Oggi è il 14 ottobre 2017, sabato. Tutto è pronto per la festa: Adriana compie 18 anni. Abbiamo organizzato tutto in casa, come al solito. Pochi parenti, qualche amico, poi la "sua" festa la farà stasera, in un locale, coi "suoi" amici. Senza interferenze nostre: è stato difficile convincere F. che la sua "piccolina" ormai sa muoversi nel mondo crudele e pieno di tranelli che le stiamo lasciando in eredità.
Minaccia pioggia. Sarebbe un peccato che la pioggia ci costringesse a tirare al coperto questi tavolini con le loro bianche tovaglie di carta, queste sedie spaiate messe insieme per l'occasione, questi piatti e bicchieri di plastica che cercano di prendere il volo ad ogni colpo di vento. Sarebbe comunque divertente. Adriana ha impiegato più di un'ora stamattina per decidere quale vestito indossare, se completarlo con un cappello, e poi le scarpe, il trucco: vuole sembrare bellissima, e non sa che non ha bisogno di un aiuto per questo.
Mi muovo in silenzio fra i tavoli. Non c'è ancora nessuno. Sorveglio che tutto resti al suo posto, e mi chiedo: "io sono al mio posto ?". Niente e nessuno che mi risponda. Un leggero soffio di vento sembra spingermi da un lato, poi dall'altro. Pochi insetti sono sopravvissuti a questo inizio di autunno, così dolce e così deciso, quest'anno. Come quel 14 ottobre 1999, quando un batuffolo rosso dormiva dietro ai vetri della nursery.
Sento delle voci che si avvicinano: stanno arrivando. Meglio sparire dal lato posteriore. Tornerò più tardi e prenderò sotto braccio Adriana, la mia Adriana, sussurrandole all'orecchio: "vecchietti, eh ?". Solo per vederla arrossire un momento.