Brodi
di giuggiole e giaggioli
e giunchiglie
a Gengis Khan ricordano
glorie di gigli
aggiunte a gemiti,
lucciole e lanterne:
immense confusioni,
fusioni di effusioni.
Nuvoloni
là in alto
rincorrono cuori
di zucchero e ginestra,
o salti di finestra,
Elena e Clitennestra
là dove ride il clito
e l'inclito s'innesta
su poche righe di un racconto antico.
Vano, ma non d'appartamento
l'eco m'adesca e lecco
certe gocce di rugiada intorno a me
come in quel di settembre
l'impressione
che mi fu sublime.
Cerco le rime
rive di un fiume
d'assonanze ridondante
e pieno
e mi vien meno cantando
la mia voce rauca di vino
nel cercar divino ricordo
della passata Gloria.
Corre il ricordo allora
alla Marina
e ad altre che oramai son nomi
senza più volto, voto e vita,
passione sopita
di un'Era giunonica
il cui presente era.
Ora non più
mi sazio
di giuggiole e giaggioli
fin laggiù.