venerdì 8 luglio 2005

Il Grande Mirtillo

Roma, sei la mia Città, e allora per una volta voglio parlare di te. L'idea me l'ha data una persona con cui ero a cena: sei tante piccole città dentro una grande Città. C'è la Roma dei turisti, la Roma archeologica "mordi-e-fuggi". Sei la Roma dell'Arte e della Cultura: quanti eventi, mostre, spettacoli trovano affettuosa accoglienza nel tuo ventre ogni giorno ! E quanto è difficile non farseli sfuggire: noi romani siamo "pigri" per carattere, non ci piace uscire dal comodo guscio del nostro quartiere se non pe validi motivi. Ma siamo anche socievoli e "caciaroni", inclini a farci trascinare da qualche amico in improvvisate serate anche senza un tema premeditato.


Ma ho divagato, sto parlando dei romani e non di te. C'è ancora la Roma variegata dei diversi quartieri, popolari (quelli che festeggiano uno scudetto calcistico cambiando colore all'asfalto delle strade) o a volte aristocratici. C'è la Roma delle periferie, dei "ghetti" contemporanei e post-moderni che riropongono con infinita crudeltà un altro Ghetto, che fu parte integrante della tua storia.


C'è la Roma dei platani e dei fiumi: il biondo Tevere e il più trascurato Aniene, sulle cui rive sono nato.


C'è la Roma che lavora: quella dei Ministeri, ma anche quella delle fabbriche, degli uffici, dei ristoranti, dei bar, degli alberghi, e chissà quante altre attività che non riesco ad elencare tutte.


Sei una città matrona, a volte un po' matrigna, che tutti accoglie fra le sue polpose braccia, a tutti dispensa quella saggezza antica ma sempre attuale, che sembrerebbe a volte rassegnazione, ma a guardarla bene offre riparo alle avversità della vita di ogni giorno.


Non mi piace paragonarti, perché non te lo meriti, perché sei unica, perché così ti conosco e ti amo, ma se New York viene chiamata "la Grande Mela", io ti chiamerei "il Grande Mirtillo".


Perdonami con un abbraccio.


un tuo affezionato figlio