martedì 6 gennaio 2009

Happy Fanny

Happy Fanny era una ragazza come tante altre, solo un po' diversa. Non pensava all'amore, né al denaro, né al cielo. Fabrizio l'amava, forse, ma a lei non importava. Happy Fanny si nutriva d'aria, e di margherite a primavera, per non parlar dei cervi. Correva nei boschi in cerca di funghi velenosi: quando li trovava, li osservava per un po', poi li salutava e li lasciava lì. Happy Fanny cresceva, fuori, ma dentro rimaneva sempre uguale: nutriva una gioia bambina che niente e nessuno le avrebbe mai strappato.


Era passato ormai tanto tempo, e quella notte ebbe un figlio. Maschio. Bussarono alla porta, ma la porta era aperta, e i soldati romani entrarono. Eseguendo gli ordini ricevuti, uccisero il bambino davanti alla madre. Un colpo di spada in mezzo al petto e via. Nemmeno si chiusero la porta alle spalle, uscendo. Happy Fanny ebbe freddo, quella notte.


Happy Fanny faceva strani sogni, la notte, ogni notte. Sognava bambini, sognava qualcuno da amare. Il semplice gesto di amare le era negato. Annegato nell'incubo lontano di una notte lontana. Era felice, Happy Fanny, aveva una casa calda, due gatti, un lavoro e tante finestre da guardarci dentro.


Un'alba trovò Happy Fanny distesa nel letto, più bianca del solito, nuda. Così come era venuta era andata. Tornata alla Casa del Mondo. Piccola ineguagliabile essenza di questo Universo.


Buona notte, Happy Fanny. Ritorna a trovarci fra un anno.