Tre nuvole rosse, arancioni
sospese nel cielo violetto
dopo la pioggia.
Tre strani pensieri, batuffoli
erranti da emisfero a emisfero
durante la sera.
Tre piccole anime, angeli
a volo da universo a universo
sorpresi nel tempo.
Adesso.
lunedì 11 agosto 2008
giovedì 7 agosto 2008
Venere assurda
Venere assurda nelle tue pretese
non ridi e non arrivi a fine mese:
tacciono i venti, i mari e le stagioni
e i giorni tuoi si fan sempre più lunghi.
Gran chiasso e confusione nella mente
vestita d'esteriorità fra quella gente
con gesti esibizioni plateali
d'un angelo rimasto senza ali.
Non posso darti aiuto né curare
quello che porti dentro come un male.
Non posso darti niente, né sperare
di comprender l'inferno che ti assale.
Rimango come sole alla campagna
che la scalda in silenzio e l'accompagna.
non ridi e non arrivi a fine mese:
tacciono i venti, i mari e le stagioni
e i giorni tuoi si fan sempre più lunghi.
Gran chiasso e confusione nella mente
vestita d'esteriorità fra quella gente
con gesti esibizioni plateali
d'un angelo rimasto senza ali.
Non posso darti aiuto né curare
quello che porti dentro come un male.
Non posso darti niente, né sperare
di comprender l'inferno che ti assale.
Rimango come sole alla campagna
che la scalda in silenzio e l'accompagna.
Venere assorta
Venere assorta nelle tue ragioni
non piangi la tua vita e non ricordi:
passano i venti, i mari, le stagioni
e i giorni tuoi si fan sempre più corti.
Silenzio di pensieri pieno e vano
riflette dentro e fuori ad ogni passo,
gesti del tuo noioso quotidiano
discendono dall'alto verso il basso.
Non posso darti aiuto, né curare
quello che porti dentro come un male.
Non posso darti niente, né sperare
di comprendere l'inferno che ti assale.
Rimango come neve alla montagna
che le fa da coperta e l'accompagna.
non piangi la tua vita e non ricordi:
passano i venti, i mari, le stagioni
e i giorni tuoi si fan sempre più corti.
Silenzio di pensieri pieno e vano
riflette dentro e fuori ad ogni passo,
gesti del tuo noioso quotidiano
discendono dall'alto verso il basso.
Non posso darti aiuto, né curare
quello che porti dentro come un male.
Non posso darti niente, né sperare
di comprendere l'inferno che ti assale.
Rimango come neve alla montagna
che le fa da coperta e l'accompagna.
domenica 3 agosto 2008
Ella - Parte Prima
Il suo Destino era un clan: un clandestino arrivato da chissadove su una barca chissaquando attraversando l'oltremare. Ella aveva occhi blu oltremare, ma si potevano ammirare in tutto il loro splendore solo al mare, dove il suo sguardo faceva tremare. In quel modo, poteva scegliere in quale dei tre mari tuffarsi. Di solito sceglieva il mare minore, così, per abitudine alla prudenza. Era per lei quasi un rito, anzi un prurito, poiché era allergica a molte cose. Ella ospitò il clandestino nella vecchia casa, giusto il tempo che lui trovasse una sistemazione, una galera o un foglio di via. Larga è la foglia, stretta è la via, un giorno il clandestino non fece ritorno. Poteva essere un mercoledì. Ella pensò che fosse un venerdì, così, per assonanza con Robinson Crusoe. Impara l'arte... Ella pensava invece: impara l'arto, e mettilo da parto. La bambina nacque un po' prima del previsto, per quanto si potesse prevedere in base alla data del concepimento. Ella la chiamò Prima. Per secondo nome volle metterle Parte. Perchè faceva parte ormai della sua vita. E qui finisce la Prima Parte. A seguire si ammireranno Ammiragli, suoneranno sonagli, penderanno pendagli, e tutto il resto, in piccole monetine.
sabato 2 agosto 2008
Ella - Incipit
Ella viveva in una vecchia casa, mezza diroccata e mezza sciroccata. Una stamberga, un ex albergo che le ricordava un ex: Alberto. Una vecchia bicocca rimasta in frigo, senza "al". Di nuovo Alberto. Alle volte sembrava anche un po' sciroppata, come una pesca. Quella pesca di beneficienza dove aveva conosciuto Alberto: come dimenticarla ? Già, anche Carla, eccellente nei consessi di menti... dimenticarla ? E poi un consesso non è mica un congresso. Lo dice la parola stessa. Un-due-tre: stessa ! Stupido gioco che faceva coi cugini, da piccola. E poi, si sa, l'ozio è il padre dei cùgini. Ginecologi, ne aveva conosciuti diversi: tutti strani, chi per un verso, chi per l'altro. Come i poeti: tutti anima-e-sesso. Lei invece, come Boccadirosa, metteva il sesso sopra ogni cosa. Ma talmente sopra, che a volte non ci arrivavano le aquile. A volte, ci arrivavano gli avvoltoi, che sono affini agli accappatoi (pensava, un giocattolo da cucina: "a cappa toy", oppure una fabbrica di giocattoli: "A.K.Toy"). E mentre pensava, continuava a vivere: questo l'aveva sempre sorpresa. Come la "vespa Teresa", lo scooter che uno dei suoi cuginecologi le aveva regalato (usato) quando aveva 14 anni (la vespa). Ella invece a 14 anni non era ancora stata "usata". Ma non lo sapeva. Andava incontro al Destino come una lettera va incontro al suo destinatario. E infatti lo incontrò.