mercoledì 1 aprile 2020

Miopi

Nel giorno per me più importante dell'anno, mi celebro da solo, ripubblicando un post del lontano 2006, tuttora valido.

Miopi

Ma ti sembro uno che "si guarda intorno"? Uno che sa riconoscere le "fortune" che gli capitano?

Sì, lo so che sono fortunato, forse più fortunato della media. Ma che c'entra? Sono nato miope, e i miopi come me, miopi nell'anima, non vedono al di là del loro naso. E allora diventano introversi: si convincono che l'Universo stia tutto dentro sé stessi, al di qua di quelle due finestre spalancate sulla nebbia perenne.

Ne ho avute di occasioni: le ho perse quasi tutte, per non dire tutte. Se non capisci questo, se non lo accetti, non capirai chi sono, non potrai amarmi, ma soltanto disprezzarmi, odiarmi perché non ti sono stato a sentire.

C'è qualcosa là fuori, forse qualcuno. Ma non saprò che cosa, se non capita abbastanza vicino. Ho passato tutta la vita a cercare di avvicinarmi, ora a questo, ora a quello, per cercare di vedere che cosa c'era là fuori.

Ora sono stanco, irrimediabilmente e assolutamente stanco. Allungo una mano, e quello che trovo sarà il mio mondo. Nient'altro. Non mi va neanche di allungare troppo il braccio. Fingerò di non potermi muovere. Non macinerò più chilometri e chilometri per andare incontro al nulla, al dubbio, all'incertezza, alle possibilità, alle critiche di perfezionisti senza specchi e senza pietà.

Ho passato tutta la vita a dar retta a chi mi diceva che potevo fare meglio, dare di più, essere meno egoista. Ora basta. Chi non riesco a vedere, non esiste. Chi vuole parlare con me, deve prima ascoltare quello che ho da dire, le storie che ho voglia di raccontare. E i miei silenzi. Lunghi, eloquenti, estenuanti silenzi.

Forse qualcuno capirà. Molti mi malediranno. Così sarò libero di andarmene all'inferno, che mi aspetta. Consoliderò un'abitudine.

(2006)