Ogni volta cercava persone, nascoste dentro quei corpi. Ogni volta andava a fondo, a volte da solo, a volte colpiva solo corpi, e corpo veniva condannato a restare. Mentre la pioggia batteva sull'asfalto, ogni goccia rimbalzando e ogni goccia si faceva umida nebbia, nebbia che si alzava in quella pioggia, mentre tutto questo, corporeamente, accadeva, la sua mente continuava, continuava a cercare, cercare persone al di là delle vane apparenze che la vita del corpo gli presentava, quotidianamente, davanti.
Persone hanno pensieri, che non dicono mai, quasi mai. Soltanto se la fugace scintilla che abbatte barriere, quella che amicizia o amore così bene nascondono e fanno brillare, soltanto allora, non sempre, pensieri indicibili vengono detti, gettando quel ponte che unisce e coinvolge persone diverse.
Persone hanno speranze, su tutto la strana speranza che non debba, non possa finire, questo esser persona. I corpi invece consumano la loro finita esistenza, i corpi si ammalano, invecchiano, muoiono.
Persone hanno immaginazione, fantasia, sogno, magia. Persone vanno al di là di ogni universo, se vogliono. Persone si uniscono, persone per sempre si lasciano. I corpi obbediscono, così come possono. Persone si amano, a volte s'illudono, più spesso s'ingannano. I corpi a volte si sbagliano, senza colpa e senza mèta vagano, cercando una guida. Persone si attraggono, e i corpi non possono opporsi, o forse non vogliono.
Persone scrivono canzoni e poesie, i corpi le eseguono (a volte neanche le seguono).
Persone hanno una mente, i corpi soltanto un cervello. Entrare dentro una persona è difficile, affascinante, incommensurabilmente mirabile. Entrare in un corpo è fin troppo facile, basta un pene o un coltello, e alla fine delude. Ti sbatte in una cella. Come quella mattina quando il maresciallo bussò alla sua porta, e lui, aprendo, disse subito: "Sì, sono stato io. Ma non mi chieda se fu la mia mente, o il mio corpo a tradire la mente. L'ho accoltellata, perché non ero riuscito ad entrare nella sua persona". Manette.