Non dico
non faccio
non bacio
non scrivo lettere
né testamenti.
Non dico di non aver vissuto:
non conto rimorsi o rimpianti.
Non faccio né bene né male:
avrei voluto passare inosservato.
Non bacio per non interrompere
la dolce magia d'un sentimento.
Non scrivo più lettere
che nessuno leggerebbe mai.
Di testamenti ne scrive
chi ha qualcosa da lasciare.
In questo freddo d'autunno
mi porto via me stesso.
sabato 27 settembre 2008
domenica 21 settembre 2008
domenica 14 settembre 2008
domenica 7 settembre 2008
La pioggia di settembre
La pioggia di settembre
porta con sé il segreto
della malinconia nascosta
dietro la curva di un sorriso
parabola discendente
porta con sé il segreto
della malinconia nascosta
dietro la curva di un sorriso
parabola discendente
venerdì 5 settembre 2008
Biancaneve e i 7/9
Un giorno di tanti ma tanti anni fa' nacque una bella bambina. Non appena fu in grado di camminare, quella bambina, curiosa come tutte, cominciò ad esplorare il mondo che la circondava e così, esplorando esplorando, trovò una borsetta di plastica: più che una borsetta, era un contenitore a forma di borsetta. Era di plastica morbida ma pretendeva di essere di paglia, come fintamente intrecciata.
Fu bello aprirla e scoprire che cosa conteneva: mollette da bucato. Mollette bianche di legno, con la molla d'acciaio che le serrava, in attesa di mordere i panni, impedendo caparbiamente al vento di portarseli via.
Il gioco di Biancaneve consisteva nel tirar fuori le mollette dalla borsetta e poi rimetterle dentro. Forse, a modo suo, le contava. Sicuramente le osservava, cercando di distinguerle una dall'altra.
Le mollette di legno erano, infatti, una diversa dall'altra: piccole imperfezioni, venature del legnaccio con cui erano fatte, segni dovuti all'uso e ai piccoli traumi che potevano aver subito.
Ma quel pomeriggio era speciale: tutto era fermo, e silenzioso, e in attesa di chissà quale evento. Biancaneve prese la borsetta delle mollette: quattordici mollette su diciotto in totale. Facendo la proporzione, i sette noni.
Andò in giro così, come una favola: Biancaneve e i Sette Noni.
Fu bello aprirla e scoprire che cosa conteneva: mollette da bucato. Mollette bianche di legno, con la molla d'acciaio che le serrava, in attesa di mordere i panni, impedendo caparbiamente al vento di portarseli via.
Il gioco di Biancaneve consisteva nel tirar fuori le mollette dalla borsetta e poi rimetterle dentro. Forse, a modo suo, le contava. Sicuramente le osservava, cercando di distinguerle una dall'altra.
Le mollette di legno erano, infatti, una diversa dall'altra: piccole imperfezioni, venature del legnaccio con cui erano fatte, segni dovuti all'uso e ai piccoli traumi che potevano aver subito.
Ma quel pomeriggio era speciale: tutto era fermo, e silenzioso, e in attesa di chissà quale evento. Biancaneve prese la borsetta delle mollette: quattordici mollette su diciotto in totale. Facendo la proporzione, i sette noni.
Andò in giro così, come una favola: Biancaneve e i Sette Noni.
Cenerentola GMT
Si chiamava in un altro modo, ma tutti la chiamavano Cenerentola, tanto che aveva ormai dimenticato il suo nome vero.
Conduceva una vita "normale", per certi versi "tranquilla", specie quando riusciva a lasciar perdere un certo "passato".
La sera, però, si concedeva un lusso. Quasi tutte le sere. Dopo cena. Lasciandosi tutto alle spalle (lavoro, casa, e la giornata intera), si sedeva davanti al PC e cominciava le sue "chat". Nessuna particolare "avventura", tutte persone che conosceva bene, anche "in real life". La maggior parte vivevano lontano, quindi l'unica posssibilità di parlarci e di scambiare le proverbiali "quattro chiacchiere" era la chat. Molto meglio che il telefono, per la simultanea comunicazione con diversi soggetti, molto più economico, oltretutto.
Così Cenerentola, salita sulla sua Zucca-Carrozza-PC andava al ballo del Principe, dove poteva incontrare i suoi altrettanto magici amici e amiche: c'era chi raccontava della giornata che faticosamente volgeva al termine, chi cercava conforto dal "mal d'amore" che, si sa, quando non è ricambiato è quasi peggio del mal di denti, chi semplicemente commentava i fatti del giorno, vicini o lontani che fossero.
E così il tempo passava. Ma Cenerentola non dimenticava che cosa le aveva detto la sua Fatina: ricorda che allo scoccare della Mezzanotte tutto questo sparirà, e tornerà la monotona realtà di sempre: piatti da lavare, spesa-pranzo-cena da organizzare, il lavoro l'indomani, il partner sempre più odioso e odiato... Soltanto un particolare rendeva questa "scadenza" diversa da quella della famosa favola: la Fatina, e con lei Cenerentola, sapevano che l'incantesimo si sarebbe spezzato alla Mezzanotte "GMT", ossia del Meridiano di Greenwich ! In altre parole, Cenerentola iniziava la sua "ritirata" alle 23 ora locale e non a mezzanotte.
Quella sera, come tutte le altre volte, Cenerentola alle 23 spense il PC e andò a dormire, non senza aver riempito di baci i suoi interlocutori.
La scarpetta di cristallo, virtuale come il resto, rimane lì ad aspettarla, domani, non oltre le 23.
Conduceva una vita "normale", per certi versi "tranquilla", specie quando riusciva a lasciar perdere un certo "passato".
La sera, però, si concedeva un lusso. Quasi tutte le sere. Dopo cena. Lasciandosi tutto alle spalle (lavoro, casa, e la giornata intera), si sedeva davanti al PC e cominciava le sue "chat". Nessuna particolare "avventura", tutte persone che conosceva bene, anche "in real life". La maggior parte vivevano lontano, quindi l'unica posssibilità di parlarci e di scambiare le proverbiali "quattro chiacchiere" era la chat. Molto meglio che il telefono, per la simultanea comunicazione con diversi soggetti, molto più economico, oltretutto.
Così Cenerentola, salita sulla sua Zucca-Carrozza-PC andava al ballo del Principe, dove poteva incontrare i suoi altrettanto magici amici e amiche: c'era chi raccontava della giornata che faticosamente volgeva al termine, chi cercava conforto dal "mal d'amore" che, si sa, quando non è ricambiato è quasi peggio del mal di denti, chi semplicemente commentava i fatti del giorno, vicini o lontani che fossero.
E così il tempo passava. Ma Cenerentola non dimenticava che cosa le aveva detto la sua Fatina: ricorda che allo scoccare della Mezzanotte tutto questo sparirà, e tornerà la monotona realtà di sempre: piatti da lavare, spesa-pranzo-cena da organizzare, il lavoro l'indomani, il partner sempre più odioso e odiato... Soltanto un particolare rendeva questa "scadenza" diversa da quella della famosa favola: la Fatina, e con lei Cenerentola, sapevano che l'incantesimo si sarebbe spezzato alla Mezzanotte "GMT", ossia del Meridiano di Greenwich ! In altre parole, Cenerentola iniziava la sua "ritirata" alle 23 ora locale e non a mezzanotte.
Quella sera, come tutte le altre volte, Cenerentola alle 23 spense il PC e andò a dormire, non senza aver riempito di baci i suoi interlocutori.
La scarpetta di cristallo, virtuale come il resto, rimane lì ad aspettarla, domani, non oltre le 23.