domenica 20 dicembre 2009
Acqua sul fuoco
ma non potrà spegnerlo
solo scaldarsi.
Puliti gli occhiali
per vederci meglio
nonnina mia.
Non nevica fuori
il tramonto è viola
fa molto freddo.
Sorseggio
quel che resta
della vita.
martedì 15 dicembre 2009
Delirio d'inverno
quel vecchio là
riflesso nello specchio.
Pensa se mai dovessi un giorno
svegliarmi e riconoscermi
con i capelli bianchi
la barba incolta
i piedi strascicanti
pieno di acciacchi
e un pò rincoglionito,
lo sguardo fisso
dietro la finestra e vuoto.
Non sono io, l'ho detto e lo ripeto.
L'inverno lo terrò come tappeto.
venerdì 4 dicembre 2009
Nel vento
formano arcani triangoli
e volano in circolo.
Vanno nel grigio-scuro del vento
sullo sfondo di nubi ghiacciate
a cercare salvezza d'inverno.
Torneranno al ricordo d'un nido
che li vide felici esperanti
d'un linguaggio da re.
Cambieranno nel vento la sorte
rotolando stagioni.
domenica 29 novembre 2009
Inverno
ho troppo da fare per cercarmi dentro i miei.
Voglio osservare l'inverno che arriva
fin dentro l'inverno che nasce dentro.
Le foglie gialle diventano secche
ogni giorno, ogni giorno di più.
Sbriciolarsi è la virtù del tempo
come se non si fosse mai stati uniti.
La malinconia è una coperta che non scalda
un materasso di vetri taglienti, su cui rivoltarsi.
E il gelo non invecchia.
domenica 22 novembre 2009
La Luna a spicchi
lo spicchio che si vede alla finestra
chiuso qua dietro ai vetri
siccome si conviene ai vecchi
che del freddo temono i malanni.
Non piangere però
se l'acqua andò versata
sui panni di un amore che non è
acqua di rose amore.
Il tempo aspetta, muto
e noi si osserva
dell'umana pietà
il candido silenzio.
lunedì 9 novembre 2009
lunedì 2 novembre 2009
Un giorno
Un'eterna Primavera riempirà i miei occhi, e sarò libero.
Un cielo senz'aria mi colmerà la mente, e sarò ovunque.
In un tempo senza minuti.
domenica 25 ottobre 2009
L'infinito Momento
e andarsene al più presto
da Sodoma e Gomorra,
senza voltarsi indietro
non resta altro
che polvere di stelle e sogni
andati a male
sirene da cui ricominciare
cambia nel tempo
il tempo dell'attesa
e l'attesa degli attimi
l'infinito momento
detto "felicità"
venerdì 16 ottobre 2009
martedì 15 settembre 2009
Samarcanda d'Agosto
giace la vita
e trascina mentre si trascina
a galla, a galli,
a falsi e veri gialli d'agosto.
Morte mia non ti conosco
né mai vorrei, se potessi
ma tu m'incanti e mi corteggi
giù fino a Samarcanda.
Resta vero qualcosa
e rimane infine
esclamativo
il punto.
domenica 30 agosto 2009
mercoledì 19 agosto 2009
Come
Come i colori della musica, come il respiro del mare, come le infinite sfumature del cielo al tramonto.
Come una presenza naturale, come l'acqua che corre, come l'alito fresco di mille primavere, come la pioggia inutile, come un lampo e poi il buio.
Passare.
sabato 15 agosto 2009
Ricorrenze
Mi vestii in fretta e mi misi in macchina, col caldo estivo (non avevo l'aria condizionata in macchina, allora) e guidai come un automa verso quel lontano ospedale.
Mi venne incontro Marcello, un cugino di mio padre, con una faccia che non lasciava dubbi, e mi disse subito: "Non ce l'ha fatta". Dietro di lui sua moglie, che sorreggeva mio padre, incredulo e scosso.
Rimasi impassibile per un po'. Andai a vederla: l'avevano sistemata su un tavolo di marmo. Era bianca come quel marmo. Nessuna espressione sul suo volto.
Dopo poco il piccolo corteo di auto si mosse verso il paese. Io rimasi da solo in quel percorso.
Piansi disperatamente la perdita della donna più importante della mia vita, quella che avevo amato e odiato più di ogni altra persona al mondo.
Ne conservo una piccola foto in bianco e nero, che la ritrae da giovane, alla finestra.
sabato 1 agosto 2009
L'isola di vetro
Quando le chiesi più forte che mai
-a mia madre-
perché nonna era nella grande culla di legno
dove va?
mi avesse cantato va ad Avalon
non avrei pianto
mi ha risposto: "in cielo"
acciderba, ah
ho pensato
e come ci vado in cielo
se io vado ad Avalon?
Non ho chiesto più nulla a mia madre
per via dei molti bivacchi tra le stelle.
Al bivio troverò pure
l’insolente fortuna di un solco, una voce
trasparente
vecchia di nera morte. Come un urto improvviso.
mercoledì 29 luglio 2009
lunedì 20 luglio 2009
giovedì 16 luglio 2009
Rimandati a settembre
(notizia ANSA)
Arrivederci!
sabato 4 luglio 2009
Come pioggia sul mare
io che volevo
la mia vita come pioggia sul mare,
inevitabile ma inutile,
silenziosamente trasparente.
E non sfugge a nessuno
quello che porto dentro
come un destino amaro ma convinto:
la solitudine è spesso irraggiungibile.
Non so se poi cambiare serva a molto,
o non sia preferibile giocare
le brutte carte che si hanno in mano
giorno per giorno, senza far rumore.
La nuvola bianca e nera
spinta dal vento
mi porta avanti e poi mi porterà
come pioggia sul mare.
sabato 13 giugno 2009
Oleandri d'agosto
degli oleandri rossi
dal vento accarezzati
ad accompagnarmi lungo il viale.
Nessun ricordo liquido
si fa sentire
nel caldo torrido
o semplicemente estivo.
Cammino e non respiro
l'aria d'agosto:
la sabbia sotto i piedi
scricchiola al presente.
Sarà certo il silenzio
composto e dignitoso
degli oleandri rosa
ad accompagnarmi finalmente fuori.
domenica 7 giugno 2009
La notte della Luna piena
Guardai nel cielo: c'era la Luna piena. Limpida come non mai. Sorrideva. Le sorrisi. Arrossì.
domenica 31 maggio 2009
Asturie e nasturzi
di viaggi immaginari della mente
fanno profumo e vento.
Cambiano le molecole
che scorrono nel mondo
e nelle vene i globuli.
L'informazione persa,
ritrovata o finta
non costruisce altro.
Cattedrali di ghiaccio
sciolgono al sole
in un deserto d'anime.
domenica 24 maggio 2009
Strade in salita
Peccato forse che non so distrarmi.
Andrò a prendere un caffè al solitoposto
e pure un dolce per neutralizzare
quel pesante veleno
che l'Industria Farmaceutica m'impone.
Domani arrivi e porti l'allegria.
La vita pazza dura pochi istanti.
Ti guarderò negli occhi che mi guarderanno:
saranno le farfalle.
Domani te ne andrai: ci ho fatto l'abitudine
perché soffrire è parte della vita.
E queste strade tirano in salita.
giovedì 21 maggio 2009
Un pomeriggio bestiale
Dopo la visita del dottorediabolico uscii, e vidi un gattoscuro attraversarmi la strada: "sarò sfortunato, ma poco, perché non sei esattamente nero" pensai, tra me e lui. Un po' più avanti, scendendo lungo il marciapiedi, vidi un gattosdraiato sopra un muretto. Nella direzione opposta alla mia saliva un canealguinzaglio, che non aveva ancora notato il gattosdraiato. Aveva caldo, anche perché faceva un caldo da cani, e la lingua gli penzolava fuori dalla bocca semiaperta, sgocciolando saliva. Intanto anche il suo guinzagliopadrone saliva.
Passai di proposito in mezzo fra cane e gatto, troppo vicino al gattosdraiato, che, evidentemente infastidito, scese dal muretto però dalla parteopposta a quella del canealguinzaglio.
Chissà se quel gatto avrà capito che lo avevo eroicamente salvato dall'inevitabile aggressioneringhiosa.
domenica 17 maggio 2009
La terza domenica di maggio
nella terza domenica di maggio
rimanda odori del nostro caffè
impressioni che s'incastrano alla mente
sogni di giorni e notti e giorni
e d'altri tempi.
Da nord tira un vento:
sa di lieve inquietudine, di tenere incognite.
Fa caldo anche all'ombra
di voci ottusamente aliene.
Da nord tira il vento
di estate di nulla vestita
di sogni e di fate
di fiori e di altre realtà.
Così tira vento e trasporta
pensieri visioni
ed altre illusioni.
Da nord, da nord-ovest.
sabato 16 maggio 2009
Bacio
sotto gli archi e gli alberi,
ti bacio
fra le sopracciglia e il cuore,
ti bacio
e ti conosco appena,
da due anni e un secolo,
ti bacio
fra foglie e fragole,
ti bacio
nella pioggia sottile
e sotto il sole,
all'ombra delle mura
diroccate
ad aspettare
il nostro amore.
Ti bacio
di castagne
e viole.
mercoledì 8 aprile 2009
Un cielo di aquiloni
A tutti i bambini morti: perché morire quando si è ancora cuccioli è sempre un'ingiustizia di Natura, anche se spesso avviene per mano dell'uomo, o a causa sua.
Posso stendere un cielo di aquiloni
sopra la testa dei bambini (buoni)
perché sai, di cattivi non ne ho visti mai:
e più di altri lo so bene io, che porto
primavere dentro dove inverno è fuori
e slaccio arcobaleni di colori.
domenica 5 aprile 2009
giovedì 5 marzo 2009
Tenore Di Vita
Da una vita ormai era costretto a sorridere quando qualche amico ben introdotto lo presentava a conoscenti: "vieni, ti presento il Tenore Di Vita" "Piacere ! La trovo in forma, per niente incerto né traballante. Sono Osvaldo Degli Inguacchi, Procuratore Artistico. Le interessa una collaborazione ? Potrei farLa crescere ancor più, come merita la Sua fama". "Ma veramente" si schermiva Giacomo "non vorrei poi crescere troppo, sa... di questi tempi si rischia di precipitare in fretta. E credo che sia molto peggio doversi ridimensionare dopo un successo arrivato all'improvviso, piuttosto che accontentarsi del mio attuale livello". "Va bene" rispondeva il Procuratore Degli Inguacchi "Le lascio il mio biglietto da visita: nel caso ci ripensasse, mi chiami, sono a sua disposizione" e poi a bassa voce, con fare sornione "qui nell'ambiente il mio nome è Bond, Argentino Bond".
Dopo colloqui come questo, il nostro Tenore Di Vita rimaneva perplesso, pensava al suo "Future", ma era confuso, come uno che avesse preso un bel po' di BOT in testa. Ma in fondo aveva un buon carattere, e alla fine si rendeva conto di non avere Obbligazioni con nessuno.
Ogni volta che passava dalla stazione principale di Roma, si chiedeva quanti fossero "pronti contro Termini", ma poi scrollava la testa e perdeva ogni interesse all'argomento.
La maggior preoccupazione del tenore Di Vita era l'economia: cercava di essere parsimonioso in tutto, anche nei "Do di petto", che lui trasformava in "Do di stomaco", senza alcun interesse.
Nel poco tempo libero, in un'esistenza che purtroppo non concedeva sconti, gli piaceva leggere i fumetti giapponesi dei suoi eroi preferiti: TAN e TAEG.
Nemmeno la sua vita affettiva poteva dirsi serena. Tutto il suo interesse pareva concentrato in un animaletto che teneva sempre con sé, il Tasso. L'aveva preso ad un'asta fallimentare di un negozietto chiamato "Insider Trading", ma di questo si vergognava un po'.
Gli ultimi anni della sua esistenza, dopo essere andato in pre-pensionamento a causa di una crisi, sembrava diventato estremamente basso, al punto che non riusciva ad arrivare alla cena, che il Governante gli preparava sul Tavolo degli Accordi Sindacali.
Quando morì, volle farsi tumulare in una Cassa Integrazione. Ora riposa nel Cimitero degli Elefanti e degli Artisti. La lapide recita:
"Tenore Di Vita, n. Giacomo"
mercoledì 4 marzo 2009
Naturalmente
perché tu sei oltre la forma.
Tu sei linfa e corteccia,
tu sei foglia e radice,
tu sei il fiore promessa del frutto.
Sei profumo e colore
sei rugiada, sei vento, sei raggio
riflesso sull'onda del mare.
Sei Amore.
martedì 24 febbraio 2009
Archimede
ogni punto s'avvolge intorno a un punto.
E non è fumo di quella spirale
a farmi andare e dopo ritornare
uguale e un po' diverso, forse dimenticato:
nuovo sopra il cuscino vecchio d'un divano
che non ho mai avuto.
Tu non mi vedi
e io singhiozzo
piano.
venerdì 20 febbraio 2009
Comete
ne ho viste poche
anzi nessuna
con gli occhi verdi
e con la chioma bruna.
Tu m'incateni e canti
tu m'incanti
come ad Ulisse fecero Sirene
e non mi stanco
nelle sere piene
d'osservarti la schiena
e carezzarti il viso.
Non cerco Paradiso
altro che te
e tu per me
sei l'Universo intero.
venerdì 13 febbraio 2009
Insolito
So di essere un uomo fortunato. Ho avuto tutto dalla vita, oppure niente: secondo da che parte si guarda. Ho avuto sempre qualcosa in più di quello che mi serviva per sopravvivere, ma ho sempre vissuto in maniera parca e moderata. Sarà perché da piccolo ho sofferto la fame davvero, sarà perché non mi piace montarmi la testa. Non sono mai entrato nella spirale che ti fa accumulare sempre più cose e ti fa sentire sempre scontento di quello che hai. Non mi interessa il confronto con gli altri, e gli "status symbols", come un certo tipo di macchina, orologio, vestito, telefonino mi sembrano ridicoli e insignificanti.
Mi ha sempre meravigliato ciò che accade intorno a me, vicino e lontano. Mi sono sempre sentito "in mezzo", come se fossi arrivato al momento giusto. Ho fatto in tempo a vedere una certa parabola nella sua parte ascendente, così come ora ne osservo la curva discendente: non ho mai pensato di essere un piccolo insignificante individuo in mezzo a qualche miliardo di persone che si affannano su questa palla né grande né piccola, da qualche parte dell'Universo. Ci sono talmente tante cose da conoscere e da esplorare, che una vita intera non basta.
I miei antenati erano persone dalle convinzioni solide, anche se a volte poco efficaci, e mi hanno trasmesso il senso che "qualcosa si muove", che non siamo fermi fra un passato misero e un futuro squallido, in un presente sbiadito. Per me, il passato era un mondo diverso, a volte incomprensibile, ma che comunque ha generato questo presente. Il presente ci dà l'opportunità di fare qualcosa. Le differenza è che cosa facciamo e come lo facciamo. Non importa dove e quando, ma come e soprattutto con chi. Questa è la mia percezione dell'Amore. Il futuro può far paura a chi non sa fare, a chi aspetta che gli venga indicata la strada "giusta" da percorrere, dimenticando che le strade possono essere tutte giuste o sbagliate: dipende da come e perché le si percorrono. E per andare dove. Il futuro è ciò che chiamo "spirito", il futuro è "virtuale" per eccellenza.
Mi piace ogni tanto essere considerato "il primo e l'unico", anche se so benissimo di non esserlo in assoluto. Quello che conta è la percezione, la convinzione. Qualche volta nella vita ci sono riuscito. Me lo ricordo, e mi basta. Non ho bisogno di altro per dire "ho vissuto".
Mi piace indagare nei misteri della coscienza, della psiche, della parte più organizzata e complessa della mente. Si possono fare viaggi pericolosissimi e arrivare in luoghi meravigliosi. Ci si può perdere, proprio come è successo a tanti esploratori "reali". Ma i tesori che si trovano sono tali da fare invidia a qualsiasi pirata che si rispetti.
Odio la violenza, sotto qualsiasi forma. Convincere è vincere, costringere è come dichiararsi sconfitti in partenza. I momenti peggiori della mia vita li ho passati quando sono stato messo con le spalle al muro, poche volte per fortuna. Ho dovuto tirare fuori tutta la mia forza e trasformarla in violenza, per sopravvivere. Non vorrei averlo dovuto fare, e non vorrei rifarlo per tutto l'oro del mondo.
Non mi piacerebbe conoscere troppo del mio futuro: potrei morire fra pochi minuti oppure vivere cent'anni. Mi dispiacerebbe solo non riuscire a vedere la primavera che arriva. Che cosa farò questa estate ? Ne riparliamo in autunno.
venerdì 6 febbraio 2009
domenica 25 gennaio 2009
Arrivando Febbraio
gelo fuori, gelo dentro
i dolori allontanano
sogni e realtà di oggi.
Sfuma un comignolo
da una casa lontana,
tremano rami spogli
al sole pallido.
Improvviso si fa nero
a ricordarci infine
l'eterno silenzio
dei sensi.
mercoledì 21 gennaio 2009
Out
il silenzio resta in piedi
alla fronte
..............sta
nelle fette biscottate, solo due
insipide integrali
chicchi di grano ignari
non ci saranno altri ornamenti
se non la marea dei pensieri, credo
sono stato re
dello scolapasta tra occhi e pancia
la tazza parla di noi
quando il destino non sa
che strada prendere
mi amo
per aver vissuto belle giornate
lentamente
alla cieca, per le strade buie
un sonno agitato, come si fa
--- ancora una carezza della sera
pensarti e restare a indovinare
lunedì 19 gennaio 2009
Y-ipsilon Pillow
Immaginate pure la meraviglia quando si trovò per la prima volta alle prese con me, il signor X.
Non poteva certo conoscere il mio vero nome. Neanche lui in effetti aveva un nome, non si chiamava e non veniva chiamato. Niente nomi e niente cose da nominare, proprio niente. Insomma, il linguaggio – così almeno devo supporre – era alieno sul suo coso, come si dice, sul suo pianeta. Proporzionale, credo, alla sua alienazione terrestre qui, dove tutto ha un nome invece e nessuno si comprende. Considerando che questo è il quinto giorno che trascorre in mia compagnia, la curiosità ha già superato lo spavento e lo stupore iniziale reciproco.
L’Osservatorio di Griffith è il mio tetto. Sono studente all’Università di Los Angeles ma mi arrangio a fare il guardiano notturno qui, dove spero un giorno di entrare dalla porta principale. Di sabato, quando cioè non ci sono scolaresche e l’accesso è riservato a pochi astronomi, spesso ne approfitto. Come studioso ancora dilettante scruto il cielo e applico i calcoli matematici che, interagendo con l’alfabeto, sono un’ottima medicina contro quelle domande vecchie ma vecchie “chi sono, da dove vengo, dove vado”.
Cosa faccio. Eh, scruto, l’ho appena detto e le distanze galattiche sono sentieri labirintici nello spazio: se entri devi saper riconoscere, al buio si impazzisce senza nomi e fatti numerici. Il fatto è che passo il mio tempo a cercare di dimostrare il centro di questo labirinto, un’ antica teoria egiziana secondo cui non siamo altro che corpi estranei in un corpo gigantesco. Dentro la sua pancia. Devo trovare l’ombelico, insomma, per essere pratici con voi non addetti. Cosa centra la cosa, com’è, la matematica con la pelle degli altri e la propria? Non lo so, quindi la uso. Non devo darle da mangiare né giustificarmi con lei degli sbalzi d’umo. No d’umore, volevo dire. La mia famiglia forse non sa bene in quali acque critiche mi trovi: da un bel pezzo, più due che fanno tre per tre risultante in nove giorni esatti cinque giorni fa. Cerco di uscire da questa pancia in qualche modo da solo per non pesare troppo sul bilancio lordo interno.
Puntavo il telescopio su Giove, quindi, su quella sua macchia roteante e colorata quando l’ho visto puntare il suo, suo, no, il suo, il suo ecco, il suo … occhio (?) dritto sul mio.
“Non è possibile. Si è possibile. E’ qui non là. Sospeso a mezz’aria”. Questo il mio primo pensiero. Un’enorme Y sulla … testa?
Se di sguardo si può parlare in tali circostanze, avrei definito il suo una pacifica alga marina e il mio un’ indecifrabile incognita incrociata. Un Mr X e un Y con Z disposizione alla credulità.
Ma cosa vi posso raccontare, io ho provato dopo essermi ripreso a parlargli anche gesticolando.
Nessuna risposta, non un suono, non un movimento delle … mani?
Ho avuto anche il dubbio di essermi addormentato e di vivere un sogno. Forse ero impazzito, il
gigante mi aveva individuato e attivato una terapia antivirus.
Ricapitoliamo: ci siamo osservati, io ho lasciato il telescopio, sono andato verso di … lui, lei, esso, essa? Serio. Giuro che non ho sghignazzato quando mi sono accorto che tremava, che era alto-alta appena cinque …(?), che era senza orecchie né bocca. Due immense pozze azzurre senza ciglia allargate nella più totale timidezza . Alla notte appeso-appesa come una stella. Ma non disse nulla. Così compresi che non c’era nulla da dire, soltanto supporre, immaginare, accettare e accettarsi senza un vero motivo né una spiegazione matematica o alfabetica.
Ma accidenti, almeno un perché avevo il diritto di domandarmelo e non avevo nessuna intenzione di trascorrere il resto della vita dal mio analista, non creduto e deriso da tutti.
Sono cinque g …. , che, gioi … , che, giorni che siamo qui. Se davvero ci sono e sono io.
Parlare da solo, si, ci sono abituato. Nella mia stanzetta. Risicata. Y-ipsilon mi ha seguito fin qui in tutto il suo bagliore blu. Non l’ho invitato-invitata, non sapevo come fare per invitarlo-invitarla ma c’è. Neanche a dire che mi legge nel pensie, mangio parole, pensiero: non esiste leggere ciò che non è sensibilmente inscritto. Però mi guarda e mi guarda. E non dormiamo. Non facciamo altro che guardarci. Come si fa? Si adatta lui, lei, esso, essa oppure mi adatto io?
Non riusciamo nemmeno a toccarci, la distanza è sempre la stessa: se faccio un passo avanti
indietreggia fluttuando come gelatina snodata, se si muove mi immobilizzo alla curva opposta.
Ci studiamo, credo.
No, non è un ectoplasma. Non è una proiezione del Pianeta Proibito. Qualcosa non è. Qualcuno
nemmeno. Se qualcosa o qualcuno è qualcosa o qualcuno.
“Pillow!”
Una voce robusta. L’ho udita bene.
“Pillow!”
Una voce che fa eco così in tenerezza. Pillow? Da dove salta fuori ora questa altra presenza…
Ancora.
“Caro, pensi che sia possibile?”
“Jennifer, spero di si e che abbia la mia passione per le stelle”
“Ma caro …”
“Dimmi Jen …”
“Pensi che saprà già fantasticare prima ancora del nostro sogno?”
“Non so, credo di si. Se sarà femmina la chiameremo Willow, flessuosa come un salice e avrà i tuoi
occhi di cielo”
“E se maschio … Pillow, un gran sognatore ”
“Pillow!”
“Pillow!”
Per tutte le cellule, che faccio ora? Se fossimo due? Più di due?
Che confusione pazzesca, un intreccio di evoluzioni …
Dove?
Nasce?
Alfa?
Cromosomi, chi conta in fin fine.
sabato 17 gennaio 2009
L'uomo sbagliato
Il problema, per me, nasce quando incontro una di queste donne, "vittima" di uno di quegli uomini: non mi interessa né dell'una né tantomeno dell'altro, ma ... queste donne sono altrettanto fortemente convinte che io possa fare qualcosa per loro. Niente di più sbagliato.
Non credo di essere capace di far soffrire una donna, né mi interessa farlo. Non creo aspettative, non mi interessano i giochi tipo "faccio quello per vedere come reagisce" o le fughe a rimpiattino. Non dico bugie in amore (eresia !).
Forse per questo mi fa piacere essere "l'uomo sbagliato". Non sognatemi, ci sono già abbastanza incubi nel mondo. Non chiedetemi aiuto: da molto tempo mi sono affrancato da legami di dipendenza emotiva. Amatemi, se davvero volete, così come io amo, quando davvero lo voglio: senza aspettarsi nulla in cambio.
martedì 6 gennaio 2009
Happy Fanny
Era passato ormai tanto tempo, e quella notte ebbe un figlio. Maschio. Bussarono alla porta, ma la porta era aperta, e i soldati romani entrarono. Eseguendo gli ordini ricevuti, uccisero il bambino davanti alla madre. Un colpo di spada in mezzo al petto e via. Nemmeno si chiusero la porta alle spalle, uscendo. Happy Fanny ebbe freddo, quella notte.
Happy Fanny faceva strani sogni, la notte, ogni notte. Sognava bambini, sognava qualcuno da amare. Il semplice gesto di amare le era negato. Annegato nell'incubo lontano di una notte lontana. Era felice, Happy Fanny, aveva una casa calda, due gatti, un lavoro e tante finestre da guardarci dentro.
Un'alba trovò Happy Fanny distesa nel letto, più bianca del solito, nuda. Così come era venuta era andata. Tornata alla Casa del Mondo. Piccola ineguagliabile essenza di questo Universo.
Buona notte, Happy Fanny. Ritorna a trovarci fra un anno.
sabato 3 gennaio 2009
Il fischio del treno
Tutto procede avanti come prima.
La sera scende,
si accendono i lampioni,
rumori fuori scena -- e niente accade.
Consumo vita e vita mi consuma,
di piccoli secondi,
e d'altri sentimenti. Stanco di trascinare,
mi trascino, e nulla,
nulla porto nella borsa,
soltanto una borraccia
mezza vuota -- d'acqua.
Polvere e vento
e polvere d'intorno,
fan da cornice al poco che mi resta,
finto nell'oro e finto
nella testa. Un fischio da lontano
s'allontana, come di un treno
che quel tempo persi
chissà e non torna
oppure esso -- s'è perso.