Di solito è l'autunno che fa venir voglia di guardarsi dentro, di fare il bilancio della propria vita. A me succede anche poco prima della primavera, anche senza guardarmi allo specchio. Tanto, non mi riconoscerei. Chi è quel cinqantacinquenne mezzo calvo, coi capelli grigi, la barba bianca e gli occhiali che mi guarda senza espressione ? Non sono io. A me piace essere allegro, ma non spensierato, serio, ironico, a volte burlone. Sto bene da solo e in compagnia. Mi piace meditare e inventare sempre cose nuove, scoprire, viaggiare, conoscere persone. Persino discutere e se necessario litigare. Ma non essere accusato, né sentirmi in colpa.
So di essere un uomo fortunato. Ho avuto tutto dalla vita, oppure niente: secondo da che parte si guarda. Ho avuto sempre qualcosa in più di quello che mi serviva per sopravvivere, ma ho sempre vissuto in maniera parca e moderata. Sarà perché da piccolo ho sofferto la fame davvero, sarà perché non mi piace montarmi la testa. Non sono mai entrato nella spirale che ti fa accumulare sempre più cose e ti fa sentire sempre scontento di quello che hai. Non mi interessa il confronto con gli altri, e gli "status symbols", come un certo tipo di macchina, orologio, vestito, telefonino mi sembrano ridicoli e insignificanti.
Mi ha sempre meravigliato ciò che accade intorno a me, vicino e lontano. Mi sono sempre sentito "in mezzo", come se fossi arrivato al momento giusto. Ho fatto in tempo a vedere una certa parabola nella sua parte ascendente, così come ora ne osservo la curva discendente: non ho mai pensato di essere un piccolo insignificante individuo in mezzo a qualche miliardo di persone che si affannano su questa palla né grande né piccola, da qualche parte dell'Universo. Ci sono talmente tante cose da conoscere e da esplorare, che una vita intera non basta.
I miei antenati erano persone dalle convinzioni solide, anche se a volte poco efficaci, e mi hanno trasmesso il senso che "qualcosa si muove", che non siamo fermi fra un passato misero e un futuro squallido, in un presente sbiadito. Per me, il passato era un mondo diverso, a volte incomprensibile, ma che comunque ha generato questo presente. Il presente ci dà l'opportunità di fare qualcosa. Le differenza è che cosa facciamo e come lo facciamo. Non importa dove e quando, ma come e soprattutto con chi. Questa è la mia percezione dell'Amore. Il futuro può far paura a chi non sa fare, a chi aspetta che gli venga indicata la strada "giusta" da percorrere, dimenticando che le strade possono essere tutte giuste o sbagliate: dipende da come e perché le si percorrono. E per andare dove. Il futuro è ciò che chiamo "spirito", il futuro è "virtuale" per eccellenza.
Mi piace ogni tanto essere considerato "il primo e l'unico", anche se so benissimo di non esserlo in assoluto. Quello che conta è la percezione, la convinzione. Qualche volta nella vita ci sono riuscito. Me lo ricordo, e mi basta. Non ho bisogno di altro per dire "ho vissuto".
Mi piace indagare nei misteri della coscienza, della psiche, della parte più organizzata e complessa della mente. Si possono fare viaggi pericolosissimi e arrivare in luoghi meravigliosi. Ci si può perdere, proprio come è successo a tanti esploratori "reali". Ma i tesori che si trovano sono tali da fare invidia a qualsiasi pirata che si rispetti.
Odio la violenza, sotto qualsiasi forma. Convincere è vincere, costringere è come dichiararsi sconfitti in partenza. I momenti peggiori della mia vita li ho passati quando sono stato messo con le spalle al muro, poche volte per fortuna. Ho dovuto tirare fuori tutta la mia forza e trasformarla in violenza, per sopravvivere. Non vorrei averlo dovuto fare, e non vorrei rifarlo per tutto l'oro del mondo.
Non mi piacerebbe conoscere troppo del mio futuro: potrei morire fra pochi minuti oppure vivere cent'anni. Mi dispiacerebbe solo non riuscire a vedere la primavera che arriva. Che cosa farò questa estate ? Ne riparliamo in autunno.