giovedì 20 aprile 2006

La bella addormentata nel parcheggio

Vado a cominciare.


Come ogni menestrello e cantastorie che si rispetti, attacco con un paio di strofe "a soggetto", cioè a cavolo, ma non troppo, accompagnate dal suono di un mandolino (forza, immaginate un mandolino !):



nel giardino d'internèt

crescono meraviglie virtuali,

illusioni-delusioni a volte reali


nel giardino d'internèt

meglio camminare che volare

non volendo porci con le ali





La bella addormentata nel parcheggio



C'era una volta, ma forse più di una volta ... una fanciulla, ignara di molte cose che esistono al mondo, ma avvezza a tenere gli occhi bene aperti.


Un giorno, dopo aver gettato un'occhiata senza speranza nel frigo desolatamente vuoto, decise che era arrivato il momento di andare al supermercato per fare la "spesa settimanale".


Lei odiava andare al supermercato: restare oltre mezz'ora chiusa in un ambiente umidiccio, rumoroso, malsano ! e poi tutte quelle luci al neon ! che mal di testa ! non poteva distendere lo sguardo, non poteva ascoltare la sua musica preferita, doveva destreggiarsi con un carrello cigolante fra corsie che certamente nascondevano il necessario, mentre non si vergognavano di invitare a comprare il superfluo, offrendo prodotti con quell'atteggiamento da prostituta neanche tanto convinta, ma piuttosto spaventata dalle minacce del protettore di turno. Già, sembrava di vederlo il "gestore", l'ennesimo impomatato aguzzino, forse un prestanome per oscuri personaggi che avevano soldi da "investire", da riciclare.


Tutto questo le passò per la mente in un attimo. Ma poi, scacciando quei tristi pensieri, si mise in macchina e si diresse verso il maledetto supermercato.


Arrivò in poco tempo. Il parcheggio era semideserto, vista l'ora. Chi si sarebbe sognato di andare là di mercoledì pomeriggio alle 3 ? Neanche i pensionati. E poi la "giornata del risparmio" riservata ai pensionati era il martedì. Faceva anche discretamente caldo, dentro la macchina. Prima di scendere, le venne in mente di cercare nella borsa una moneta, per il maledetto carrello. Guardò nel borsellino: niente. Nelle tasche laterali: niente. Allora si mise a cercare in tutte le tasche, taschine, vaschette e cassettini della macchina. Sapeva che da qualche parte uno stramaledettissimo euro doveva pure saltare fuori. Cominciò a sudare e a sentirsi strana. Si chinò per guardare se magari qualche moneta fosse scivolata sotto al sedile. Mentre sollevava la testa dopo aver frugato fin là sotto ... BAM !






L'appuntato Geraci aveva preso un faldone dall'armadio, come gli aveva ordinato il Maresciallo, e glielo stava portando sulla scrivania. Pratiche già archiviate dell'anno scorso, furti in appartamento. Ma il Comandante aveva chiesto le statistiche. Già: chissà perché ogni tanto, neanche tutti gli anni, ma solo a richiesta, arrivava un ordine "dall'alto" e bisognava mettersi a contare quanti furti c'erano stati, anzi per la precisione: quanti ne erano stati denunciati.


Poteva farlo benissimo l'appuntato Geraci, quel lavoro: avrebbe ammazzato la noia di quella mattina troppo vuota di eventi. Si sarebbe sentito parte dell'ingranaggio, avrebbe immaginato che quei numeri, i "suoi" numeri, sarebbero finiti in qualche bel rapporto ufficiale, e poi sulla scrivania del Ministro ... Ma queste sono cose che spettano a chi di dovere: e infatti il Maresciallo non perse l'occasione di riprendere l'appuntato Geraci, perché gli sembrò che fosse assorto in chissà quali pensieri, tanto che a momenti stava per inciampare e rovinare a terra con tutto il faldone dei furti. Appuntato Geraci ! ma che fa ! "Mi scusi Maresciallo ... ecco il faldone dei furti dell'anno scorso".


In quel momento, squilla il telefono. Il Maresciallo si fa subito scuro in volto. Prende la pistola e ordina all'appuntato di seguirlo: era stato segnalato qualcosa di sospetto nel parcheggio del supermercato. A quell'ora. Saranno state le 9, le 9 e trenta di mattina.


Con l'auto di servizio ma senza sirena arrivano al parcheggio: il custode del supermercato, col suo grembiule blu, sporco di grasso e polvere, li sta aspettando. E' agitatissimo. Laggiù, venite, nella macchina ! In un angolo un po' appartato del parcheggio c'è un'utilitaria, ferma, a motore spento. Sembra una delle tante macchine che ogni giorno transitavano da quel parcheggio, mezz'ora, un'ora, il tempo necessario per fare la spesa, ma ... I tre si avvicinano, quasi trascinati dal custode, che continua ad agitarsi, indicando la macchina. Dai finestrini si intravvede appena una giovane donna, riversa di lato sui sedili anteriori. E' immobile. Sembra morta.


Con consumata maestria, agevolata dalla scarsa resistenza della serratura dell'auto, il Maresciallo apre la portiera, mentre l'appuntato controlla intorno. Nessun movimento sospetto. A quell'ora i clienti del supermercato sono ancora pochissimi, essendo appena aperto. La donna giace immobile, come se, seduta al posto di guida, fosse caduta di fianco, accasciata verso destra. Ora, da così vicino, non sembra più ... il Maresciallo le sente il polso: debolissimo. Presto, un'ambulanza ! I due Carabinieri controllano: non c'è traccia di ferite, né di violenza. Cercano di rianimarla, con scarsi risultati.


I barellieri caricano la donna sull'ambulanza, che riparte subito a sirene spiegate.






"Mamma, come si scrive 'rinozauro' ?" la voce della bambina echeggia dalla sua stanzetta, attraverso il piccolo corridoio, fino alla cucina, dove la madre sta mettendo a posto la spesa, parte nel frigorifero e parte nei pensili. Il latte va in frigo. Carne e verdura pure. La farina la metto qui sul tavolo, dopo ci pensiamo. Dove si sono cacciati gli yogurt ? Finiscono sempre in fondo alla busta ! Eccoli qua: questi vanno subito in frigo ! vicino al latte.


Alzo la testa, giusto in tempo per sentire la voce della bambina che ripete insistente: "Allora ? 'rinoxauo' ?". "No, no ! Di-no-sau-ro ! Capito ? Di-no-sa-u-ro" ripeto, cercando di staccare le sillabe una dall'altra. Silenzio.


Meglio sbrigarsi a mettere tutto a posto. Com'è tardi ! Si perde sempre un sacco di tempo, ogni volta che andiamo a quel maledetto supermercato. Bisogna cominciare a cucinare: che fare per cena ? "Chiara, lo vuoi l'hamburger ?". Silenzio.


Dopo un attimo: "Di-no-zauro ? con la zeta ? come zanzara ?". Uffa. Basta gridare per tutta casa, non serve. Ora vado di là e glielo spiego. "Ti ho detto 'Di-no-sssaaa-u-ro' con la esse di serpente ! con la esse, capito ?". La bambina scrive lentamente 'dinosauro' sul quaderno, con grafia incerta ma convinta.


"Allora, va bene l'hamburger ?". Silenzio. Dopo un attimo, Chiara alza lo sguardo verso la madre: "che hai detto ?". La madre scuote la testa, spazientita: "ho detto se vuoi l' AM-BUR-GHER !" sibilando. Silenzio. "Boh, vabbè, fà quello che vuoi ... tanto non ho fame".


(continua ...)