nello stanzone, quasi dietro di lui. Da esperto guerriero si voltò molto lentamente e scrutò tra le fosche lingue di luce della lanterna. "Non temete" disse una voce dalla semioscurità "sono io, la Regina". Infatti, appena la sua vista si fu adattata, il Principe scorse la ben nota figura della Regina. Fuori dal Trono appariva piuttosto piccola, e la pesante vestaglia la faceva sembrare ancora più irreale, ma dai suoi occhi balenava uno sguardo inconfondibile. Il Principe fece un profondo inchino. "Maestà, perdonate: non riuscivo a dormire a causa di un forte dolore qui nella spalla". "Non c'è nulla di cui scusarsi" rispose la Regina con un cenno che poteva significare superiorità ma anche un moto di affetto. "Anche io stanotte non riesco a dormire, ho fatto sogni terribili".


Era piuttosto evidente l'imbarazzo che colse entrambi in quella situazione, ma per un po' rimasero in silenzio, come se si stessero studiando. Poi fu il Principe a parlare, e chiese: "Posso fare qualcosa per Voi, mia Regina?" e lei rispose: "No grazie, mi preparerò una tisana". Poi si lei avviò verso le cucine, che evidentemente ben conosceva per essere state teatro dei sui giochi di bimba, e sparì alla vista del Principe. Lui decise che era arrivato il momento di tornare nella sua brutta stanza e così lanciò il suo saluto verso il passaggio che dava alle cucine: "Buona notte, a domani, mia Sovrana!". Non udì la risposta.



L'indomani il Principe si svegliò presto e scese alle mense per cercare mettere qualcosa sotto i denti: aveva una gran fame, e il dolore alla spalla era passato. Le cucine erano animate da grande agitazione, per la preparazione del pranzo che la Regina stessa aveva ordinato più ricco del solito, a cagione di "un ospite di riguardo". Il Principe afferrò un paio di crostini con salsiccia, meritandosi gli insulti di una delle cuoche, e notò, in mezzo alla confusione che regnava nelle cucine, una tazza vuota che ancora -gli sembrò- profumava di tisana. Forse quella usata dalla Regina quella stessa notte. Rifocillato e rinfrancato dalla scomparsa del dolore, scacciò i pensieri notturni e si predispose ad adempiere il compito che gli era stato assegnato.



La Sala delle Udienze era stata riaperta per l'occasione. Le finestre spalancate lasciavano entrare la luce calda del sole, e per fortuna non c'era stato bisogno di accendere i lampadari, visto che l'olio ormai scarseggiava a causa del protrarsi delle guerre. La Regina si accomodò sul Trono, attorniata dai maggiori suoi Ministri e Consiglieri, come si conveniva alla circostanza.



Fu annunciato e introdotto il Principe, il quale, con il consueto cerimoniale fatto di inchini e frasi convenzionali dirette alla Regina e alla sua Corte, porse il prezioso messaggio e restò in attesa di una regale risposta. Che non tardò ad arrivare: "Molto bene, egregio Principe, esamineremo questo documento e ci pronunceremo appena possibile, nel giro di qualche giorno. Per oggi, voglia la Signoria Vostra onorarci della Sua presenza al banchetto che abbiamo organizzato per l'occasione". Il Principe ringraziò caldamente la Regina e si congedò in attesa che arrivasse l'ora di pranzo.



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Il pranzo fu sontuoso, come può esserlo un pasto preparato per i più alti esponenti politici di un Regno sfinito da anni di continue guerre coi vicini litigiosi. Tutta l'atmosfera fu estremamente formale, pur nei canoni della cordialità che si deve quando è presente un ospite di riguardo. Ben presto i commensali furono liberi di congedarsi, non prima di aver reso omaggio alla sempre adorabile Regina. Nessuno le credette veramente quando disse: "Ora potete andare, devo dedicarmi alla stiratura".



Il Principe passò il pomeriggio visitando la Città degli Ivi, che fino allora aveva visto soltanto di sfuggita. Oltre al maestoso Castello coi suoi bastioni, il fossato, i merli, si addentrò nel Parco degli Ivi, dove potè ammirare molte specie di alberi e piante, alcune delle quali erano state portate in dono da Ambasciatori di Paesi lontani. Abbondante anche la fauna che ivi dimorava felice, fra gli altri notò: scoiattoli, marmotte, usignuoli e merli.



Calò presto la sera, e una luna immensa ricoprì d'argento i campi e gli alberi, i tetti delle modeste magioni e le svettanti torri del Castello. Il Principe stava per rientrare al suo triste alloggio presso la Locanda, quando con sua grande sorpresa incrociò la Regina.



Ella passeggiava sola, con l'aria di chi nulla teme e non ha fretta di ritirarsi nelle Sue stanze. Senza porre altri discorsi in mezzo, la Regina invitò il Principe a cenare con Lei al Castello. Il Principe, ovviamente, accettò: come avrebbe mai potuto rifiutare un così regale invito?



La cena trascorse amenamente, con la Regina che raccontava aneddoti relativi alle specie esotiche presenti nel Parco e il Principe che sosteneva la conversazione con racconti dei suoi viaggi. Il cibo era buono e anche il vino scendeva bene. Solo nella gola del Principe, però, perché la Regina non beveva alcolici. 



Dopo cena, un'altra sorpresa attendeva il Principe...


sabato 17 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte prima

Prologo. 
Era passato giusto un anno dall'episodio del bacio sull'Augusto ginocchio, e molte cose erano cambiate nella Terra degli Ivi. Innanzi tutto, c'era stato qualche sconfinamento da parte del vicino Popolo degli Ul, e questo aveva provocato qualche scaramuccia: armati che si fronteggiavano, scambio di invettive e messaggi al vetriolo fra i due regni. Per la verità, la Regina degli Ivi era rimasta ferma e apparentemente impassibile di fronte a questi avvenimenti, lasciando che fossero i suoi Ministri a gestire la crisi. Dopo un po' di tempo, non potendosi protrarre a lungo quello stato di crisi, le diplomazie si erano messe al lavoro e avevano preparato una bozza di accordo. Si trattava ora di passare alla fase ufficiale e presentare la bozza di accordo ai rispettivi sovrani. Si trattava di trovare un gentiluomo che facesse da tramite per questa fase ufficiale.


Ufficiale e Gentiluomo. 
Dopo approfondita ricerca, fu scelto proprio quel tale famoso Principe, quello che dodici mesi avanti aveva fatto clamorosamente visita alla Regina degli Ivi. Il Principe accettò di buon grado e partì, col suo prezioso messaggio alla volta del Regno degli Ivi.


Il viaggio fu lungo e tormentato da vari impedimenti, fra i quali il cattivo tempo ebbe una parte importante, ma nonostante gli ostacoli il nostro Principe arrivò a destinazione. Chiese udienza alla Regina degli Ivi e la ottenne per il mattino successivo. Per la notte prese alloggio all'unica locanda del paese, che dava l'impressione di una sontuosità piuttosto decaduta, come se avesse sofferto di scarsa manutenzione durante quegli anni di guerre continue. Il Principe era molto stanco e, non badando a qualche pilastro scrostato e alle coperte consumate, si addormentò quasi subito.



La Sala del Trono era avvolta in una semi-oscurità che le conferiva un aspetto insieme triste e misterioso. La Regina era là, seduta in alto sul Trono, anch'essa con un'espressione triste e misteriosa: si indovinava che fosse stanca. La guerra con gli Ul era durata anche troppo, e troppe energie aveva sottratto al suo amato popolo e alla sua augusta e spensierata fantasia. Non appena lo vide entrare, fece cenno al Principe di avvicinarsi. Egli si avvicinò, fece un profondo inchino, scostò il mantello e prese il plico che conteneva la bozza di accordo per porre fine al conflitto fra Ul e Ivi. Ma proprio mentre allungava il braccio per porgere il plico alla Regina: ZAC! qualcosa lo colpì appena sotto la spalla. Un dolore fortissimo, come di una lancia conficcata fra le costole, lo gettò a terra. Fu in quel preciso momento che il Principe si svegliò di soprassalto. Il letto era così scomodo che gli aveva procurato un forte dolore alla spalla destra. Si alzò, scese al piano della mensa e cercò qualcosa da bere. Le cucine a quell'ora erano chiuse e non poteva sperare in qualche tisana guaritrice per il suo dolore. Trovò una bottiglia contenente un liquido alcolico e bevve un sorso. Piuttosto forte -pensò- e cattivo. Ma il dolore doveva essere sconfitto in qualche modo. Chiuse gli occhi e buttò giù un altro sorso. Ma improvvisamente...


sabato 10 ottobre 2015

Chissà

Oggi sarebbero sguardi. E mani da stringere fra le mani. Le parole si son fatte povere. Un filo sottile, tenace, sottile come un sospiro.

C'è un ivi e un altrove, in mezzo una distanza.
C'è un me, che conosco bene, poi c'è una te, che conosco solo un po'. E soprattutto mi è difficile capire. Ma non mi arrendo. A che serve? A niente, come l'Arte. Mi sarebbe piaciuto, sai, mischiare un po' le vite, le nostre due. Ma se ci penso mi prende l'ansia: non sarei stato all'altezza, non sono all'altezza. Non riuscirei a renderti felice così come invece vorrei che tu fossi. Senza me, nonostante me. 

C'è un altrove, lontano dal tuo ivi, che contiene qualcosa, qualcuno che ti trova attraente, in senso molto ampio. E chissà se riesco a spiegartelo, chissà se lo senti.

Chissà.

giovedì 24 settembre 2015

La mirabile historia della Regina degli Ivi e del suo Augusto Ginocchio.


La mirabile historia della Regina degli Ivi e del suo Augusto Ginocchio.
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Quello degli Ivi è un popolo molto fiero, che è convinto di stare chissà dove, ma si trova solo ivi, appunto. Ogni tanto fa qualche guerra con gli Altrovi, ma è sostanzialmente pacifico. La sua Regina è deliziosa, ma per conoscerla bisogna andarla a trovare ivi.

Il Menestrello degli Ivi racconta la fabulosa storia dell'Augusto Ginocchio.

Adorabile Sovrana, amato popolo, eccoci dunque a raccontar dell'Augusto Ginocchio, delle strabilianti magie da Esso profuse e di altre maraviglie.
Consentitemi allora di appellare Augusto la suddetta parte del Tutto che ogni dì ci onora con la sua Risplendente Luce.

Ci fu un tempo in cui la nostra Ineffabile e sempre Amata svolazzava leggiadra per le vie del nostro Regno, senza preveder ciò che molto tempo appresso accadde. Ella amava saltellare e danzare, allietando il Suo popolo con la visione di prodezze di agilità e robustezza.

Ma un giorno, un brutto giorno, atterrando da uno dei legiadri volteggi, si udì un "crac"! Sacrilegio! chi o che cosa poteva interrompere le regali evoluzioni?

E furono consulti, e petizioni ai più alti luminari della scienza, per tentar di capire e di riportare Sua Maestà all'usato sollazzo.
In questa confusione, però, non ci si accorse che l'Augusto ginocchio cominciava a dar segno di sé, con magie e prodigi inaspettati e fantastici...

Dicevamo: Augusto cominciò quasi in sordina a compiere gesta che destarono maraviglia, in prima persona nella sua ineffabile Proprietaria.
Una notte, si circondò di luce azzurrina, provocando alla Regina stupore e spavento. In seguito, si scoprì che, ogni volta che veniva scoperto, assumeva quella tale aura azzurrina e produceva effetti assai benefici in chi (anche senza volerlo) si trovasse nelle sue vicinanze. Per non parlare dei veri e propri prodigi nel caso di contatto (immaginiamo accidentale, considerata la sovranità di Chi lo deteneva).

La Regina, che era persona riservata ma generosa, ebbe un'idea: un giorno della settimana (crediamo di ricordare che fosse mercoledì, senza un motivo apparente), Ella sedeva nel trono della Sala Grande, e concedeva la vista e la vicinanza dell'Augusto ginocchio alla folla di sudditi adoranti che per tale occasione si radunavano a centinaia.

Naturalmente, l'appropinquarsi della folla era talmente tumultuoso da dover essere regolato da numerose Guardie Reali. Solo ad alcuni nobili, o a sudditi con situazioni particolarmente difficili era riservato il privilegio di un breve contatto con l'Augusto.

Tutto sembrava scorrere per il meglio, con il popolo degli Ivi, ricordiamolo, sempre più affezionato alla sua adorabile Maestà Reale, ma... ma...

Accadde un fatto assai strano, e ancora oggi se ne parla (sottovoce) fra gli Ivi, interrogando chi era presente all'avvenimento.

Quel mercoledì era una bella giornata, piena di sole, anche se ormai la stagione fredda stava prendendo il sopravvento nel Regno degli Ivi.

Improvvisamente, si udì da lontano rumore di un cavallo al galoppo, che si approssimava vieppiù. Il popolo radunato nella Sala Grande trattenne il respiro, e si fece da parte quando Lo vide.
Il Cavaliere Solitario apparve in controluce, trattenendo il suo nero destriero luccicante, nello spazio del grande portone, colmandolo con la sua imponente figura.

Lesto smontò di sella e si appropinquò al Trono, dove la Regina sedeva immobile, solo impercettibilmente impallidita per il subitaneo e inatteso evento a cui stava pubblicamente assistendo.
Giunto che fu ai piedi del Trono, il Cavaliere Solitario si tolse il piumato cappello, fece un profondo inchino e pronunciò le seguenti parole, all'indirizzo della sbalordita Regina:
"O mia adorata Sovrana, vogliate accogliere la visita di questo Vostro umile suddito, giunto da lontano per onorarVi e onorarsi della Vostra proverbiale benevolenza! Altro non chiedo che poter toccare l'Augusto Ginocchio, sì come ad altri fu concesso prima di me. Ne ho motivo, anche se non ritengo opportuno palesarlo in pubblico. Vi prego."

"Alzatevi, messere" disse la Regina, con la voce solo impercettibilmente incrinata dall'emozione "avvicinatevi dunque e portate a compimento questo Vostro desiderio. E che la magia che tutti ormai conosciamo Vi sia propizia!"

A queste parole, il Cavaliere Solitario si alzò e si inginocchiò di nuovo, questa volta molto più vicino all'Augusto Ginocchio. E poi fece quel gesto che alcuni videro e molti credettero di vedere e indovinarono.

Egli diede un lungo e appassionato bacio all'Augusto, così senza pudore e qualcuno disse senza velleità alcuna...

Terminato che ebbe, senza proferir verbo, si alzò, fece un altro inchino, si calò il cappello fin sugli occhi, rimontò a cavallo e sparì nel tramonto.

Inutile dire che la Regina era rimasta senza fiato, non avendo avuto neanche il tempo di rendersi conto dell'accaduto, e fu presa da sentimenti forti e contrastanti.
Ma essendo comunque Sovrana, in un guizzo di sovranità ordinò che si sciogliesse l'adunata e si ritirò nelle sue stanze. Qualcuno riferisce di aver notato gli occhi leggermente e sovranamente umidi, ma forse esagera: non sono perscrutabili al volgo le emozioni di cotanta Sovrana.

Passarono i giorni, ma la Regina non si faceva quasi più vedere in pubblico. Passarono le settimane, e il mercoledì divenne il giorno più triste di tutti, perché sembrava che le consuete udienze in Sala Grande non dovessero riprendere mai più. Quando invece...

Un bel giorno, ci sembra fosse proprio un mercoledì, la Regina ordinò: "Riaprite la Sala Grande! devo parlare al mio popolo!"

Ella si preparò accuratamente per l'occasione, vestendo gli abiti più preziosi, indossando persino -cosa che faceva raramente- la splendida corona d'oro ornata di gemme favolose, e così comparve al popolo che, ansioso, si era radunato nella Sala Grande.

Con passi lenti e misurati Ella raggiunse il Trono, si accomodò e iniziò a parlare:
"Carissimi sudditi, Ivi che sempre albergate nel mio cuore, devo darvi una bella notizia. Il nostro Augusto Ginocchio è perfettamente guarito! indi, potremo tornare ad allietare le nostre giornate con i consueti balli, salti e ghiribizzi, che ben conoscete! In questi giorni abbiamo seguito un preciso programma di riabilitazione motoria a questo scopo. GAUDEAMUS IGITUR!". Inutile dire quale fu la reazione del popolo a cotanto nunzio.

Furono proclamati giorni e giorni di festeggiamenti, con banchetti e libagioni, e -neanche a dirlo- canti e balli per tutti gli Ivi. Il mercoledì fu dichiarato Augusto e Fausto Giorno della Settimana degli Ivi.