Il 15 agosto di tanti anni fà venni avvisato da una telefonata che l'avevano portata all'ospedale. Stavo mangiando, in cucina come al solito, con tutta la famiglia.
Mi vestii in fretta e mi misi in macchina, col caldo estivo (non avevo l'aria condizionata in macchina, allora) e guidai come un automa verso quel lontano ospedale.
Mi venne incontro Marcello, un cugino di mio padre, con una faccia che non lasciava dubbi, e mi disse subito: "Non ce l'ha fatta". Dietro di lui sua moglie, che sorreggeva mio padre, incredulo e scosso.
Rimasi impassibile per un po'. Andai a vederla: l'avevano sistemata su un tavolo di marmo. Era bianca come quel marmo. Nessuna espressione sul suo volto.
Dopo poco il piccolo corteo di auto si mosse verso il paese. Io rimasi da solo in quel percorso.
Piansi disperatamente la perdita della donna più importante della mia vita, quella che avevo amato e odiato più di ogni altra persona al mondo.
Ne conservo una piccola foto in bianco e nero, che la ritrae da giovane, alla finestra.