Lui non sapeva di esserlo. Un Elfo. Quello era il nome che gli avevano dato gli Umani, strani esseri con la pretesa di catalogare tutto. Senza le parole, gli Umani sarebbero morti in breve tempo. Lui invece no. Lui sapeva riconoscere le stagioni dall'odore che sentiva nell'aria. Persino la paura era per lui un odore: terribile, da fuggirne via lontano appena possibile. Oppure nascondersi in attesa che si dileguasse.
Anche con le orecchie si muoveva a suo agio, anzi con l'interpretazione dei suoni che gli giungevano attraverso le orecchie. Sibili, fischi, schioppi: tutto quello che la Foresta gli aveva insegnato, in 584 anni di onorata esistenza. Aveva un orecchio mobile, per ascoltare ma anche per segnalare discretamente: uno solo, però.
Ma la sua specialità era il tatto: riusciva a sentire cose che nessun altro sentiva. Passando in un certo modo le mani e le dita sui corpi, animati o inanimati che fossero, percepiva vibrazioni, elettricità, calore e le loro infinitesime variazioni. Al tempo stesso, riusciva a trasmettere tramite le mani molte energie positive. I suoi erano qualcosa di più che semplici "massaggi", sembravano vere e proprie sessioni curative. O almeno palliative di sofferenze e dolori. Non solo fisici.
Tutto questo era l'Elfo di Frida.