martedì 20 ottobre 2015

La Regina degli Ivi e il Principe misterioso - parte seconda

Improvvisamente il Principe sentì che qualcosa o qualcuno si stava muovendo nello stanzone, quasi dietro di lui. Da esperto guerriero si voltò molto lentamente e scrutò tra le fosche lingue di luce della lanterna. "Non temete" disse una voce dalla semioscurità "sono io, la Regina". Infatti, appena la sua vista si fu adattata, il Principe scorse la ben nota figura della Regina. Fuori dal Trono appariva piuttosto piccola, e la pesante vestaglia la faceva sembrare ancora più irreale, ma dai suoi occhi balenava uno sguardo inconfondibile. Il Principe fece un profondo inchino. "Maestà, perdonate: non riuscivo a dormire a causa di un forte dolore qui nella spalla". "Non c'è nulla di cui scusarsi" rispose la Regina con un cenno che poteva significare superiorità ma anche un moto di affetto. "Anche io stanotte non riesco a dormire, ho fatto sogni terribili".


Era piuttosto evidente l'imbarazzo che colse entrambi in quella situazione, ma per un po' rimasero in silenzio, come se si stessero studiando. Poi fu il Principe a parlare, e chiese: "Posso fare qualcosa per Voi, mia Regina?" e lei rispose: "No grazie, mi preparerò una tisana". Poi si lei avviò verso le cucine, che evidentemente ben conosceva per essere state teatro dei sui giochi di bimba, e sparì alla vista del Principe. Lui decise che era arrivato il momento di tornare nella sua brutta stanza e così lanciò il suo saluto verso il passaggio che dava alle cucine: "Buona notte, a domani, mia Sovrana!". Non udì la risposta.



L'indomani il Principe si svegliò presto e scese alle mense per cercare mettere qualcosa sotto i denti: aveva una gran fame, e il dolore alla spalla era passato. Le cucine erano animate da grande agitazione, per la preparazione del pranzo che la Regina stessa aveva ordinato più ricco del solito, a cagione di "un ospite di riguardo". Il Principe afferrò un paio di crostini con salsiccia, meritandosi gli insulti di una delle cuoche, e notò, in mezzo alla confusione che regnava nelle cucine, una tazza vuota che ancora -gli sembrò- profumava di tisana. Forse quella usata dalla Regina quella stessa notte. Rifocillato e rinfrancato dalla scomparsa del dolore, scacciò i pensieri notturni e si predispose ad adempiere il compito che gli era stato assegnato.



La Sala delle Udienze era stata riaperta per l'occasione. Le finestre spalancate lasciavano entrare la luce calda del sole, e per fortuna non c'era stato bisogno di accendere i lampadari, visto che l'olio ormai scarseggiava a causa del protrarsi delle guerre. La Regina si accomodò sul Trono, attorniata dai maggiori suoi Ministri e Consiglieri, come si conveniva alla circostanza.



Fu annunciato e introdotto il Principe, il quale, con il consueto cerimoniale fatto di inchini e frasi convenzionali dirette alla Regina e alla sua Corte, porse il prezioso messaggio e restò in attesa di una regale risposta. Che non tardò ad arrivare: "Molto bene, egregio Principe, esamineremo questo documento e ci pronunceremo appena possibile, nel giro di qualche giorno. Per oggi, voglia la Signoria Vostra onorarci della Sua presenza al banchetto che abbiamo organizzato per l'occasione". Il Principe ringraziò caldamente la Regina e si congedò in attesa che arrivasse l'ora di pranzo.



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Il pranzo fu sontuoso, come può esserlo un pasto preparato per i più alti esponenti politici di un Regno sfinito da anni di continue guerre coi vicini litigiosi. Tutta l'atmosfera fu estremamente formale, pur nei canoni della cordialità che si deve quando è presente un ospite di riguardo. Ben presto i commensali furono liberi di congedarsi, non prima di aver reso omaggio alla sempre adorabile Regina. Nessuno le credette veramente quando disse: "Ora potete andare, devo dedicarmi alla stiratura".



Il Principe passò il pomeriggio visitando la Città degli Ivi, che fino allora aveva visto soltanto di sfuggita. Oltre al maestoso Castello coi suoi bastioni, il fossato, i merli, si addentrò nel Parco degli Ivi, dove potè ammirare molte specie di alberi e piante, alcune delle quali erano state portate in dono da Ambasciatori di Paesi lontani. Abbondante anche la fauna che ivi dimorava felice, fra gli altri notò: scoiattoli, marmotte, usignuoli e merli.



Calò presto la sera, e una luna immensa ricoprì d'argento i campi e gli alberi, i tetti delle modeste magioni e le svettanti torri del Castello. Il Principe stava per rientrare al suo triste alloggio presso la Locanda, quando con sua grande sorpresa incrociò la Regina.



Ella passeggiava sola, con l'aria di chi nulla teme e non ha fretta di ritirarsi nelle Sue stanze. Senza porre altri discorsi in mezzo, la Regina invitò il Principe a cenare con Lei al Castello. Il Principe, ovviamente, accettò: come avrebbe mai potuto rifiutare un così regale invito?



La cena trascorse amenamente, con la Regina che raccontava aneddoti relativi alle specie esotiche presenti nel Parco e il Principe che sosteneva la conversazione con racconti dei suoi viaggi. Il cibo era buono e anche il vino scendeva bene. Solo nella gola del Principe, però, perché la Regina non beveva alcolici. 



Dopo cena, un'altra sorpresa attendeva il Principe...