Ero foglia appena nata
in primavera
alla curiosa scoperta del mondo.
Sono foglia d'estate
e godo al vento
del sole
e il canto delle cicale
mi culla
questo dolce
far niente.
Sarò foglia in autunno
pronta a cadere
quando verrà
il mio momento
per ritornare
terra
albero
foglia.
venerdì 15 aprile 2011
Impronte
Ci saranno rimaste le mie impronte digitali, su quei fogli - pensò. Poco male, tanto nessuno andrà a cercarle. Esplorare, invece, il cuore degli altri, quello sì, gli era sempre piaciuto. Anche di nascosto, anche senza scopo.
Allungò lo sguardo fuori della finestra. Il cielo grigio uniforme sembrava non finire mai, come il freddo di quella primavera fredda. Pensava ai merli, sempre indaffarati a cercare invisibili tracce di cibo, sempre curiosamente distratti nella loro svanita concentrazione.
Non c'erano rumori, là fuori. Le attività degli esseri umani sembravano rispettare il suo bisogno di riflessione. La natura tratteneva il respiro, in attesa di che. Cercò di immaginare il futuro: è cosa che gli uomini fanno più di quanto vogliano riconoscere. Si percorre una strada. Piano, a piedi. Ci fa compagnia il paesaggio, il sogno.
Voler conoscere e toccare, come un cieco, l'anima altrui era stata la sua più grande ossessione. Più che un'ossessione, l'obiettivo di una vita. Non si può misurare una vita, se non dal di fuori. Non si può abbattere quel mistero che dice "tu-io", nemmeno con la conoscenza.
Volò via prima che il gatto potesse accennare una mossa. Le sue impronte rimasero sui fogli, invisibili ai più.
Allungò lo sguardo fuori della finestra. Il cielo grigio uniforme sembrava non finire mai, come il freddo di quella primavera fredda. Pensava ai merli, sempre indaffarati a cercare invisibili tracce di cibo, sempre curiosamente distratti nella loro svanita concentrazione.
Non c'erano rumori, là fuori. Le attività degli esseri umani sembravano rispettare il suo bisogno di riflessione. La natura tratteneva il respiro, in attesa di che. Cercò di immaginare il futuro: è cosa che gli uomini fanno più di quanto vogliano riconoscere. Si percorre una strada. Piano, a piedi. Ci fa compagnia il paesaggio, il sogno.
Voler conoscere e toccare, come un cieco, l'anima altrui era stata la sua più grande ossessione. Più che un'ossessione, l'obiettivo di una vita. Non si può misurare una vita, se non dal di fuori. Non si può abbattere quel mistero che dice "tu-io", nemmeno con la conoscenza.
Volò via prima che il gatto potesse accennare una mossa. Le sue impronte rimasero sui fogli, invisibili ai più.
lunedì 4 aprile 2011
venerdì 18 marzo 2011
Verdeazzurro
Il vento ha arrotolato
tutto il verde alle bandiere.
Il cielo del suo azzurro si bea
poi si vergogna a nuvole.
tutto il verde alle bandiere.
Il cielo del suo azzurro si bea
poi si vergogna a nuvole.
giovedì 3 marzo 2011
Mario è caduto
La Silvia aveva appena cominciato a scrivere le mie ricette. Non capisco perché all'incirca ogni mese devo tornare dal dottore per farmi "segnare" sempre le stesse quattro medicine: sono malato cronico, ho l'esenzione e una diagnosi praticamente permanente da oltre cinque anni. In realtà, il dottore manco mi vede: se la sbriga la segretaria, la Silvia: cerca, scrive, stampa, poi va dal dottore e torna con le ricette firmate. Stamattina, all'improvviso SDRENG! Un rumore di qualcosa che cadeva, di là, nel corridoio. È stato un attimo. Siamo corsi a vedere, io e la Silvia. C'era un uomo per terra, semidisteso fra due sedie. Le due stampelle erano lì vicino. Abbiamo chiesto se stava male. Mario ha maledetto la sua sclerosi. L'abbiamo tirato su e messo a sedere su una delle sedie. Mentre la Silvia andava a cercare qualcuno, Mario mi raccontava a mezze frasi della sua malattia, che gli bloccava una gamba, ogni tanto.
Dopo pochi minuti, insieme con la Silvia arrivò un uomo del 118, con una sedia a rotelle. Lo sistemammo lì sopra. Mario volle andare a casa con la sua macchina. Era parcheggiata lì fuori, disse. "Ma ce la fai a guidare?". "Sì sì, i piedi funzionano."
Lo vidi andare via guidando con sicurezza.
Mario vive da solo, nella stessa strada dove vivo io. Infatti l'ho rivisto, tornando. Era caduto di nuovo, scendendo dalla macchina. Con l'aiuto di un vicino, lo tirammo su. Lo vidi sparire nel portone di casa sua, portato a spalle da due vicini.
Mario è caduto. E resta solo.
Dopo pochi minuti, insieme con la Silvia arrivò un uomo del 118, con una sedia a rotelle. Lo sistemammo lì sopra. Mario volle andare a casa con la sua macchina. Era parcheggiata lì fuori, disse. "Ma ce la fai a guidare?". "Sì sì, i piedi funzionano."
Lo vidi andare via guidando con sicurezza.
Mario vive da solo, nella stessa strada dove vivo io. Infatti l'ho rivisto, tornando. Era caduto di nuovo, scendendo dalla macchina. Con l'aiuto di un vicino, lo tirammo su. Lo vidi sparire nel portone di casa sua, portato a spalle da due vicini.
Mario è caduto. E resta solo.
martedì 15 febbraio 2011
realistica
mi meraviglio, ogni volta, di svegliarmi e trovare tutte le cose intorno, allo stesso posto in cui le avevo lasciate addormentandomi: chiunque abbia progettato la realtà, l'ha fatto in modo davvero realistico: armadio, comodino, pantofole, governo...
anche uscendo di casa: trovo sempre la stessa via, le stesse case, l'arco, la pasticceria, la piazza, nella piazza il vigile (sempre lo stesso), più in là la posta, l'incrocio, il bar dove prendo il caffè
ecco: il caffè sembra sempre lo stesso, ma sospetto che cambi da un giorno all'altro (mi riferisco al liquido scuro, non al locale)...
anche uscendo di casa: trovo sempre la stessa via, le stesse case, l'arco, la pasticceria, la piazza, nella piazza il vigile (sempre lo stesso), più in là la posta, l'incrocio, il bar dove prendo il caffè
ecco: il caffè sembra sempre lo stesso, ma sospetto che cambi da un giorno all'altro (mi riferisco al liquido scuro, non al locale)...