Questo è l'inizio della novella "La Principessa degli Ulivi" (titolo provvisorio), che costituisce il seguito (qualcuno dice "sequel", ma a me non piace) del racconto "La Regina degli Ivi", che ho già pubblicato. Magari farò qualche piccolo cambiamento, prima della pubblicazione, magari no.
1. Rette
"Ci sono rette parallele, che non si incontrano mai. Poi ci sono rette incidenti. che si incontrano una sola volta e basta. Incidenti, appunto. Quasi come gli esseri umani. Ma gli esseri umani non sono rette, sono curve, a volte spirali. Si incontrano, poi si allontanano, poi qualche volta si incontrano di nuovo, sotto angoli diversi. Poi scoprono che forse avevano fatto bene ad allontanarsi, e così via. In ogni caso, non capiscono. I più saggi si rassegnano. Gli altri continuano ad essere dannati, in eterno."
Questo pensava la Regina mentre, affacciata al balcone del Palazzo, guardava lontano, verso il mare azzurro e luccicante, preceduto dalla distesa argentea dei suoi amati ulivi. Forse cercava qualcosa in quell'infinito, forse l'aveva già trovato e aveva soltanto voglia di perdersi.
Alle sue spalle, la piccola Principessa giocava seduta in terra sul pavimento del salone, provvidenzialmente ricoperto con un caldo tappeto di lana a disegni geometrici.
Lui si fermò sulla porta a guardarla giocare, come se fosse la prima volta che la vedeva. Era la sua amata bambina, e ogni volta si meravigliava di tutto ciò che lei faceva spontaneamente: osservarla com'era gli faceva balzare il cuore in petto, ogni volta.
Infine la Principessa si accorse della sua presenza, si alzò e gli corse incontro gridando "Papààà!" come se fossero passati cento anni dall'ultima volta che l'aveva visto. Lui la prese al volo in braccio, mentre lei si dimenava gridando "Lasciami! Lasciami!" ma non voleva essere messa giù.
"Ci sono rette parallele, che non si incontrano mai. Poi ci sono rette incidenti. che si incontrano una sola volta e basta. Incidenti, appunto. Quasi come gli esseri umani. Ma gli esseri umani non sono rette, sono curve, a volte spirali. Si incontrano, poi si allontanano, poi qualche volta si incontrano di nuovo, sotto angoli diversi. Poi scoprono che forse avevano fatto bene ad allontanarsi, e così via. In ogni caso, non capiscono. I più saggi si rassegnano. Gli altri continuano ad essere dannati, in eterno."
Questo pensava la Regina mentre, affacciata al balcone del Palazzo, guardava lontano, verso il mare azzurro e luccicante, preceduto dalla distesa argentea dei suoi amati ulivi. Forse cercava qualcosa in quell'infinito, forse l'aveva già trovato e aveva soltanto voglia di perdersi.
Alle sue spalle, la piccola Principessa giocava seduta in terra sul pavimento del salone, provvidenzialmente ricoperto con un caldo tappeto di lana a disegni geometrici.
Lui si fermò sulla porta a guardarla giocare, come se fosse la prima volta che la vedeva. Era la sua amata bambina, e ogni volta si meravigliava di tutto ciò che lei faceva spontaneamente: osservarla com'era gli faceva balzare il cuore in petto, ogni volta.
Infine la Principessa si accorse della sua presenza, si alzò e gli corse incontro gridando "Papààà!" come se fossero passati cento anni dall'ultima volta che l'aveva visto. Lui la prese al volo in braccio, mentre lei si dimenava gridando "Lasciami! Lasciami!" ma non voleva essere messa giù.