Zwirna stava lì, al bordo di quella strada polverosa, vicino alla fermata dell'autobus.
L'estate era calda, ma non come l'inferno che mi bruciava dentro.
Accostai. Senza parlare, aprii lo sportello. Lei salì, mormorando qualcosa sul prezzo. Feci segno di sì con la testa e ripartimmo. "Gira a destra" disse in un'improbabile italiano. "Ecco, ferma lì". "Da dove vieni" le chiesi, mentre cominciava ad armeggiare con la borsetta. "De Ukraina" disse. "Sono tutte belle come te, le ragazze ukraine ?" chiesi. Scoppiò a ridere, stringendosi nelle spalle. Era alta, capelli castano chiari, occhi marroni, magra, il seno piccolissimo faceva capolino dal vestito leggero. Chissà perché, si tolse le scarpe.
Fu tutto abbastanza rapido, fece un nodo sul preservativo e mi pregò di fermarmi vicino ad un cassonetto, dove se ne liberò lanciandolo dal finestrino. La riaccompagnai alla fermata. Un bacio sulla guancia e scese, restando lì in mezzo alla polvere e al caldo.
Non sembrava una prostituta. Piuttosto una che aspetta l'autobus. E pensai che io il mio l'avevo ormai perso.