domenica 20 dicembre 2009

Acqua sul fuoco

Acqua sul fuoco

ma non potrà spegnerlo

solo scaldarsi.


Puliti gli occhiali

per vederci meglio

nonnina mia.


Non nevica fuori

il tramonto è viola

fa molto freddo.


Sorseggio

quel che resta

della vita.


martedì 15 dicembre 2009

Delirio d'inverno

Non sono io, non sono io

quel vecchio là

riflesso nello specchio.


Pensa se mai dovessi un giorno

svegliarmi e riconoscermi

con i capelli bianchi

la barba incolta

i piedi strascicanti

pieno di acciacchi

e un pò rincoglionito,

lo sguardo fisso

dietro la finestra e vuoto.

Non sono io, l'ho detto e lo ripeto.


L'inverno lo terrò come tappeto.

venerdì 4 dicembre 2009

Nel vento

Enigmatico volo di stormi che migrano,

formano arcani triangoli

e volano in circolo.


Vanno nel grigio-scuro del vento

sullo sfondo di nubi ghiacciate

a cercare salvezza d'inverno.


Torneranno al ricordo d'un nido

che li vide felici esperanti

d'un linguaggio da re.


Cambieranno nel vento la sorte

rotolando stagioni.

domenica 29 novembre 2009

Inverno

Non verrò a frugare nei tuoi nascondigli:

ho troppo da fare per cercarmi dentro i miei.


Voglio osservare l'inverno che arriva

fin dentro l'inverno che nasce dentro.


Le foglie gialle diventano secche

ogni giorno, ogni giorno di più.


Sbriciolarsi è la virtù del tempo

come se non si fosse mai stati uniti.


La malinconia è una coperta che non scalda

un materasso di vetri taglienti, su cui rivoltarsi.


E il gelo non invecchia.

domenica 22 novembre 2009

La Luna a spicchi

Mi sembra ancora luna

lo spicchio che si vede alla finestra

chiuso qua dietro ai vetri

siccome si conviene ai vecchi

che del freddo temono i malanni.


Non piangere però

se l'acqua andò versata

sui panni di un amore che non è

acqua di rose amore.


Il tempo aspetta, muto

e noi si osserva

dell'umana pietà

il candido silenzio.

lunedì 9 novembre 2009

Il muro sopra Berlino

Il muro sopra Berlino.


muro1_m

lunedì 2 novembre 2009

Un giorno

Suonerà ancora la sveglia, ma non sarò lì a sentirla.

Un'eterna Primavera riempirà i miei occhi, e sarò libero.

Un cielo senz'aria mi colmerà la mente, e sarò ovunque.

In un tempo senza minuti.

domenica 25 ottobre 2009

L'infinito Momento

non resta che dar le spalle

e andarsene al più presto

da Sodoma e Gomorra,

senza voltarsi indietro


non resta altro

che polvere di stelle e sogni

andati a male

sirene da cui ricominciare


cambia nel tempo

il tempo dell'attesa

e l'attesa degli attimi

l'infinito momento


detto "felicità"

venerdì 16 ottobre 2009

Scansione

Risuona una campana

muta che richiama

all'ordine

costituito.


Il dovere di prudere

è un dolore

una fitta a volte

un giramento di testa.


Scandisce la campana

le ore del fastidio

e gli attimi di oblio

nel volo s'intromettono


planando piano.

martedì 15 settembre 2009

Samarcanda d'Agosto

Fra uno spazio e l'altro

giace la vita

e trascina mentre si trascina

a galla, a galli,

a falsi e veri gialli d'agosto.


Morte mia non ti conosco

né mai vorrei, se potessi

ma tu m'incanti e mi corteggi

giù fino a Samarcanda.


Resta vero qualcosa

e rimane infine

esclamativo

il punto.

domenica 30 agosto 2009

Tramonto

C'è un prima e un dopo

dove tramonta il sole,

c'è sempre un'alba incerta

dietro la curva sicura ed assoluta

della Terra.


Rotola e non rivolta

l'intreccio dei destini

a volte avvolge

ma non muta

la mia coscienza

muta.


Amori clandestini.

mercoledì 19 agosto 2009

Come

Come quelle cose buttate alla rinfusa sul divano, come i miei pensieri che non vogliono più diventare anima, come foglie di rosmarino, verdi e poi secche.


Come i colori della musica, come il respiro del mare, come le infinite sfumature del cielo al tramonto.


Come una presenza naturale, come l'acqua che corre, come l'alito fresco di mille primavere, come la pioggia inutile, come un lampo e poi il buio.


Passare.

sabato 15 agosto 2009

Ricorrenze

Il 15 agosto di tanti anni fà venni avvisato da una telefonata che l'avevano portata all'ospedale. Stavo mangiando, in cucina come al solito, con tutta la famiglia.


Mi vestii in fretta e mi misi in macchina, col caldo estivo (non avevo l'aria condizionata in macchina, allora) e guidai come un automa verso quel lontano ospedale.


Mi venne incontro Marcello, un cugino di mio padre, con una faccia che non lasciava dubbi, e mi disse subito: "Non ce l'ha fatta". Dietro di lui sua moglie, che sorreggeva mio padre, incredulo e scosso.


Rimasi impassibile per un po'. Andai a vederla: l'avevano sistemata su un tavolo di marmo. Era bianca come quel marmo. Nessuna espressione sul suo volto.


Dopo poco il piccolo corteo di auto si mosse verso il paese. Io rimasi da solo in quel percorso.


Piansi disperatamente la perdita della donna più importante della mia vita, quella che avevo amato e odiato più di ogni altra persona al mondo.


Ne conservo una piccola foto in bianco e nero, che la ritrae da giovane, alla finestra.

sabato 1 agosto 2009

L'isola di vetro

Quando le chiesi più forte che mai


-a mia madre-


perché nonna era nella grande culla di legno


            dove va?


mi avesse cantato va ad Avalon


non avrei pianto


                        mi ha risposto: "in cielo"


acciderba, ah


ho pensato


e come ci vado in cielo


se io vado ad Avalon?


 


Non ho chiesto più nulla a mia madre


per via dei molti bivacchi tra le stelle.


Al bivio troverò pure


l’insolente fortuna di un solco, una voce


trasparente


vecchia di nera morte. Come un urto improvviso.

mercoledì 29 luglio 2009

Pannamore

Scioglie il caldo

la pannacotta con le more

e gli occhi tuoi nel fondo:

io perdolatesta !

domenica 26 luglio 2009

Dimentica

lunedì 20 luglio 2009

giovedì 16 luglio 2009

Rimandati a settembre

La discussione e l'eventuale approvazione del DDL che contiene l'estensione dell' "obbligo di rettifica" a tutti i siti informatici è stata rimandata a settembre.


(notizia ANSA)


Arrivederci!

sabato 4 luglio 2009

Come pioggia sul mare

Altre cose da dire avrò da dirti,

io che volevo

la mia vita come pioggia sul mare,

inevitabile ma inutile,

silenziosamente trasparente.


E non sfugge a nessuno

quello che porto dentro

come un destino amaro ma convinto:

la solitudine è spesso irraggiungibile.


Non so se poi cambiare serva a molto,

o non sia preferibile giocare

le brutte carte che si hanno in mano

giorno per giorno, senza far rumore.


La nuvola bianca e nera

spinta dal vento

mi porta avanti e poi mi porterà

come pioggia sul mare.

sabato 13 giugno 2009

Oleandri d'agosto

Forse sarà il silenzio

degli oleandri rossi

dal vento accarezzati

ad accompagnarmi lungo il viale.



Nessun ricordo liquido

si fa sentire

nel caldo torrido

o semplicemente estivo.


Cammino e non respiro

l'aria d'agosto:

la sabbia sotto i piedi

scricchiola al presente.



Sarà certo il silenzio

composto e dignitoso

degli oleandri rosa

ad accompagnarmi finalmente fuori.

domenica 7 giugno 2009

La notte della Luna piena

Non andare, non andare, disse la mia Coscienza. Resta da solo, resta da solo. Che cos'hai da spartire con una manica di presuntuosi maleducati che si credono "arrivati" ? Meglio stare lontano dalla mischia dei "concorsisti" a cui piace vincere o perdere. Non è questo il gioco. Questo è solo il loro gioco, non il tuo.


Guardai nel cielo: c'era la Luna piena. Limpida come non mai. Sorrideva. Le sorrisi. Arrossì.

domenica 31 maggio 2009

Asturie e nasturzi

Asturie e nasturzi

di viaggi immaginari della mente

fanno profumo e vento.


Cambiano le molecole

che scorrono nel mondo

e nelle vene i globuli.


L'informazione persa,

ritrovata o finta

non costruisce altro.


Cattedrali di ghiaccio

sciolgono al sole

in un deserto d'anime.

domenica 24 maggio 2009

Strade in salita

Queste strade che tirano in salita !

Peccato forse che non so distrarmi.

Andrò a prendere un caffè al solitoposto

e pure un dolce per neutralizzare

quel pesante veleno

che l'Industria Farmaceutica m'impone.


Domani arrivi e porti l'allegria.

La vita pazza dura pochi istanti.

Ti guarderò negli occhi che mi guarderanno:

saranno le farfalle.

Domani te ne andrai: ci ho fatto l'abitudine

perché soffrire è parte della vita.

E queste strade tirano in salita.

giovedì 21 maggio 2009

Un pomeriggio bestiale

Avevo passato due ore del mio inutilepomeriggio a guardare i due pappagallini rinchiusi nella loro gabbia, mentre aspettavo il dottorediabolico. Il maschio era un po' più grosso e di colore biancazzurro: sembrava un pappagallaziale. Lei era tuttabianca, anzi credo che si chiamasse proprio Bianca. Parlava in continuazione, cercando di coivolgere lui in una conversazione che era piuttosto un monologo con piccole interiezioni, come una lezione ripetuta a pappagallo.


Dopo la visita del dottorediabolico uscii, e vidi un gattoscuro attraversarmi la strada: "sarò sfortunato, ma poco, perché non sei esattamente nero" pensai, tra me e lui. Un po' più avanti, scendendo lungo il marciapiedi, vidi un gattosdraiato sopra un muretto. Nella direzione opposta alla mia saliva un canealguinzaglio, che non aveva ancora notato il gattosdraiato. Aveva caldo, anche perché faceva un caldo da cani, e la lingua gli penzolava fuori dalla bocca semiaperta, sgocciolando saliva. Intanto anche il suo guinzagliopadrone saliva.


Passai di proposito in mezzo fra cane e gatto, troppo vicino al gattosdraiato, che, evidentemente infastidito, scese dal muretto però dalla parteopposta a quella del canealguinzaglio.


Chissà se quel gatto avrà capito che lo avevo eroicamente salvato dall'inevitabile aggressioneringhiosa.

domenica 17 maggio 2009

La terza domenica di maggio

Il corso pieno di chincaglierie

nella terza domenica di maggio

rimanda odori del nostro caffè

impressioni che s'incastrano alla mente

sogni di giorni e notti e giorni

e d'altri tempi.


Da nord tira un vento:

sa di lieve inquietudine, di tenere incognite.

Fa caldo anche all'ombra

di voci ottusamente aliene.


Da nord tira il vento

di estate di nulla vestita

di sogni e di fate

di fiori e di altre realtà.


Così tira vento e trasporta

pensieri visioni

ed altre illusioni.


Da nord, da nord-ovest.

sabato 16 maggio 2009

Bacio

Ti bacio

sotto gli archi e gli alberi,

ti bacio

fra le sopracciglia e il cuore,

ti bacio

e ti conosco appena,

da due anni e un secolo,

ti bacio

fra foglie e fragole,

ti bacio

nella pioggia sottile

e sotto il sole,

all'ombra delle mura

diroccate

ad aspettare

il nostro amore.


Ti bacio

di castagne

e viole.

mercoledì 8 aprile 2009

Un cielo di aquiloni

A tutti i bambini morti: perché morire quando si è ancora cuccioli è sempre un'ingiustizia di Natura, anche se spesso avviene per mano dell'uomo, o a causa sua.


Posso stendere un cielo di aquiloni

sopra la testa dei bambini (buoni)

perché sai, di cattivi non ne ho visti mai:

e più di altri lo so bene io, che porto

primavere dentro dove inverno è fuori

e slaccio arcobaleni di colori.

domenica 5 aprile 2009

Infine

Resto

paralizzato da un maldischiena

forse

influenzato da un virus

sicuramente

libero nella coscienza.


Trarrò

altro tempo al mio esistere

vedremo

fiumi di luce al tramonto

infine

di quest'anima candida.

giovedì 5 marzo 2009

Tenore Di Vita

Il tenore Di Vita era un vero artista. Gli piaceva essere alto: non eccessivamente alto, però un bel po' sopra la media. Suo padre gli aveva messo nome Giacomo, in onore del grande Puccini -- diceva. Così sul biglietto da visita era "Giacomo Di Vita, tenore".


Da una vita ormai era costretto a sorridere quando qualche amico ben introdotto lo presentava a conoscenti: "vieni, ti presento il Tenore Di Vita" "Piacere ! La trovo in forma, per niente incerto né traballante. Sono Osvaldo Degli Inguacchi, Procuratore Artistico. Le interessa una collaborazione ? Potrei farLa crescere ancor più, come merita la Sua fama". "Ma veramente" si schermiva Giacomo "non vorrei poi crescere troppo, sa... di questi tempi si rischia di precipitare in fretta. E credo che sia molto peggio doversi ridimensionare dopo un successo arrivato all'improvviso, piuttosto che accontentarsi del mio attuale livello". "Va bene" rispondeva il Procuratore Degli Inguacchi "Le lascio il mio biglietto da visita: nel caso ci ripensasse, mi chiami, sono a sua disposizione" e poi a bassa voce, con fare sornione "qui nell'ambiente il mio nome è Bond, Argentino Bond".


Dopo colloqui come questo, il nostro Tenore Di Vita rimaneva perplesso, pensava al suo "Future", ma era confuso, come uno che avesse preso un bel po' di BOT in testa. Ma in fondo aveva un buon carattere, e alla fine si rendeva conto di non avere Obbligazioni con nessuno.


Ogni volta che passava dalla stazione principale di Roma, si chiedeva quanti fossero "pronti contro Termini", ma poi scrollava la testa e perdeva ogni interesse all'argomento.


La maggior preoccupazione del tenore Di Vita era l'economia: cercava di essere parsimonioso in tutto, anche nei "Do di petto", che lui trasformava in "Do di stomaco", senza alcun interesse.


Nel poco tempo libero, in un'esistenza che purtroppo non concedeva sconti, gli piaceva leggere i fumetti giapponesi dei suoi eroi preferiti: TAN e TAEG.


Nemmeno la sua vita affettiva poteva dirsi serena. Tutto il suo interesse pareva concentrato in un animaletto che teneva sempre con sé, il Tasso. L'aveva preso ad un'asta fallimentare di un negozietto chiamato "Insider Trading", ma di questo si vergognava un po'.


Gli ultimi anni della sua esistenza, dopo essere andato in pre-pensionamento a causa di una crisi, sembrava diventato estremamente basso, al punto che non riusciva ad arrivare alla cena, che il Governante gli preparava sul Tavolo degli Accordi Sindacali.


Quando morì, volle farsi tumulare in una Cassa Integrazione. Ora riposa nel Cimitero degli Elefanti e degli Artisti. La lapide recita:


"Tenore Di Vita, n. Giacomo"

mercoledì 4 marzo 2009

Naturalmente

Non ho forma in cui scioglierti

perché tu sei oltre la forma.


Tu sei linfa e corteccia,

tu sei foglia e radice,

tu sei il fiore promessa del frutto.


Sei profumo e colore

sei rugiada, sei vento, sei raggio

riflesso sull'onda del mare.


Sei Amore.

martedì 24 febbraio 2009

Archimede

Nella serie geometrica dei giorni

ogni punto s'avvolge intorno a un punto.


E non è fumo di quella spirale

a farmi andare e dopo ritornare

uguale e un po' diverso, forse dimenticato:

nuovo sopra il cuscino vecchio d'un divano

che non ho mai avuto.


Tu non mi vedi

e io singhiozzo

piano.

venerdì 20 febbraio 2009

Comete

Comete come te

ne ho viste poche

anzi nessuna

con gli occhi verdi

e con la chioma bruna.


Tu m'incateni e canti

tu m'incanti

come ad Ulisse fecero Sirene

e non mi stanco

nelle sere piene

d'osservarti la schiena

e carezzarti il viso.


Non cerco Paradiso

altro che te

e tu per me

sei l'Universo intero.


venerdì 13 febbraio 2009

Insolito

Di solito è l'autunno che fa venir voglia di guardarsi dentro, di fare il bilancio della propria vita. A me succede anche poco prima della primavera, anche senza guardarmi allo specchio. Tanto, non mi riconoscerei. Chi è quel cinqantacinquenne mezzo calvo, coi capelli grigi, la barba bianca e gli occhiali che mi guarda senza espressione ? Non sono io. A me piace essere allegro, ma non spensierato, serio, ironico, a volte burlone. Sto bene da solo e in compagnia. Mi piace meditare e inventare sempre cose nuove, scoprire, viaggiare, conoscere persone. Persino discutere e se necessario litigare. Ma non essere accusato, né sentirmi in colpa.


So di essere un uomo fortunato. Ho avuto tutto dalla vita, oppure niente: secondo da che parte si guarda. Ho avuto sempre qualcosa in più di quello che mi serviva per sopravvivere, ma ho sempre vissuto in maniera parca e moderata. Sarà perché da piccolo ho sofferto la fame davvero, sarà perché non mi piace montarmi la testa. Non sono mai entrato nella spirale che ti fa accumulare sempre più cose e ti fa sentire sempre scontento di quello che hai. Non mi interessa il confronto con gli altri, e gli "status symbols", come un certo tipo di macchina, orologio, vestito, telefonino mi sembrano ridicoli e insignificanti.


Mi ha sempre meravigliato ciò che accade intorno a me, vicino e lontano. Mi sono sempre sentito "in mezzo", come se fossi arrivato al momento giusto. Ho fatto in tempo a vedere una certa parabola nella sua parte ascendente, così come ora ne osservo la curva discendente: non ho mai pensato di essere un piccolo insignificante individuo in mezzo a qualche miliardo di persone che si affannano su questa palla né grande né piccola, da qualche parte dell'Universo. Ci sono talmente tante cose da conoscere e da esplorare, che una vita intera non basta.


I miei antenati erano persone dalle convinzioni solide, anche se a volte poco efficaci, e mi hanno trasmesso il senso che "qualcosa si muove", che non siamo fermi fra un passato misero e un futuro squallido, in un presente sbiadito. Per me, il passato era un mondo diverso, a volte incomprensibile, ma che comunque ha generato questo presente. Il presente ci dà l'opportunità di fare qualcosa. Le differenza è che cosa facciamo e come lo facciamo. Non importa dove e quando, ma come e soprattutto con chi. Questa è la mia percezione dell'Amore. Il futuro può far paura a chi non sa fare, a chi aspetta che gli venga indicata la strada "giusta" da percorrere, dimenticando che le strade possono essere tutte giuste o sbagliate: dipende da come e perché le si percorrono. E per andare dove. Il futuro è ciò che chiamo "spirito", il futuro è "virtuale" per eccellenza.


Mi piace ogni tanto essere considerato "il primo e l'unico", anche se so benissimo di non esserlo in assoluto. Quello che conta è la percezione, la convinzione. Qualche volta nella vita ci sono riuscito. Me lo ricordo, e mi basta. Non ho bisogno di altro per dire "ho vissuto".


Mi piace indagare nei misteri della coscienza, della psiche, della parte più organizzata e complessa della mente. Si possono fare viaggi pericolosissimi e arrivare in luoghi meravigliosi. Ci si può perdere, proprio come è successo a tanti esploratori "reali". Ma i tesori che si trovano sono tali da fare invidia a qualsiasi pirata che si rispetti.


Odio la violenza, sotto qualsiasi forma. Convincere è vincere, costringere è come dichiararsi sconfitti in partenza. I momenti peggiori della mia vita li ho passati quando sono stato messo con le spalle al muro, poche volte per fortuna. Ho dovuto tirare fuori tutta la mia forza e trasformarla in violenza, per sopravvivere. Non vorrei averlo dovuto fare, e non vorrei rifarlo per tutto l'oro del mondo.


Non mi piacerebbe conoscere troppo del mio futuro: potrei morire fra pochi minuti oppure vivere cent'anni. Mi dispiacerebbe solo non riuscire a vedere la primavera che arriva. Che cosa farò questa estate ? Ne riparliamo in autunno.

venerdì 6 febbraio 2009

Io

So che non so

e mi fermo

nel respiro

mentre corro con la mente

nelle sue praterie senza fine.


Seguo il profilo

il mio, a memoria

e mi sorprende

quando lo guardo magari

dentro uno specchio.


L'unico

che conosco

veramente.

domenica 25 gennaio 2009

Arrivando Febbraio

Arrivando Febbraio

gelo fuori, gelo dentro

i dolori allontanano

sogni e realtà di oggi.


Sfuma un comignolo

da una casa lontana,

tremano rami spogli

al sole pallido.


Improvviso si fa nero

a ricordarci infine

l'eterno silenzio

dei sensi.

mercoledì 21 gennaio 2009

Out

malva e rosaspina

il silenzio resta in piedi

alla fronte

..............sta

nelle fette biscottate, solo due

insipide integrali

chicchi di grano ignari

non ci saranno altri ornamenti

se non la marea dei pensieri, credo

sono stato re

dello scolapasta tra occhi e pancia

la tazza parla di noi

quando il destino non sa

che strada prendere

mi amo

per aver vissuto belle giornate

lentamente

alla cieca, per le strade buie

un sonno agitato, come si fa

--- ancora una carezza della sera

pensarti e restare a indovinare

lunedì 19 gennaio 2009

Y-ipsilon Pillow

         Immaginate pure la meraviglia quando si trovò per la prima volta alle prese con me, il signor X.


Non poteva certo conoscere il mio vero nome. Neanche lui in effetti aveva un nome, non si chiamava e non veniva chiamato. Niente nomi e niente cose da nominare, proprio niente. Insomma, il linguaggio – così almeno devo supporre – era alieno sul suo coso, come si dice,  sul suo pianeta. Proporzionale, credo, alla sua alienazione terrestre qui, dove tutto ha un nome invece e nessuno si comprende. Considerando che questo è il quinto giorno che trascorre in mia compagnia, la curiosità ha già superato lo spavento e lo stupore iniziale reciproco.


 


L’Osservatorio di Griffith è il mio tetto. Sono studente all’Università di Los Angeles ma mi arrangio  a fare il guardiano notturno qui, dove spero un giorno di entrare dalla porta principale. Di sabato, quando cioè non ci sono scolaresche e l’accesso è riservato a pochi astronomi, spesso ne approfitto. Come studioso ancora dilettante scruto il cielo e applico i calcoli matematici che, interagendo con l’alfabeto, sono un’ottima medicina contro quelle domande vecchie ma vecchie “chi sono, da dove vengo, dove vado”.


Cosa faccio. Eh, scruto, l’ho appena detto e le distanze galattiche sono sentieri labirintici nello spazio: se entri devi saper riconoscere, al buio si impazzisce senza  nomi  e fatti numerici. Il fatto è che passo il mio tempo a cercare di dimostrare il centro di questo labirinto, un’ antica teoria egiziana secondo cui non siamo altro che corpi estranei in un corpo gigantesco. Dentro la sua pancia. Devo trovare l’ombelico, insomma, per essere pratici con voi non addetti. Cosa centra la cosa, com’è, la matematica con la pelle degli altri e la propria? Non lo so, quindi la uso. Non devo darle da mangiare né giustificarmi con lei degli sbalzi d’umo. No d’umore, volevo dire. La mia famiglia  forse non sa bene in quali acque critiche mi trovi: da un bel pezzo, più due che fanno tre per tre risultante in nove giorni esatti cinque giorni fa.  Cerco di uscire da questa pancia in qualche modo da solo per non pesare troppo sul bilancio lordo interno.


 


Puntavo il telescopio su Giove, quindi, su quella sua macchia roteante e colorata quando l’ho visto puntare il suo, suo, no, il suo, il suo ecco, il suo … occhio (?) dritto sul mio.


“Non è possibile. Si è possibile. E’ qui non là. Sospeso a mezz’aria”. Questo il mio primo pensiero. Un’enorme Y sulla … testa?


Se di sguardo si può parlare in tali circostanze, avrei definito il suo una pacifica alga marina e il mio un’ indecifrabile incognita incrociata. Un Mr X e un Y con Z disposizione alla credulità.


Ma cosa vi posso raccontare, io ho provato dopo essermi ripreso a parlargli anche gesticolando.


Nessuna risposta, non un suono, non un movimento delle … mani?


Ho avuto anche il dubbio di essermi addormentato e di vivere un sogno. Forse ero impazzito, il


gigante mi aveva individuato e attivato una terapia antivirus.


Ricapitoliamo: ci siamo osservati, io ho lasciato il telescopio, sono andato verso di … lui, lei, esso, essa? Serio. Giuro che non ho sghignazzato quando mi sono accorto che tremava, che era alto-alta appena cinque …(?), che era senza orecchie né bocca. Due immense pozze azzurre senza ciglia allargate nella più totale timidezza . Alla notte appeso-appesa come una stella. Ma non disse nulla. Così compresi che non c’era nulla da dire, soltanto supporre, immaginare, accettare e accettarsi senza un vero motivo né una spiegazione matematica o alfabetica.


Ma accidenti, almeno un perché avevo il diritto di domandarmelo e non avevo nessuna intenzione di trascorrere il resto della vita dal mio analista, non creduto e deriso da tutti.


 


Sono cinque g …. , che, gioi … , che, giorni che siamo qui. Se davvero ci sono e sono io.


Parlare da solo, si, ci sono abituato. Nella mia stanzetta. Risicata. Y-ipsilon mi ha seguito fin qui in tutto il suo bagliore blu. Non l’ho invitato-invitata, non sapevo come fare per invitarlo-invitarla ma c’è.  Neanche a dire che mi legge nel pensie, mangio parole, pensiero: non esiste leggere ciò che non è sensibilmente inscritto. Però mi guarda e mi guarda. E non dormiamo. Non facciamo altro che guardarci. Come si fa? Si adatta lui, lei, esso, essa oppure mi adatto io?


Non riusciamo nemmeno a toccarci, la distanza è sempre la stessa: se faccio un passo avanti


indietreggia fluttuando come gelatina snodata, se si muove mi immobilizzo alla curva opposta.


Ci studiamo, credo.


No, non è un ectoplasma. Non è una proiezione del Pianeta Proibito. Qualcosa non è. Qualcuno


nemmeno. Se qualcosa o qualcuno è qualcosa o qualcuno.



Pillow!”


Una voce robusta. L’ho udita bene.


Pillow!”


Una voce che fa eco così in tenerezza. Pillow? Da dove salta fuori ora questa altra presenza…


 


Ancora.


 


Caro, pensi che sia possibile?”


Jennifer, spero di si e che abbia la mia passione per le stelle


 


Ma caro …”


Dimmi Jen …”


 


Pensi che saprà già fantasticare prima ancora del nostro sogno?”


Non so, credo di si. Se sarà femmina la chiameremo Willow, flessuosa come un salice e avrà i tuoi


  occhi di cielo


 


E se maschioPillow, un gran sognatore


Pillow!”


Pillow!”


 


Per tutte le cellule, che faccio ora? Se fossimo due? Più di due?


Che confusione pazzesca, un intreccio di evoluzioni …


Dove?


Nasce?


Alfa?


Cromosomi, chi conta in fin fine.

sabato 17 gennaio 2009

L'uomo sbagliato

Ci sono uomini che senza particolare sforzo sono capaci di far soffrire le donne. Forse sono la maggioranza, comunque sono molto visibili. Azzarderei a dire che questo tipo di uomini attraggono molto le donne. Magari non tutte le donne, ma molte donne sì. Quando si crea questo tipo di legame, si trovano donne spesso in lacrime, disperate, che si lamentano di non riuscire a farla finita con "quel mostro", o altre analoghe espressioni. In realtà sono convinto che non vogliano affatto "farla finita".


Il problema, per me, nasce quando incontro una di queste donne, "vittima" di uno di quegli uomini: non mi interessa né dell'una né tantomeno dell'altro, ma ... queste donne sono altrettanto fortemente convinte che io possa fare qualcosa per loro. Niente di più sbagliato.


Non credo di essere capace di far soffrire una donna, né mi interessa farlo. Non creo aspettative, non mi interessano i giochi tipo "faccio quello per vedere come reagisce" o le fughe a rimpiattino. Non dico bugie in amore (eresia !).


Forse per questo mi fa piacere essere "l'uomo sbagliato". Non sognatemi, ci sono già abbastanza incubi nel mondo. Non chiedetemi aiuto: da molto tempo mi sono affrancato da legami di dipendenza emotiva. Amatemi, se davvero volete, così come io amo, quando davvero lo voglio: senza aspettarsi nulla in cambio.

martedì 6 gennaio 2009

Happy Fanny

Happy Fanny era una ragazza come tante altre, solo un po' diversa. Non pensava all'amore, né al denaro, né al cielo. Fabrizio l'amava, forse, ma a lei non importava. Happy Fanny si nutriva d'aria, e di margherite a primavera, per non parlar dei cervi. Correva nei boschi in cerca di funghi velenosi: quando li trovava, li osservava per un po', poi li salutava e li lasciava lì. Happy Fanny cresceva, fuori, ma dentro rimaneva sempre uguale: nutriva una gioia bambina che niente e nessuno le avrebbe mai strappato.


Era passato ormai tanto tempo, e quella notte ebbe un figlio. Maschio. Bussarono alla porta, ma la porta era aperta, e i soldati romani entrarono. Eseguendo gli ordini ricevuti, uccisero il bambino davanti alla madre. Un colpo di spada in mezzo al petto e via. Nemmeno si chiusero la porta alle spalle, uscendo. Happy Fanny ebbe freddo, quella notte.


Happy Fanny faceva strani sogni, la notte, ogni notte. Sognava bambini, sognava qualcuno da amare. Il semplice gesto di amare le era negato. Annegato nell'incubo lontano di una notte lontana. Era felice, Happy Fanny, aveva una casa calda, due gatti, un lavoro e tante finestre da guardarci dentro.


Un'alba trovò Happy Fanny distesa nel letto, più bianca del solito, nuda. Così come era venuta era andata. Tornata alla Casa del Mondo. Piccola ineguagliabile essenza di questo Universo.


Buona notte, Happy Fanny. Ritorna a trovarci fra un anno.

sabato 3 gennaio 2009

Il fischio del treno

Non credo che ci sia niente da fare.

Tutto procede avanti come prima.

La sera scende,

si accendono i lampioni,

rumori fuori scena -- e niente accade.


Consumo vita e vita mi consuma,

di piccoli secondi,

e d'altri sentimenti. Stanco di trascinare,

mi trascino, e nulla,

nulla porto nella borsa,

soltanto una borraccia

mezza vuota -- d'acqua.


Polvere e vento

e polvere d'intorno,

fan da cornice al poco che mi resta,

finto nell'oro e finto

nella testa. Un fischio da lontano

s'allontana, come di un treno

che quel tempo persi

chissà e non torna

oppure esso -- s'è perso.

venerdì 2 gennaio 2009

Aquila

Silenzio di voci. Un concerto di suoni e rumori carezza l'udito. Pensieri galleggiano come al mare d'estate. Mi prendo per mano a far girotondo. Mai niente si ferma: la chiamano "vita". Nessuno conosce il mio passo. Nessuno fa ombra al deserto. Immagini chiare di cielo, di quando volavo. Silenzio di rocce e di alberi alti. Tramonti inseguiti nel pieno dell'aria che porta lontano. Fa freddo la notte. Lassù arriva presto il mattino. Non cerco quel senso opprimente da scendere al suolo. Ancora un minuto, un millennio, una vita quassù, da regina del cielo.