Usciti dal lavoro, ci si trovava, si andava a parcheggiare la macchina in riva al lago e, mentre le coppie intorno a noi mettevano a dura prova le sospensioni delle loro utilitarie, mentre i loro finestrini si appannavano, anche i nostri finestrini si appannavano, e i miei onnipresenti fazzoletti di carta finivano immancabilmente per asciugare lacrime versate per l'infame di turno. Tutto qui. Solo in un paio di casi la tristezza, lo sconforto e l'amicizia portarono a qualcosa di più intimo.
Ero bravissimo ad ascoltare, a trovare le parole giuste per curare scottature e alleviare i dolori del cuore. Per questo le amiche da consolare non mancavano mai.
E il giorno dopo tornavano fra le braccia dell'infame che le faceva soffrire, o al massimo fra quelle di un altro che era rimasto prudentemente in disparte.
Mentre io passavo i miei weekend a scattare foto in Val D'Aosta, aspettando.