Notte di Samba lentino
non capelli sul cuscino,
ma ti penso con ogni senso
come un poeta melenso.
Io non so pescar con ami
né portare pesci a rete,
compro quasi tutto a rate
non ho storie seminate.
Ed allora questa notte
ballo il Samba un po' lentino
che mi fa sembrar cretino
e poi dormo sul cuscino.
Nel silenzio della noce
mai nessuno metto in croce.
Vivo, sento, e poi rifletto
e rimango sol soletto.
Quando il sole sorgerà
sempre qui mi troverà
dentro a questo mio mestesso
che mi piace com'è adesso.
Spero infine che il destino
ripiegandosi un pochino
possa fare da padrino
al mio Samba un po' lentino.
sabato 13 febbraio 2010
venerdì 12 febbraio 2010
Il caciucco del gòlgota
C'inerpicammo per la ripida costa del monte. Presto ci mancò il fiato. Il flauto, invece, ci mancava da sempre. Ci fermammo per recuperare un po', e fu proprio in quel momento che lo vedemmo apparire, là, fra le frasche degli alberi di leccio e di ontano, là lontano: il caciucco del gòlgota! Maestoso, imponente, sublime. Indescrivibile. Infatti non possiamo descriverlo. Soltanto riportarne qualche sensazione, così, senza azione. Non provammo paura, piuttosto sgomento, al di sotto del mento. Non provammo stupore, piuttosto gratitudine: sì eravamo grate, Anna e io, come di un tombino. Non capita tutti i giorni di poterlo ammirare, il caciucco del gòlgota, e nemmeno a giorni al Terni. Una volta a settimana? Macché! Una volta nella vita, o nella vite, come dice il bullone. Restò per un infinito attimo a guardarci, o forse ci sembrò che ci guardasse. Poi si voltò e si allontanò! Oh no! Non avevamo avuto il tempo nemmeno di scattare una foto, anche perché per la nostra macchina fotografica "scattare" era un verbo alieno. Quell'esperienza ci restò nel cuore come un embolo. Ritornammo presto a valle. Valle a raccontare certe cose!
martedì 9 febbraio 2010
L'ultimo Moby Dick
Robin Hood sei andato al rogo,
morto -chissà- per un salasso
di buona volontà.
Si nasce ormai satolli
di questo stare insieme
che puzza di sudore delle ascelle.
Nessuno sa perché
rubare il pane dei fratelli
si fa per noia ormai.
Il mare è calmo:
l'ultimo Moby Dick venne arpionato
e giace sulla schiena senza fiato.
morto -chissà- per un salasso
di buona volontà.
Si nasce ormai satolli
di questo stare insieme
che puzza di sudore delle ascelle.
Nessuno sa perché
rubare il pane dei fratelli
si fa per noia ormai.
Il mare è calmo:
l'ultimo Moby Dick venne arpionato
e giace sulla schiena senza fiato.
martedì 2 febbraio 2010
Giocando ai dadi
Della mia tenda
gli orli aggiorno,
abbeverando gli occhi
a questo cielo.
E perdo il mio tempo
giocando ai dadi
col Tempo.
gli orli aggiorno,
abbeverando gli occhi
a questo cielo.
E perdo il mio tempo
giocando ai dadi
col Tempo.