venerdì 7 novembre 2008

Scusami

Sono a casa dopo una delle mie solite giornate. Mi sento stanco, ma non fisicamente. Stanco di questo niente, di questa strada in salita che non porta da nessuna parte e non dà niente. Scusami. Forse eri a cena ...


Da qualche parte nel mondo, qualcuno mi scrive "ti amo", più volte al giorno. Scusami se non ti rispondo con le stesse esatte parole.


Niente dà niente, ma ognuno di noi dà a qualcuno. Scusami, spengo il bluetooth. Le microonde mi cuociono il cranio. Non che ci sia qualcosa rimasto, là dentro. L'eco di quello che c'era una volta.


Scusami. Continuo a ripeterlo, come se fosse un motivo, una scusa. Vorrei andare avanti, almeno di un passo. E invece passo giornate e giornate aspettando. Godot non arriva. Non so, non ricordo nemmeno che cosa voleva, che cosa volevo.


Scusami. Scrivo le solite cose, usando un linguaggio retrivo. Non sono "abbronzato", né giovane e bello, non sono un grande scrittore affermato. Non parlo come uno di quei poeti cosiddetti, che piacciono tanto agli addetti.


Sono molto testardo, lo sai, e scusami se a questo punto chiudo con una frase che adoro, a tutti e a nessuno diretta: "baciatemi il culo !".