domenica 30 dicembre 2007

Promessa

L'amore nascosto
fra i petali
di quella rosa
che il soffio del vento
scompone

e il sole riscalda
più in là
un'altra rosa
o forse
la stessa
riflessa
al suo posto
la stessa

before it's too late

lunedì 24 dicembre 2007

Altre cose

Avrò altre cose da dire
la bocca tappata
da stupidi infami dettagli

veleni serpenti
a sonagli
distruggono il corpo
non l'anima

richiudo bottega
le ante mi sbattono
al vento

effimero inutile vago
schivato incompreso
avrò altre cose da dire.

mercoledì 19 dicembre 2007

Italien Express

Ho imparato che il dolore alle ossa può essere un compagno di viaggio non più scomodo di uno che russa nella cuccetta di sotto.


Era arrivato presto a Milano, come ogni due settimane, il venerdì sera. Doveva solo aspettare il treno delle 23.15 per Frankfurt. La solita cuccetta di seconda Classe lo avrebbe portato ancora una volta là, nel cuore della fredda Germania, a casa della ex moglie. Strana abitudine, quella che avevano preso, di vedersi un paio di volte al mese. Tutto sommato, si divertivano più adesso che quando erano sposati. Stavolta sarebbero andati al Carnevale di Köln, di cui alcuni amici gli avevano parlato descrivendolo come "il più pazzo Carnevale d'Europa". C'era ancora il muro, a Berlino.

Si trovò a camminare per Corso Buenos Aires, ma all'ora di chiusura dei negozi non passarono dieci minuti che il marciapiedi si spopolò della consueta folla perennemente in vena di "shopping" e cominciò ad animarsi, qua e là, dei soliti personaggi ambigui della notte.

Attraversò la strada e andò a sedersi dentro una scintillante hamburgheria. Pochi avventori, due sole linee attive a quell'ora. Nessun paragone col fragoroso viavai che animava il locale durante il giorno, quando impiegati abituali e frettolosi, misti a passanti occasionali affollavano il piccolo locale, mostrando ognuno un lato diverso dell'essere affamati. Chi con rabbia, chi con passione, altri distrattamente.

Prese "il solito", ma stavolta volle assaggiare anche il "tortino alla mela", per confrontarlo con quello che era solito mangiare in Germania. Ovviamente, non era la stessa cosa.

Raccolse da un tavolo vicino un giornale lasciato là da qualcuno che era passato prima di lui: le solite notizie di cronaca. Si soffermò sulla pagina delle previsioni del tempo, in particolare sull'Europa centrale. Marcava neve e precipitazioni sparse.

Mancava ancora molto alla partenza del treno, ma il locale stava ormai per chiudere. Prese il vassoio, lo svuotò e lo ripose al suo posto. Uscì. L'aria era freddissima. Cominciarono a farsi sentire le ginocchia e i dolori alle gambe. Affrettò il passo e saltò sul primo tram per la stazione.

Il treno era pronto, come al solito. Salutò il cuccettista, che ormai, dopo qualche mese di viaggi ripetuti, almeno di vista lo riconosceva. Stavolta aveva la cuccetta alta. Si arrampicò, insieme con la sua borsa rossa, e si preparò per la notte. Poco dopo, cominciarono ad arrivare gli altri passeggeri. Uno in particolare, era un uomo piuttosto anziano. Tossiva. Ci siamo, pensò. Ma fece finta di dormire, girandosi verso la parete dello scompartimento.

Il treno partì sobbalzando sugli cambi mezzi gelati e fischiando. Lo scompartimento fu, ancora per un po', animato dall'arrabbattarsi di alcuni passeggeri, evidentemente poco pratici di viaggi in cuccetta.

Poi la luce passò a notturna, mentre tutti erano ormai distesi. Fu allora che cominciò il prennunciato calvario: l'anziano aveva preso sonno e russava piuttosto sonoramente. Non ci fu verso di farlo smettere.

Stazione dopo stazione, l'ondeggiare solito del treno era accompagnato da quella strana suoneria monofonica e a suo modo ritmica. Arrivati al posto di frontiera, ormai si era abituato a quel disturbo e crollò finalmente addormentato.

Si svegliò che erano quasi ad Heidelberg: meno di mezz'ora dall'arrivo. Sentiva tutte le ossa doloranti, come se avesse dormito sotto la neve. La neve ! Guardò fuori attraverso uno spiraglio della tendina: era tutto bianco. Avrebbero visto il Carnevale sotto la neve, pensò. Meno male che aveva pensato di comprare una di quelle macchine fotografiche usa-e-getta. Non poteva perdere uno spettacolo così.

Arrivarono con il solito ritardo. L'anziano russava ancora.



sabato 15 dicembre 2007

Da lontano

Ti amo da lontano.
Quando il destino è strano.
Avvia ma non supporta.
Stuzzica e non da soddisfazione.
Chiama chi ama e amore corrisponde.
Opposte il fiume ricongiunge sponde
e rotolano sassi a valle
come minuscoli atomi di polvere.
E batte un cuore e un altro cuore
scalda di sua luce Amore.

giovedì 13 dicembre 2007

Cassonetto

Oggi ho parcheggiato là, vicino al cassonetto ...Già, ma a chi pensi che possa interessare: sono cose tue. Come lasciare, ricominciare. Come svegliarsi ogni mattina col senso dell'angoscia per questa vita che non hai scelto, e che tutto sommato porti avanti con quel sentimento: l'Onestà, che ai tempi di tua nonna Olga, forse aveva un senso.

E se la vita poi sapesse davvero che cos'è la vita, forse potrebbe aprirci gli occhi sul significato dell'amore, sul senso di queste aurore, tramonti, cinguettar d'uccelli a primavera, rugiade, foglie prima verdi e rigogliose e dopo gialle, stropicciate, utili in fondo a ritornare terra...

Ritornerai stasera, stanco, vicino al cassonetto. Infilerai la chiave e in mezzo al buio ne farai ritorno. Da dove a dove. Non importa.

Abiterai te stesso, e un'altra notte d'incubi e di sangue a gocce sul cuscino laverà l'alba. Ancora.

venerdì 7 dicembre 2007

Arcobaleno

Ma troppo presto s'alza
il velo e il vento,
ed ogni mio domani è già arrivato
ed ogni tuo sorriso è come i mille
che mi hai già donato.

La curva di un arcobaleno che
mentre svanisce, splende.

lunedì 26 novembre 2007

Parole nel vento

Venere ha gli occhi verdi
e guarda il mare.
Venere ha gli occhi grandi e sogna,
Venere scrive poesie d'amore.
Venere sa e non dice,
Venere aspetta e tace.
Venere a volte piange,
a volte ride
cancellandosi il dolore.
Venere è così come le pare.

mercoledì 21 novembre 2007

Luce

Sarà
come vorremo noi chiamarlo:
e gli altri
non avranno peso,
forma di ombre
senza vita.

Del nostro andare
non c'è più memoria
nei nostri passi,
e i baci sotto gli archi
porteranno
vento d'estate
in fondo a quei cortili
e nelle piazze
ormai
piene di luce.

mercoledì 14 novembre 2007

Accostamenti indebiti

Tante ante
come un armadio
quattrostagioni
che custodisce del mio cuore
i battiti e le soste
mi sogno la durezza
e lì mi fermo.

Poche oche
giusto numero
a guardia
di un'aia piccola
un morso d'universo
le chiude
e s'apre al divenire
dal tramonto
all'alba.

Accostamenti indebiti
per questo inevitabili.

mercoledì 7 novembre 2007

Asparagi, manutenzione della motocicletta e tiro con l'arco

Oh, sì ! Tu sai bene di che parlo. Non c'è automa, per quanto complesso, che sia in grado di rappresentare sé stesso. L'Universo è inconoscibile, nella sua interezza e nella sua profondità più completa. E non solo dagli Esseri Umani. Da Qualunque Essere concepibile. Non mettiamo nemmeno in discussione quella storia ridicola delle "tre dimensioni" ! Anzi, quattro, a sentire quel povero illuso di Albert. Sì, va bene, sono tutte belle teorie che "spiegano" qualcosa, in genere qualcosa di molto utile e interessante. Già, ma "provare interesse" è un sentimento: a volte bello, a volte brutto, ma pur sempre un sentimento. Nulla a che vedere con la Comprensione dell'Universo. Dobbiamo quindi accontentarci, stare al gioco e fingere di aver capito, oppure eternamente disperarci perché non ci è data la possibilità di comprendere ? O infine consolarci per non essere i primi né gli unici in questa desolante situazione ? Non so rispondere. Non chiedermi soluzioni a problemi che potrebbero non esistere. Quello che si è sempre cercato di fare è ... impossibile, e basta. Se fossimo come batteri nel corpo grandissimo di un dio che nemmeno sa chi siamo, la nostra sorte non sarebbe certo migliore, né la nostra capacità di scoprirlo. Nasciamo, a un certo punto diciamo di avere una coscienza, che ci fa agire "liberamente". Magari arriviamo alla morte prima di questo, o prima di aver fatto qualcosa che non sia banale, o al contrario ci arriviamo troppo tardi, quando ormai abbiamo sbagliato ogni pensiero, ogni azione, e abbiamo perso ogni possibile Treno della Salvezza. Immagina. Andiamo al mercato: compriamo gli asparagi. Sono il prodotto piuttosto complesso di una serie di casualità, gli asparagi. E senza dubbio quegli asparagi che compriamo in quel mercato quel giorno, ci sono arrivati per una serie, meno interessante, di stupide casualità. Andiamo a casa (e non apro parentesi) e cuciniamo gli asparagi. Forse più tardi li mangiamo. Dopo mangiato, scendiamo a prendere la motocicletta (niente divagazioni), e ci accorgiamo che bisogna cambiare le candele, o stringere bulloni, o controllare la catena. Finalmente siamo in grado di andare al nostro campo di tiro con l'arco preferito. Abbiamo scelto con cura questa attività ricreativa. Abbiamo speso diverso tempo, di quello che chiamiamo "libero", per ottenere un discreto livello tecnico in questa arte. Ora, prendiamo il nostro arco, posizioniamo la freccia, carichiamo e ... improvvisamente cerchiamo di percepire, come in una folgorazione, il vero significato di tutto questo. E l'unica verità vera a cui riusciamo ad arrivare è simile a quel punto rosso che si trova al centro del bersaglio: anche se questo significato esiste, non saremo mai in grado di raggiungerlo. Troppa maionese sugli asparagi, e tutto l'Universo si sfracella in un istante.

lunedì 5 novembre 2007

Tagliami la gola

Tagliami la gola,
e più mi vuoi
a distruggere
un'amore mai nato:
di violenza un grido.

dedicata a una ragazza troppo ingenua, vittima della solita violenza

giovedì 1 novembre 2007

Vanessa

Vanessa ha vent'anni, e i capelli un po' rossi. Ma non rosso fuoco: rossocastano. Non l'ho vista entrare, in questa metro affollata di fine giornata. Sta seduta di fronte a me. È ben vestita: jeans, camicia elegantina, nera lucida; tiene in mano un giubbino di pelle nera. Ha due borse, nere: una grande, moscia e una più piccola, semirigida. Estrae due libri dalla borsa grande, nuovi, ancora incellofanati. Uno è di grande formato, il titolo ha a che fare con "... MODA". Lo apre, lo sfoglia con curiosità: si vedono foto a colori e in bianco e nero. Lo richiude. Prende l'altro. Non riesce a togliere la plastica che lo avvolge. Annaspa nerovsamente con le dita. Osservo le sue belle mani. Infine riesce ad aprirlo, lo sfoglia, trova la cartolina con cui l'editore chiede di solito alcune notizie al lettore, la accartoccia e la ripone in borsa insieme alla plastica appallottolata.

Ora apre la borsa più piccola e ne estrae un borsino trasparente che contiene dei trucchi. Da un portacipria comincia a ritoccare il viso, con attenzione, controllando il risultato nel piccolo specchietto. Poi passa al mascara. Si sincronizza con le fermate e le ripartenze della metro, per non sbaffare di nero. È il momento dell'eye-liner: una riga sotto, una più corta sopra e gli occhi scuri prendono nuova vita. Infine il gloss lucidalabbra rosa fragola: ecco che le labbra, già morbide e sensuali, brillano di quel colore chiaro e fermo, come se dicessero: baciami.

Poco prima del capolinea, ripone con calma i trucchi al loro posto, nella borsa. Alla fermata, si alza, indossa il giubbino di pelle nera e scende.

Ancora pochi passi e Vanessa è svanita nell'anonima folla che si affanna verso casa.

lunedì 29 ottobre 2007

Dentro e fuori

Il confine del possibile avvicinano
ombre lunghe di stanchezza
dentro il mantello nero della sera.
Infiniti attimi presenti sfumano
in un futuro misterioso e nudo,
forse possibile.
Il freddo dentro
e fuori
decreta l'arrivo di un inverno
senza stelle, bianco, lungo e buio.
E l'anima in letargo.

domenica 21 ottobre 2007

Risposte

Sillabe
che di parole
dividono
il canto,
come risposte
mai arrivate
a destinazione.

sabato 20 ottobre 2007

Adesso

Fossi almeno un pittore
potrei farti vedere
come vede l'amata l'amore,
potrei farti sentire
la modella più bella,
lo splendore del mondo,
per chi vuole vedere.

Fossi almeno un poeta
renderei con parole
tutto quello che sento,
tutto quello che ormai
credo avresti potuto
imparare a memoria.

Fossi almeno me stesso:
sto aspettandoti,
adesso.

mercoledì 17 ottobre 2007

Leggermente

Un gioco
m'in-canta
di te
legger-mente.

mercoledì 10 ottobre 2007

Echoes

nobody knows where you are
how near or how far ...

Yes, the leading theme is always the same. The vision of your life, of my life. I just promised myself i’d written down something in english. Now, it is. What a superb concept, that "miner for truth and delusion": they never go alone, Truth and Delusion. Well, I think I know'em very well, those twin sisters. Nevertheless I never gave up looking for, seeking for, scanning the whole Universe for them. Nor would I give up. There's no real Beauty without Truth. And Truth is achieved through the stiff neck of Delusion, so many times. Amazingly, the fight is always hiding something that cannot be told, the struggle is just a decoy for all that unwelcome words, oh my ! There's no instructions manual, no inline help, no user-friendly pop-up window explaining life, I mean everyone's life. So we proceed with a very little knowledge, hurting each other, fighting and running and running and running. Somehow loving. Maybe loving. But. We all get nothing but echoes, ugly repeating echoes of our own voices, fading out as the sun going down behind the hill. And at a given time it's too late, because it's really late. What's done is done, and no heart can be repaired.


Strangers passing in the street
By chance two separate glances meet
And I am you and what I see is me
And do I take you by the hand
And lead you through the land
And help me understand the best I can

martedì 9 ottobre 2007

Ode per un gatto quasi morto

Stavi
con gli occhi pieni di paura
da sotto quella macchina
nel grigio
del tuo pelame grigio
senza tempo.

Passando forse
vedesti in me quel mostro
che ti fece fuggir
lontano un po' guardingo.

Ma nel mentre
guardavi me
la macchina che a fianco
a me correva
schivasti
o forse no.

Frenò di colpo.

Pensare è un attimo
e la paura un vanto.

domenica 7 ottobre 2007

Sconosciuta

Io non so chi tu sia, e non m'importa in fondo. Per caso ti ho incontrata. Gli occhi verdi, lo so, mi sembrano magia, ma non è quello, che mi fa star bene. Della tua mente non so che una piccola parte. A volte temo di non resistere al confronto. Forse meglio così.

Nella poca realtà che ci riguarda trovo elementi positivi. Per il resto, non importa. Incomprensioni, forse. Ma non ho voglia di approfondire, mi basta quel che vedo, quel che odono le orecchie, quel che la mia pelle sente.

Prendi poco di me, e non ne so il motivo. Forse abitudine, forse così sei fatta e non ti va di cambiare. Tu esponi le tue chiome, io fuggo. O ti ammiro, come fa ogni piccolo animale di fronte alla Natura.

Strano rapporto il nostro, eppure vero. Mi sembra ingiusto che non sia iniziato nella notte dei tempi. Quanta distanza ci ha negato di essere insieme, la vita.

Andrò, andremo avanti, finché la mia follia non ti impedisca di comprendermi. Guiderò nella nebbia verso dove, con una sconosciuta a fianco.

domenica 30 settembre 2007

Non

Fino a quell'albero
allungherò i miei passi
e dopo
mi vedrai tornare
indietro, svanire
nella nebbia del
passato
di chi non ha
creduto
di chi non ha
voluto
e non
amato.

sabato 29 settembre 2007

Scivolo

Scrivo parole che mi scivolano giù dalla punta delle dita. Scrivo, e mentre scrivo scivolo. Scivolo avanti come questo desiderio di trattarti coi guanti, caldo come passione d'amanti. Scrivo e scivola via questa vita mia, scivola parallela alla tua, s'intreccia e via. L'ispirazione è come il respiro: indispensabile, a volte inevitabile, senz'altro inafferrabile. Respiro e m'ispiro. Chissà se t'inspiro: quelle molecole diafane, leggere, invisibili, materia senza massa, entrano in me e si fanno anima di te, sempre più giù scivolando. Scivolo spesso sul piano dell'eleganza, che mi affascina, scivolo sottile. Vestito di seta nero. Vestito di sera, sete, sostanza di una coscienza intensa, che riempie la stanza.

Scivolo, e non so che scrivo.

martedì 25 settembre 2007

Tre scalini

Tre scalini
di un amore
al tartufo
mi riempiono
gli occhi di verde
mentre gusti
pomeriggi assolati
fra le braccia
che ti accolgono
calde.

lunedì 24 settembre 2007

Scampoli

Scampoli sfilacciati,
ritagli di amore immenso
consolano questo mio
indolenzito cuore.

giovedì 20 settembre 2007

Finché

Buongiorno. E così te ne vai
lasciandomi solo con me.

Buongiorno. E il giorno scolora
dietro nuvole sfinite
che restringono il cuore.

Buongiorno. E nessuna parola
servirà per tornare
laggiù sulla strada
di nessun pollicino.

Buongiorno, buongiorno,
ripeto buongiorno
finché farà giorno.

lunedì 17 settembre 2007

Il Sesso degli Angoli

Certo, credo sia piuttosto difficile da determinare, il Sesso degli Angoli: là dove le curve diventano più acute, non si vede bene, e dove non si vede, tutto risulta più difficile.

Agli angoli della bocca, per esempio, come si fa a dire "maschio" o "femmina": bisognerebbe prima assaggiare, e nemmeno quella sarebbe una prova definitiva. Servirebbe il DNA prelevato dalla saliva.

Per gli angoli degli occhi ci si potrebbe basare sul trucco, ma come è possibile trarre conclusioni certe da un trucco ? Si sospetterebbe un inganno, o almeno un'ambiguità. Magari le lacrime hanno sesso ...

Poi si sa che gli angoli possono essere acuti, e allora ci si potrebbe parlare, oppure ottusi, e quindi meglio lasciar perdere. Ma solo pochi di essi sono retti, tanto da consentire una giusta determinazione del loro sesso.

Quante volte ci si sente costretti in un angolo, e in quei momenti non conta più il sesso, ma prevale lo spirito di sopravvivenza !

E che dire delle sorprese sempre in agguato dietro l'angolo: in quei casi, è ancora più difficile determinarne il sesso.

Per non parlare degli angoli del cuore, nascosti, dolorosi a volte, sicuramente molto molto privati. Privati di ogni caratteristica, e prima di tutto, privati del sesso.

mercoledì 12 settembre 2007

Prigioniero del vento

Corre il cavallo alato
verso quell'orizzonte infinito
dove segrete vite e rondini
nel blu si ricongiungono,
lasciandoci il respiro senza fiato.

Vola e non torna,
insegue una chimera
color d'arcobaleno:
svanisce e sta,
come se fosse un gemito
irraggiungibile, un lamento
prigioniero del vento.

martedì 11 settembre 2007

L'uomo che non sono

Amerai il mio coraggio temerario,
quella follia nascosta
nei miei occhi chiari,
la voglia sconfinata
che ho di amarti
ma
non amerai la forza che mi manca,
l'impotenza di farti
pienamente felice,
non amerai quella certa mia assenza
che da te mi divide.

La scommessa sarà
amare ciò che sono
e non amare
l'uomo che non sono.

venerdì 7 settembre 2007

Un frastuono accecante

Giorni buttati al vento,

ore minuti

che scorrono e trascorrono:

un frastuono accecante.


Amore e non amore

si alternano da fuori,

a dentro, a fuori.


Il male necessario

di un corpo

che imprigiona l'anima

cresce

come marea d'inverno,

sotto un temporale.


Quale futuro,

quale presente ormai ...


Addio per sempre,

arrivederci,

a presto.

giovedì 6 settembre 2007

trifora (tre archi romanici al tramonto)

tornano a sera
i miei occhi stanchi
passeggiando sogni
stesi ad asciugare
nell'effimera luce del tramonto

guardano dentro
nel tuo cuore e mio
senza mettere a fuoco
nel buio intercalare della notte

sperano l'alba
del mancato riposo
dimenticando affanni
nella luce che sgorga e ci dipinge

martedì 4 settembre 2007

Troppi uomini fra noi

Siedo nel solito bar affollato di gente che non conosco e non voglio conoscere.

Tavolino nell'angolo, un po' in penombra. La birra si intiepidisce lentamente, sudando. C'è rumore di gente che parla: nei locali affollati, quando qualcuno parla, cerca di alzare la voce sopra il rumore di fondo, e contribuisce ad alzare ancora il volume del rumore di fondo.

Tutto questo rumore non disturba i miei pensieri. Ci sei tu nei miei pensieri. Chissà dove sei, adesso. Che fai. A chi pensi. Se pensi a qualcuno, o magari ci stai parlando.

Bevo un altro sorso di birra, ormai freschina. Nessun rumore disturba la mia serata. Che poi. Ci sono volte in cui vorrei solo nascondermi, anche a me stesso. Ma infine che cosa pretendo ? Perché sono sempre così esigente, prima con me stesso e poi anche con gli altri ? Quelli non capiscono.

Un altro sorso. Quasi calda, sta birra. Tutto il tempo passato insieme riempie la mia mente. Sei qui, seduta sulle mie ginocchia. Sei qui, come un pensiero immerso nei miei pensieri.

Lascio un dito di birra ormai calda in fondo al boccale e quattro monete sopra il conto. Mi alzo e me ne vado. Fa fresco, fuori.

E non ci sono uomini, fra noi.

domenica 2 settembre 2007

Fuochi d'artificio

Tu sarai cielo
ed io fuoco d'artificio,
e stupirò metallici colori
in piccole falene discendenti
fino a toccare
il bordo dell'anima felice.

(© 17-07-2007)

mercoledì 22 agosto 2007

Giorni e giorni

Giorni e giorni avrò con te,

e notti e mattine,

e pigri pomeriggi assolati e lenti,

come baci appassionati

sulla tua pelle e dolci.

Amore.

domenica 19 agosto 2007

Una vita stupida

E invece non era stata affatto così, stupenda come l'aveva immaginata, come l'avrebbe voluta, la sua vita.

Cominciò in un vecchio appartamento, in quella stanza che gridava mediocrità da tutte le pareti, dalle finestre che non chiudevano mai bene, lasciando entrare l'aria umida dei pini e del fiume invisibile, là oltre la collina.

Era quella dei nonni, quella casa. Dove la nonna lavorava con la macchina per cucire, gli ultimi scampoli di vecchie signore che ancora le chiedevano di realizzare a mano qualche vestito.

E fu l'infanzia stentata, dietro le incertezze economiche di suo padre, uomo tutto d'un pezzo e onesto lavoratore licenziato perché sindacalista. Altri tempi. Nessuna garanzia, oltre la fame da sconfiggere a morsi giorno per giorno.

Relativamente decente fu l'adolescenza, minata solo da compagni stupidi che schernivano la sua timidezza e il suo non brillante aspetto. Pesce fuor d'acqua si sentì al Liceo, frequentato dai pulitissmi rampolli della piccola borghesia, ribelli con le spalle coperte.

Amori senza speranza e per nulla ricambiati furono suoi compagni di gioco. Arrivò all'Università senza aver capito quasi nulla della vita, di quello svolgersi assurdo dei giorni, senza senso e senza meta.

Come una canzonetta stupida.

venerdì 17 agosto 2007

Una vita stupenda

Era così che se l'era immaginata, quando era piccolo e cominciava appena a pensare a queste cose. La vita, la sua vita. Piena di eventi strani e colorati, emozioni, turbamenti. E poi, giorni tranquilli, a godersi ciò che la vita regala, ché non è mai troppo presto né troppo tardi, e si rischia spesso di non accorgersene. Ora ce l'aveva fra le mani, tutta, o quasi. Mancava qualche spicciolo per completare il tesoro di Paperone. Anni, mesi, giorni, fatti di altre avventure, di buoni sentimenti, di calore. Poteva esserne soddisfatto. Assaporava quei momenti di consapevolezza, come si succhia l'ultimo quadratino di cioccolata fondente dopo averne divorato una tavoletta intera.


Tutto sommato, un bel film.

giovedì 16 agosto 2007

Pal-mare

Mi è caduto il palmare nel mare

e ora non riesco più a digitare.


Si dev'essere fatto un po' male

perché era un palmar digitale.


Nella notte potevo cantare

karaoke col mio bravo palmare.


Ma ora che mi è caduto nel mare

nella notte non posso cantare.


Lo dovrò forse far a riparare

o magari lo dovrei ricomprare


quel palmare caduto nel mare.

lunedì 13 agosto 2007

L'importanza di sentirsi equo

Il dolore di entrare nemmeno poi di nascosto ogni giorno nella vita, quello no, non l'aveva considerato.


Non si porta appresso un corpo senza dolore. Che poi sia proprio il corpo a permettere l'esistenza di una coscienza, questo era tutto da dimostrare.


Insomma, ogni giorno si faceva più pesante il compito di aprire gli occhi e affrontare ... la vita. Poteva elencarsi molti doveri. Aveva molte difficoltà a trovare un motivo valido.


Sempre con quella fissazione di voler rendere coerente tutto o quasi tutto. Era questione di equità: un concetto verso il quale è impossibile restare neutri, l'equità o si rifiuta o si abbraccia completamente.


E da lì iniziavano parecchie cose, quasi tutte le scelte che aveva fatto nella vita, quando gli si era presentata l'occasione.

domenica 12 agosto 2007

Sale

Il sapore non resta
attaccato alla pelle dei piedi
scivolando sul lucido sale.

sabato 11 agosto 2007

Statica

Cielo di nuvole:
restano intatti
i miei desideri
come un pugno di mosche
nell'anima.

lunedì 30 luglio 2007

La strada ghiacciata

Correva con la macchina su quella strada ghiacciata, senza neanche pensare al pericolo. Notte. Il diffuso chiarore della luce lunare scendeva lento e sembrava far rabbrividire una natura già fredda. Lontana, notò una curva, a sinistra. Non poteva frenare: provò a immaginare la traiettoria e calcolò che andava un po' troppo forte, per quella curva. Nonostante questo, mantenne l'andatura fino all'inizio della curva. I fari illuminavano di bianco effimero il bianco permanente della neve ghiacciata nei prati circostanti. I rami degli alberi sembravano stecche di alabastro screziate di opale.

Accelerò decisamente: il sottile strato di ghiaccio cedette sotto la spinta e il peso dell'auto. Le gomme afferrarono stretto l'asfalto, imprevedibilmente.

Uscito da quella curva, all'improvviso frenò, sterzando bruscamente a sinistra. Appena smorzato il testa-coda, di traverso alla strada, ripartì dritto è si tuffò nel canale che fiancheggiava la strada, anch'esso mezzo ghiacciato.

Davvero un bel tuffo. Nessuno lo avrebbe ritrovato, fino al mattino.

Infatti la sveglia arrivò puntuale. Almeno, però, il sogno stavolta era giunto alla fine.

sabato 28 luglio 2007

SMS

Parole digitate in fretta,
su fondo bianco,
luminoso, troppo luminoso
per mettere a fuoco
davvero i pensieri.

Parole un po' studiate,
digitate piano,
quasi senza guardare,
correggendo qua e là
quegli errori
di cui non ti accorgi.

Né ora, né mai.

mercoledì 25 luglio 2007

Calypso

Colline di memorie e di emozioni
lasciano il loro verde e l'erba secca
a raccontare il mare che non videro:
scogli e naufràgi, candide carezze
tempeste di passione, dolci sere.

altre sentenze per tutte le sue cellule
sul pianeta Solaris ed anche oltre

Mai più, mai sempre l'ancora s'abissa
e gratta il fondo a ricercare ruggine
di anime affogate oltre l'oceano:
di Ulysse e di Calypso, maga e vittima,
che ancora dal disotto delle onde
stringono e amano,
e in quel che resta del mare
insieme affogano ogni dubbio,
ogni piccola goccia d'acqua salata
che ritorna in bocca.

sabato 21 luglio 2007

Estate

Estate,
che arrivi soffiando
quel vento dal sud.

increspano l'acqua
le onde,

ondeggiano i pini,
cespugli
riarsi di sabbia
si muovono appena.

Estate
mi abbracci,
mi sciogli
la pena.

giovedì 19 luglio 2007

Solo i fiori

Col pensiero, con l'amore
ma soprattutto
con la nostra fantasia

scacceremo ogni nuvola,
scriveremo una favola,
puliremo la tavola

finché ad asciugarsi al sole
resteranno solo i giorni
rubati compiti
piani inclinati

finché a splendere nel sole
resteranno solo i fiori.

venerdì 13 luglio 2007

E il tempo passa uguale

Svegliarsi e non sentire

voglia di fare,

di affrontare un'altra

di queste giornate

composte di ore amare:

e il tempo passa uguale.

lunedì 9 luglio 2007

La legnaia (prologo)

Avevano perlustrato la zona in lungo e in largo. Non sembrava esserci nessun luogo ospitale per una coppia di "clandestini" che volevano soltanto passare qualche ora per conto loro.

Soltanto una piccola macchia scura aveva attirato la loro attenzione. Tornarono indietro e videro che si trattava di un stretto passaggio fra il fogliame di alcuni alberi, che nascondeva un piccolo deposito di legna.

Era l'unico posto in cui potevano fermarsi, e si fermarono.

(continua qui)

venerdì 6 luglio 2007

Muto

Con un coltello in mano
forse involontariamente
mi hai colpito:
ho perso sangue,
ma non sono morto.

Nasconderò il dolore
nel buio del mio grido
muto.

giovedì 5 luglio 2007

Assente

Giro la testa
da quell'altra parte.

Non c'è bisogno
che mi nascondiate niente.

So allontanarmi da me:
sono nato assente.

lunedì 2 luglio 2007

Eredità

Oggi, così, parlando, gliel'ho chiesto: di regalarmi la consolle "WII". Per il mio compleanno, oppure per Natale.

So che gioco troppo con quei videogames, ma ... fare i compiti delle vacanze è palloso. Alcuni li risolvo subito. Altri non vorrei nemmeno iniziarli.

Ho già scritto il prologo del mini-romanzo in sei capitoli che la prof. ci ha commissionato per le vacanze. Lui l'ha letto. Sembra che gli sia piaciuto, infatti mi ha chiesto quando avrei scritto il resto. Gli ho detto che avevo già in mente i primi capitoli e che sei capitoli li potevo scrivere in sei giorni.

Stamattina è venuto in camera mia e abbiamo parlato. Poi mi ha chiesto se poteva stendersi sul mio letto. L'ho visto un po' stanco. Forse era triste. Non si confida mai con me.

Poi ha fatto quella battuta, sull'estrema unzione che rende estremamente scivolosi, e abbiamo riso fino alle lacrime. Credo che questa capacità di creare humor dal nulla io l'abbia ereditata proprio da lui.

Infatti quella battuta non è piaciuta a mia madre. E nemmeno alle mie sorelle.

lunedì 25 giugno 2007

il ribes rosso

s'affaccia dalla siepe
il ribes rosso
e generoso spande
i suoi tesori al sole
al mondo
che distratto l'osserva
e passa oltre

ma qualcuno si ferma
annusa il suo profumo
-- leggera l'aria --
e fissa quel colore
dal profondo del cuore

"oh, ribes rosso
non credevo ormai più
di poterti trovare
e fermo i passi
sulla mia strada
cogliendo il tuo sapore
aspro e dolcissimo
che mi accompagnerà
incontro al mio tramonto"

domenica 24 giugno 2007

Nessuno sa di noi

Nessuno sa di noi. Ci siamo dati appuntamento al solito posto, quassù in montagna, dove soltanto il nostro amore, rosso di passione, ci scalda in quegli inverni gelati dal vento del nord.

Stavolta sei arrivata prima tu. Ho perso tempo montando le catene. Non quelle che ci stringono ormai da tanti anni, che non mi piace contare ma ricordo. Fuori, la neve è già caduta: ci si affonda alla caviglia e riflette la luce obliqua, e assorbe ogni rumore.

Chissà quante volte le nostre grida sommesse sono arrivate là fuori, a raccontar del nostro amore il piacere estremo, quel lampo nel cielo sessuale degli amanti, che mai ci siamo risparmiati in questo tempo, nel limite del tempo che ci fu concesso.

Salgo le scale, a due a due, come ogni volta. Apri la porta sentendomi arrivare e mi circondi di braccia. E io cado dentro quel dolce nido, affannato e felice.

Tutto è pronto, tutto è rituale eppure ogni volta si rinnova. Hai messo quella biancheria nuova che avevamo comprato insieme -ricordi- il giorno del tuo compleanno, in quel negozio in centro. Adoro i tuoi pizzi e merletti, a volte bianchi a volte in teneri colori, che non nascondono parti di te che già conosco, e che ogni volta con rinnovato ardore amo riscoprire. Amo baciarti. Quella crittografia ritorna e mi riporta ai vecchi tempi, quando eravamo assai impediti nel manifestare il nostro amore.

Chissà se oggi rifaremmo tutto ciò che abbiamo fatto in questo tempo: la gita al lago, quel weekend rubato pieno di pioggia e freddo e caldo amore nascente, l'escursione a fotografare i fiori nei campi lassù, e le pietre scoscese che ci accolsero, donandoci perfino una farfalla un po' "voyeur". E tutto quello che successe dopo.

Ma oggi siamo qui, io e te. Nessuno sa di noi, nemmeno il vento.

(seg.)

sabato 23 giugno 2007

Sulla porta

Mentre ti salutavo
sulla porta mi dicevi:
"Succedono cose
che non si vorrebbero affrontare
ma si deve"
col tuo solito sorriso.

Quello fu
l'ultimo abbraccio,
prima che il tuo destino
ti portasse via,
fantastica Sofia.

Dedicata a Sofia, persona forte, allegra e sfortunata, stroncata da un destino troppo duro, affrontato a testa alta, con immensa grazia ed umiltà.

mercoledì 20 giugno 2007

Vita

Era rimasto in silenzio ad aspettare. Non c'era altro forse da sognare, alla sua età, al punto in cui era arrivato. Tutto sembrava già accaduto, e invece non era affatto vero.

Ogni giorno porta con sé parole nuove, occhi mai visti, sensazioni sconosciute.

Il tempo dilatato come pupille d'un paziente dopo la visita dall'oculista, da scrutrarne il fondo.

Brillano luci, tutto si confonde e si rimescola di nuovo, come il sangue. Spazio alla vita nuova, vita che definire sembra impossibile.

Un gioco ai dadi, una partita di scacchi. O una mano di bridge.

lunedì 18 giugno 2007

Bigamo

Eccolo che si bilancia
fra opposti sentimenti:
vecchi amori d'aceto
e di veleni intrisi,
e un sentimiento nuevo
che gli tiene alta la vita.

La gente insorge
in nome della decenza,
del quietovivere,
e vivaddio dei figli !

Tutti pronti a decidere
cos'è meglio per te,
senza considerare
di farsi i cazzi loro.

Ché un porco bigamo
non è mai colpevole
abbastanza.

sabato 16 giugno 2007

Salti immortali

Per vederti serena
asciugandoti lacrime,
per sapere che oggi
stai pensando al domani,
dimenticando errori
che appartengono a ieri,
per sentire che ora
sono dentro al tuo cuore,
cancellando dolori
che ... lasciamoli fuori:

farò salti immortali.

mercoledì 13 giugno 2007

(Dis)ordinati amanti

Forse saremo vecchi
quando del nostro amore
ogni cuscino-federa
lenzuolo, asciugamano
avremo analizzato,
messo nel giusto verso
e nel cassetto adatto,
quando i tuoi pizzi eleganti
e i miei boxer ridicoli
avremo sistemato e messo accanto.

E penso a quei calzini
che si confonderanno,
a quelle ciabattine
che ai nostri piedi andranno
come fecero un giorno
da me a te a me.

Di noi, (dis)ordinati amanti .

lunedì 11 giugno 2007

Un Augurio di cuore

Un'altra piccola scintilla
un altro futuro
si affaccia alla vita.

E tanto cara e bella
colei conosco
che ne porta il dono.

Di mille arcobaleni
di cieli azzuri
e caldo sole

un Augurio di cuore.

A Manu e al dolce cuoricino che porta con sé

domenica 10 giugno 2007

Bracci di ferro

Bracci di ferro per questioni inutili
denotano quei lati del carattere
che ci portiamo dentro dalla nascita
o per traumi successivi ci perseguitano.

Niente e nessuno sembra più importante
di quello che diciamo noi o facciamo
e spesso anche di quello che scriviamo.

Non c'è più dialogo, non c'è comprensione,
ogni confronto fa competizione,
serve per prevalere ad ogni costo
su chi ci tocca il campicello nostro.

Restiamo chiusi dentro a queste mura
respingendo ogni assedio con veemenza.
Rimane un dubbio: chi ci prende in cura ?

venerdì 8 giugno 2007

Fatemi santo

Non piango mai

sul latte,

spargo parole

astratte,

minuti attimi

del mio sentimento

al cuore

prima che arrivi

ascella-sudore.


Non voglio pochi

applausi no,

ne voglio tanti

da mandarmi

l'anima in paradiso,

quello dei cantanti,

dei pazzi, dei navigatori,

di coloro che distribuiscono

cuori.


Al peggio resterò

su un palco buio

a raccontarmi un po',

o seduto a una sedia

senza ulteriore meta.


Sono esigente lo so,

vi chiedo tanto

ma per farmi contento

voi fatemi santo.

giovedì 7 giugno 2007

Laggiù

Sapessi quanto è difficile

alzarsi la mattina

sapendoti lontana

sentendoti vicina


onde di mari oceani

profumi d'altri boschi

e prati all'infinito

verdi come i tuoi occhi


sotto le dita scorrono

palpiti ed emozioni

dentro la mente corrono

fantastiche visioni


mi fermo, vado piano

ti aspetto Mia

laggiù all'incrocio

fra sentimento e cuore

lunedì 4 giugno 2007

Breathless - Senza fiato

Di mani e di altre candide emozioni
t'incendierò le sopracciglia timide
e i luoghi più segreti e languidi
con sensibilità e tenace ardore
fino a lasciarti in fondo
ad un intenso sentire
senza fiato.

giovedì 31 maggio 2007

Fine

But you gave away the things
you loved and one of them was me!
I had some dreams they were
clouds in my coffee!
(You are so vain - Carly Simon)

Quando eri il mio sogno, il mio "colpo di fulmine", la mia principessa. E vedevo billarti negli occhi sogno e avventura.

Quando ti chiedevo che cosa pensavi di me. È importante per me sapere come mi vedono gli altri, soprattutto quelli che potrebbero non mentirmi.

Quando cominciavo a parlarti di com'ero dentro. Fossi riuscito una volta a finire il discorso: tre parole e tu volavi via, lontano.

Quando strappavo le note del cuore fra le corde della chitarra. C'era sempre un'aspirapolvere più importante di tutte le mie malinconie.

Quando io ne volevo zero e tu sei. Abbiamo fatto la media aritmetica: tre.

Quando ero ancora sincero sincero. E tu già mi mentivi, senza volerlo.

Quando poi quella volta ero felice, oh sì stupidamente felice, ma proprio così semplicemente felice perché tu eri venuta a trovarmi. E tu mi dicesti che eri stata con lui.

Proprio allora, forse. Non ero più il primo, né l'unico.

Fine.

mercoledì 30 maggio 2007

Indossami

L'odore del tempo
passato con te
m'inebria la mente
d'immagini, suoni,
rumori lontani,
respiri vicini,
emozioni.

La vita impaziente
rincorre speranze
in attesa
sul terzo binario
di un treno
un po' stanco
ma pieno di voglia
di correre ancora.

Respirami, indossami,
toglimi il fiato
e poi stendimi
dritto sul prato
dei tuoi quadrifogli,
pungendomi d'erica
senza ritorno
in un giorno
di mille millenni
con te.

lunedì 28 maggio 2007

L'eco

due cuori in attesa
sul bordo di parole
gettano un sasso nel lago

i cerchi concentrici
si allargano lenti
sospinti dal vento

due cuori sospesi
su abissi di parole
gettano un grido

l'eco risponde
"ti amo" risponde
"ti amo" ...

venerdì 25 maggio 2007

Last Minute Love

Senza prenotazione
trovo la porta aperta:
una trepida voce m'invita,
mi lascio incantare.

C'è posto nel cuore:
un angolo chiaro
calore che prende la mano,
volare lontano.

Sorpresa di un Bed and Breakfast
dolce come un Last Minute Love.

giovedì 24 maggio 2007

Noi dentro

Non avrò dita che per la tua pelle,

e mani sulla schiena a raccontarti

tutta la strada fatta per trovare te.


Non avrò occhi, bocca, non presterò le orecchie

a niente che non mi parli del tuo amore:

dei passi tuoi risuona ora il mio essere.


Forte come la fiamma d'un incendio,

tenero come un tramonto rosso all'orizzonte

sarò come tu vuoi, come io voglio che tu voglia.


Apriremo le porte che da tempo aspettano

i nostri sguardi di speranza colmi,

e chiuderemo tutto il mondo. Fuori.

Giochi di lingua

Un tempo ero palindromo:

andavo avanti e indietro

su me stesso.



Dopo mi sono sciolto

nell'abbraccio con lei

antisimmetrico,



nei mille dolci intrecci

che nascono agli amanti

sulla lingua.

mercoledì 23 maggio 2007

Non chiedermi perché

E non chiedermi perché non parlo. Tutti i miei errori passati, tutti quei treni persi e mai più ritrovati, tutta la delusione del primo appuntamento quando si trasforma in ultimo, unico.


Non si ripete l'emozione di sentirsi amati. Non dura più del fuoco di un cerino acceso per una sigaretta povera, senza fuoco né accendino. Brucia e si spegne. Non sembra vero che mi abbia detto: "ci vediamo". Succede come un lampo. La sfortuna, la sorte, l'ansia o le tenebre scivolose del vuoto che riprendono il sopravvento. Come svegliarsi da un sogno. Un bellissimo sogno. Sapendo che è stato vero.


Sentirsi come un bambino che riceve il più bel giocattolo, quello desiderato, e lo adora, lo rigira fra le mani incredulo. E un attimo dopo qualcosa o qualcuno ... il bel giocattolo è sparito. Angoscia. Privazione. Rabbia. Rifugio nell'ineluttabile destino, rifiuto di provarci ancora, dolore curato da sé, concentrandosi su quello che rimane.


E non rimane altro che un'immagine mentale, sentimenti forti, emozioni da ricordare. Ogni volta si riapre la ferita e sanguina. Ma non lo sa nessuno, o forse nessuno vuol vedere, sapere: nessuno vuol sentirsi raccontare questa storia.


Come in una tragedia greca, cercare di evitare il destino ci getta fra le braccia di quell'esatto destino.


Aprimi gli occhi da quest'incubo, stavolta. Abbracciami forte e non lasciarmi fuggire via. Se ci riesci, ti amerò, anche di più di come ti sto amando ora.

lunedì 21 maggio 2007

Che cosa guardi ?

"Che cosa guardi ?"


Guardo i tuoi occhi verdi

profondi in cui mi perdo

-- e mi ritrovo.


"Che cosa guardi ?"


Guardo natura intorno

e sento il senso di te

-- di terra silenziosa.


"Che cosa guardi ?"


Guardo lassù nel cielo

pioggia di blu e di pioppi

-- miracolo dei sogni.


"Che cosa guardi ?"


Guardo forse il futuro,

forse il passato

-- amore nel presente.

sabato 19 maggio 2007

Sala d'attesa

"Aspettare non è il mio forte" pensava, mentre era seduto da oltre due ora in quella "sala d'attesa", davanti a quella porta da cui gli avrebbero annunciato l'esito dell'operazione di Alessandro. Due ore o due settimane. O forse due vite. Una era la sua, quella che avrebbe voluto vivere, coi suoi entusiasmi, le sue fantasie, le sue illusioni forse, ma senza batoste e senza delusioni. L'altra ... meglio lasciar perdere.

Guardò per l'ennesima volta la porta, che non si apriva. Si alzò da quella sedia, come aveva fatto già mille volte, durante quel tempo dell'attesa. Sentiva una smania dentro, come un bruciore nelle vene, che gli chiedeva come e perché ora, ma proprio ora, non poteva essere dove avrebbe voluto, con chi avrebbe voluto. Si avvicinò alla finestra. Fuori il cielo azzurro era attraversato da nuvoloni bianchi e grigi, che parevano correre, affrettarsi verso chissà quale impegno lontano. Pensò ancora ad Alessandro, alla sua operazione, che, per quanto semplice, avrebbe potuto improvvisamente presentare qualche complicazione. E poi l'anestesia.

Il cortile su cui affacciava la finestra lasciava scoperto un angolo di cielo, quello in cui correvano i nuvoloni, ma il resto era occupato dalle squallide facciate delle altre sezioni dell'ospedale: finestre che si aprivano come occhi fissi, paralizzati dallo stupore o dalla noia per dover frequentare ogni giorno lo stesso dolore, gli stessi lamenti, le stesse inutili speranze. Altre sale d'attesa, forse, in cui si stavano consumando altre insofferenti aspettative di notizie, ansia di verità spicciole, senza pretese, se non quella di sapere che il momento critico era stato superato.

Riprese a vagare con la mente, uscì in quel cortile, volò su nel cielo nuvoloso come i suoi pensieri, e sentì ancora quella fitta, quel dolore proprio lì, in mezzo alla fantasia, là dove galoppavano le sue speranze, il pazzo dolce mondo intimo e privato dei suoi sogni più veri.

Non sapeva lottare contro il tempo. E non sapeva se il tempo, almeno quella volta, sarebbe stato suo alleato o, come sempre, suo nemico.

Si voltò, interrogando ancora quella porta, che rimase chiusa.

Piena di porte chiuse gli sembrava ora la sua esistenza, spesa quasi tutta dentro squallide sale d'attesa del cuore, sognando entusiasmanti spicchi di futuro che solo la sua smisurata fantasia riusciva a colorare come fossero veri.

Piena di porte aperte quando ormai. Quel senso del "troppo tardi" lo fregava, lasciandolo lì pieno di rimpianti per non aver potuto, per non aver avuto l'occasione neanche di un rimorso. Poter essere sé, finalmente agire a rischio di sbagliare e di pentirsi: questo sentiva essergli stato negato.

Ma forse questa volta no.

Avrebbe atteso che la porta si aprisse. Decise di aspettare: sarebbe arrivato il suo momento. Sperava ancora che non fosse, come al solito, troppo tardi per qualsiasi cosa.

Si rimise a sedere, davanti a quella porta. Chiusa.

mercoledì 16 maggio 2007

La clessidra orizzontale

Quando ero ragazzino, durante quei noiosi pomeriggi di domenica in cui non si "doveva" andare da qualche parte, mi piaceva giochicchiare con piccoli oggetti, giocattoli inventati necessariamente dalla mia fantasia di bambino "povero".

Avevo trovato una piccola clessidra abbandonata in qualche cassetto, ed era subito entrata nella famiglia dei miei passatempi del tempo noioso.

La sabbia contenuta all'interno era di un colore rosa improbabile, forse per dare l'idea di una presunta leggerezza nel tempo che passa. La mia clessidra misurava 5 minuti ad ogni giravolta: magari era una clessidra da cucina (pensavo), di quelle che si usavano una volta per cuocere le uova.

Quel pomeriggio trovai un nuovo gioco da fare con la clessidra: ero stanco di contare i granelli mentre passavano nel suo collo stretto; perdevo sempre il conto a metà strada.

Misi le ampolle in orizzontale: in quel modo (pensavo) il tempo si sarebbe fermato. Poi vidi che non era facile mantenerle così, se tutta la sabbia si trovava in una sola delle due ampolle, così cercai di "fermare il tempo" quando la clessidra era a metà del suo ordinario lavoro, quando cioè metà della sabbia era scesa nell'altra ampolla.

Da allora in poi, il gioco diventò "trova il momento esatto in cui nelle due ampolle c'è lo stesso numero di granelli di sabbia".

Pare facile ! Provavo e riprovavo, ma ogni volta una delle due ampolle era più piena dell'altra.

Continuando in questo gioco solitario, alla fine riuscii a trovare un punto in cui la clessidra poteva essere messa in equilibrio orizzontale: la differenza di riempimento era così piccola che l'attrito del perno riusciva a compiere la magia.

Cercai di contare i secondi del tempo che avevo "fermato".

Mentre ero assorto in questo gioco, un colpo di vento entrò ad alterare quel sottile magico equilibrio e ...

La gioia è fatta di attimi, che devono essere colti nel momento in cui ne viviamo la grazia. E valgono più di tutto il noioso, terribile, odioso tempo restante.

lunedì 14 maggio 2007

Plagio d'inizio

Amor che muove il sole e le altre stelle

di te mi parla e il cuore mi riscalda.


Il verde delle tue pupille belle

m'ispira versi e sogni e altre novelle.

sabato 12 maggio 2007

Interrogando il cielo

Avrò sognato, sì,
ma di quei sogni belli
che al sole non svaniscono.

Avrò dentro i miei occhi
il sole, i pioppi, la danza di quegli alberi,
e l'erba e te distesa e splendida.

E d'improvviso tu, che mi misuri i battiti
del cuore che danzando vuole
donarti un po' della sua gioia e della mia.

Essenze d'infinito noi,
che come fiori alziamo i nostri sguardi
interrogando il cielo.

mercoledì 9 maggio 2007

Passione in Q

Ebbene sì: lo confesso, sei la mia passione. Quando nacqui forse non sapevo ancora che lo saresti diventata, un giorno. O forse sì. Con quella saggezza tipica dei bambini e degli angeli, che magari dovrei chiamare "premonizione", scelsi luogo e tempo, scelsi la famiglia in cui sarei nato. Oppure fui scelto. Ma no, che dico, avvenne tutto "per caso". In ogni modo, per diversi anni, rimanesti celata nel grande vaso delle possibilità: avrei potuto ammalarmi e morire (erano ancora anni in cui le malattie infettive mietevano vittime fra i bambini più deboli), avrei potuto essere trascinato verso ben altre realtà da eventi improvvisi, cataclismi, traslochi ... Ah, quanti ne vidi, di traslochi, fin dalla più tenera infanzia: nato a casa di mia nonna materna, ben presto fui "trasportato" nella grande casa dell'altra nonna, dove i miei abitavano. Poi altre case, altre cucine con altri odori, altri tinelli (così si chiamavano allora i "soggiorni" senza pretese, a casa della gente con pochi quattrini) videro crescere la mia voglia di osservare il mondo, di capire, di compensare la perdita di quel "manuale d'istruzioni" che allora credevo dovesse accompagnare ogni nascita, ogni nuovo individuo che veniva così brutalmente introdotto in quel folle manicomio chiamato "esistenza".


A scuola ero bravo. Mi sembrava l'unica "moneta" con cui ripagare i sacrifici dei miei, o almeno così mi era stato insegnato, e ci credevo. Avevo però una certa difficoltà a scrivere componimenti "lunghi", che andassero al di là di un paio di facciate di foglio di quaderno: una specie di riluttanza. Non che mi mancassero le parole, ma restavano dentro di me, come congelate, represse. L'insegnante diceva a mia madre: "Non si preoccupi, è un maschietto. Si sa che hanno minore propensione alla scrittura". E io restai colpito da quella parola: "propensione". Pensavo che fosse una specie di anticipo della pensione. Pensavo che diventando vecchio avrei scritto di più. Non chiesi spiegazioni, e non ne ottenni. Cercai piuttosto di capire dove era andata a finire la mia "propensione", quali fossero le materie scolastiche che già allora potevano vantare un mio maggiore impegno, ma anche una maggiore riuscita. Pensavo, ora come allora, che è abbastanza inutile darsi da fare in aree senza attrattiva e con poco (per me) significato. Ancora non sapevo che tutto questo si chiama "motivazione": la molla dell'interesse. Perché mi guardi con quell'aria interrogativa ? Ti stai chiedendo: "Quale" o "Quando" oppure "Quanto" ? Magari oscilli nelle tue risposte fra "Questo" e "Quello", ma certamente avrai anche tu imparato che "Cuore" non si scrive con la "Q". E che a volte bisogna farsi un "culo a quadretti", e non un "qulo". E che l'unica parola italiana con due "q" consecutive è "soqquadro".


Questo mi porta fuori strada ! Che ne sarà di tutto quel discorso che avevo in mente, chiarissimo all'inizio, e che si va facendo via via più fumoso man mano che procedo a definirlo. Già, le definizioni. Fanno parte integrante di te, e sono molto importanti per me. Da bravo miope, naturalmente riesco a veder "definiti" solo gli oggetti più vicini: tutto il resto sfuma, come in una nebbia, ovatta protettiva dai pericoli distanti. Che vuoi che sia la vita, se non: riuscire ad evitare pericoli mortali, andando a modificare probabilità e statistiche che vedono quelli come me sconfitti da un accidente qualsiasi, scampati alla crudele pratica della Rupe Tarpea e dati in pasto ad una realtà per certi versi più crudele ancora. Studiate geometrie disegnano ardite traiettorie di un essere che in volo non vorrebbe più atterrare. Proiezioni ortogonali di anima e desiderio, sospese fra un passato troppo frettolosamente andato via e un futuro che si avventa come l'aria fra le narici di un'aquila in picchiata.


Relatività del tempo: velocissimo quando sto bene, lento a passare nella noia, intriso di mancate occasioni, di aspri rimpianti, quasi immune dai rimorsi che ai vili abbondano. Spazio-tempo: dimensioni forse equivalenti, perché tempo ne ho speso a superare spazi che sembravano insormontabili, e spazio ne ho percorso cercando di azzerare il tempo ormai trascorso. Particelle di un discorso iniziato quando. Non ricordo. Memoria, giudice impietoso di un fare a volte troppo tumultuoso. Ologrammi di vita, tridimensionale, da non riuscire a fuggire, a cancellare. Errori a tutto schermo, avanti e dietro, sopra e sotto, come quando sento nell'anima piovermi a dirotto. E vorrei, ma non posso, cambiare il tempo, e ciò che dentro al tempo mio all'inferno mi condanna.


Causa-effetto: la logica stringente di questa realtà mi inchioda alle mie responsabilità. Fuggire è un po' morire. Ogni volta pago in moneta dorata per espiare una cazzata. Altrove andare, ma da che, visto che altrove altri tempi e altri errori non aspettano altro che me. Sillogismi di quel ragionamento che mostra e non dimostra, assiomi assurdi, irrinunciabili e crudeli. Domani diventati ieri.


Passione mia, rovello e sazietà di un'anima incapace di rendersi conto del mondo. Autismo comportamentale, facile asilo di una mente che vale. Il risultato poi qual è ? Felice o assai infelice, resto allo specchio e non mi riconosco, mi perdo e mi ritrovo, ma non miglioro. Passione mia del tutto approssimativa, scienza e coscienza che mi fai dire: cambierò il tuo nome, ché troppo esatta non ti vidi mai, incapace di risolvere i miei guai, eppur compagna fedele mi fosti in questa vita. Altri "Matematica" ti chiamano, io ti rinomino invece "Quasi-matica", il che ti rende alquanto più simpatica.


Termina qui la mia passione in "Q".

domenica 29 aprile 2007

Una parentesi

Dopo un tuffo nel mare
apro gli occhi
e chiudo una parentesi
figlia
di un'apparente "sì".

sabato 28 aprile 2007

Mellow Yellow


Immagine: Wikimedia Commons

Di solito aveva le idee abbastanza precise, sulle proprie intenzioni, ed anche sulla giusta collocazione degli altri nella sua vita. Non questa volta.

Tutto era cominciato come per gioco, quasi senza accorgersene. Sembrava una conoscenza come tante altre, nata con qualche interesse culturale comune, senza troppa importanza.

Giorno dopo giorno, aveva sentito invece crescere qualcosa di particolare, un legame imprevisto, come una sottile melodia o un profumo delicato che lo riportava a percorrere strade forse dimenticate.

Tornava perplesso a frequentare quel qualcuno, che non conosceva eppure sentiva di comprendere, nelle sue manifestazioni di dolcezza, di sconforto a volte, di tenace attaccamento alla Natura e, in fondo, alla Vita.

Aspettava i momenti in cui potevano parlare, a distanza, e sentiva i battiti del cuore accelerare quando, finalmente. Aspettava e pensava. Neanche per un istante dimenticava. Però, non sapeva dare una spiegazione, né una collocazione a tutto questo.

Decise di non preoccuparsi troppo. Prima o poi il caso, o il destino, o qualsiasi altra cosa si sia presa la briga di occuparsi delle vite degli umani avrebbe agito per lui.

Nel frattempo, cantava:

I'm just mad about Saffron
Saffron's mad about me
I'm just mad about Saffron
She's just mad about me
...
They call it mellow yellow
(Quite rightly)
They call me mellow yellow
(Quite rightly)
They call me mellow yellow

giovedì 26 aprile 2007

Ladra di rose

Scendevi
con passo di danza
sfiorando tappeti di viole
di te silenziosa cantando.

Né piedi, né mani,
né occhi, né bocca
porgevi alla vita,
sognando.

Per aspri dirupi,
per terre e per valli
scendevi ad altri orizzonti.

Cambiando restavi
e restando di te maturavi
dolcezza di frutti dorati.


Soltanto la sera
tornava a trovarti
a sorprenderti
ladra di rose.

mercoledì 25 aprile 2007

Più di uno, meno di tre

E ti sogno, ti sogno,
e chissà questo sogno
dove ci porterà, chissà.

E ti sogno, sogno che
tu mi sogni, e verrà
quel giorno verrà.

E vedremo, vedrai
con te vedrò e ci sarai,
come per te io ci sarò.

E mani mai lontane
intrecceranno mani,
alberi vecchi e nuovi rami.

Dei miei giorni dispari
sarai consolazione
di quelli pari dolce apparizione.

Chiudo gli occhi e ti sogno,
li riapro e lascio un segno
che ti regala un sogno:

di me, di te,
più di uno,
meno di tre.

lunedì 23 aprile 2007

Come una rosa

Chissà come sarà, chissà.
Nessun destino è sciolto,
niente è importante,
ma tutto è interessante.

Vibra la terra e l'aria
sotto la primavera
di questo sole
quasi al tramonto
ma non ancora spento.

Occhi di brace
arricciano stringhe,
magiche dita,
note e pause lunghe
inventano assonanze.

Domani sarà, oggi è già stato:
ogni fiore nel prato
sa essere bello e nuovo
e ingenuo come la rosa

a Maggio.


a Gri

sabato 21 aprile 2007

Lo dico come so

Se dico che ti voglio bene
non saranno soltanto parole,
ferme e fredde
ad intrappolare stupide illusioni:
ma non so dirlo bene,
perciò lo dico come so:
ti voglio bene.

venerdì 13 aprile 2007

L'accendino

Ho comprato un accendino
con il quale questa notte
darò fuoco al mio destino.

Ho comprato quattro scarpe
tutte quante senza suola
per andare fuori rotta.

Ho una nota nella testa
una sola, sempre questa
con la quale sto scrivendo
una strana sinfonia.

Ho comprato anche una nuvola
dentro il cielo d'una favola
la regalo al mendicante,
lo racconto al me-indicante.

Ho venduto il mio sorriso
l'ho stampato sulla faccia
regalato insieme al viso.

Ho rubato un accendino
con il quale questa notte
darò fuoco al mondo intero.

martedì 10 aprile 2007

La Principessa è sparita

Omaggio alla Principessa.

Il Cavaliere baciò la mano alla Principessa e disse: "O mia deliziosa, adorata Signora, vorrei che questo minuto durasse tutta la vita, e non mi basterebbe tutta la vita per farvi sentire che cosa provo per Voi: sono venuto qui spinto dal Destino, e ora vorrei avere il tempo per impararVi a memoria, perché so che prima di domani dovrò lasciarVi e non Vi rivedrò mai più".

giovedì 5 aprile 2007

Insana-mente

Siamo povere scimmie

illuse d'infinito.

lunedì 2 aprile 2007

La rosa nel cuore

Primavera in campagna,

gli alberi in fiore

e le fanciulle pure !


Ma il più bel fiore

è la rosa che non colsi

ed evitai di pungermi

con le sue spine,

ma il suo profumo

giunse fino a me

e mi rimase dentro.


Ricordo ancora

un bagnoschiuma

al muschio bianco,

coperto appena

dallo stridor del treno

che ti portava altrove

e mi portava via lontano


te, ferma nel cuore.

sabato 31 marzo 2007

Uomini padri

Noi tutti abbiamo fucili
con i quali sparare agli angeli in volo
e alcuni ne abbiamo colpiti,
li abbiamo fatti cadere in questo inferno
e ci guardano con occhi di sogno
e ci parlano increduli e chiedono
cosa sia questa vita, d'ogni senso privata.

Noi tutti avevamo fucili
e non abbiamo esitato a sparare
e li abbiamo colpiti e costretti
a venirci a trovare:
e ci guardano con occhi di fiaba
e si aspettano amore e cibo
da noi che li amiamo
e ricambiano, e amano e soffrono.

Si chiamano figli.

giovedì 29 marzo 2007

Subacquea

Sott'acqua respiro
il fiato corto del vero,
e non perdo il ricordo,
e più non spero.

Verde intorno riflesso
come un raggio che filtra
e non s'infrange
sullo specchio dell'anima.

In fondo tace il rumore
e l'onda diventa docile
carezza d'acqua tiepida
nel mare d'acqua salata e fredda.

Non cerco l'altitudine
d'immani profondità abissali,
non giro in tondo,
non seguo affatto le correnti.

Apro la bocca e aspiro
le altre verità
che non vedrò,
che non saprai che ammiro.

Sommersa l'abitudine
diventerà quel cardine
di ruota e fango e di
infinita libidine.

Fermo rimango,
o nuoto o forse volo
dentro l'immensità
del mio interno Universo.

sabato 24 marzo 2007

Avanti (Ora legale)

Eh, no. Non so come mandarti avanti. Ma in fondo, che importa a noi, alla vita, se uno insegue un sogno oppure più semplicemente aspetta.

C'era una volta. Belle, le favole. E non dirmi che non le hai mai ascoltate. Che non ti sei fermato a sognarci sopra, a rileggerle, a farle risuonare dentro, come l'eco di una montagna solitaria.

Troppo grandi, a volte, le cose che ci capita di vivere. Talmente incomprensibili da diventare insopportabili. Sarà più facile scalarle, oppure cercare un passaggio, un sentiero, un tunnel per attraversarle, queste montagne ? Magari girarci intorno sarebbe meglio, sarebbe certamente considerato più intelligente. Le provi tutte, prima di lanciarti in una soluzione, nella tua soluzione. Devi esser convinto che sia la più elegante, la migliore. Altrimenti resti col problema, che ti marcisce in mano. Perfezionismo, sì: che brutta bestia.

Ti hanno osannato, a volte, riconoscendoti la bravura. Invidia, quella sì, non è mancata, contro le tue elegantissime vittorie. Di forza, mai.

Avanti no, non so davvero come mandarti avanti. Di aspettare, lo so che non ne sei capace, almeno non per troppo tempo. Scade subito il latte nella tazza, non c'è frigo che serva a conservarlo. E brucia il tempo dell'attesa, quasi fosse l'ultima candela accesa.

Di sogni ne hai inseguiti molti, presi alcuni: altri no, non ti fu dato. Ora è tardi, sempre più tardi segna l'orologio il tuo tempo, e non c'è artifizio, ora legale, che possa riportarti quello (di tempo) che non ti è stato speso.

Mettilo adesso un'ora. Avanti.

martedì 20 marzo 2007

21 Marzo - GMP

Il 21 Marzo in tutti gli Stati che aderiscono all'UNESCO si festeggia la Giornata Mondiale della Poesia.

All'Auditorium di Roma l'attore Cosimo Cinieri presenta lo spettacolo "Viaggio Verso", una kermesse poetica con accompagnamenti musicali.

Da vedere.

domenica 18 marzo 2007

Biglietti ?

it's too late to be late again

Non so che ore sono. So che troppo tempo è passato. Tutto si spreca. A volte noi. Resto a bocca asciutta. Te l'ho detto qual'è la mia specialità: perdere i treni. Arrivo un minuto dopo che partono. E resto sul marciapiede a guardare quel fanalino di coda che si allontana. Tranquillo lui. Io senza più risorse. Ridevi, quando ti dissi che per me eri l'ultimo treno. Chissà se adesso l'hai capito. Sapevo che ti avrei persa in quel modo, al solito modo. Non capitalizzo nulla. Appena qualcosa entra nella mia vita, appena un momento mi appartiene, il momento successivo sta già andando via, e sembra quasi che non sia mai arrivato. Perdo le occasioni come le cellule della mia memoria. I ricordi, quelli no. Li ritrovo, come racconti fantastici a farmi compagnia in quelle notti lunghe come ombre d'inverno. Non amo la velocità. Meglio efficace che efficiente. Anche questo è difficile, soprattutto da capire. Il controllore fa soltanto il suo mestiere, facendomi tornare alla realtà, con la sua logica stringente.

Biglietti ?

sabato 17 marzo 2007

Niente da fare

Sarò spettatore dei canti
degli usignoli
che preparano
il nido.

Io no
non ho niente
da fare.

venerdì 16 marzo 2007

L'Orizzonte della Coscienza

nobody knows where you are ...

Non mi prenderai, no ! Non mi prenderai. Non corro: potresti notarmi se mi mettessi a correre. Magari sono vicinissimo, magari mi stai guardando in questo preciso momento. Oppure no. Chissà dove mi trovo. Già, perché io mi trovo, mentre tu non mi troverai. A volte ti sembrerà di avermi trovato, a volte l'ombra dei miei passi ti seguirà come un incubo. Ma io no. Nessuna certezza deriva dalla separazione delle coscienze. Io non sono te e tu non sei me. C'è un abisso fra noi, un canyon impraticabile. Eppure mi specchio e ti vedo riflesso, così come tu mi vedi a volte riflesso nel tuo specchio. Credi di avermi capito, sei convinto di riuscire a comunicare con me. Un discorso è qualcosa che coinvolge due persone. Ma sono davvero parti dello stesso discorso, i frammenti che vanno ad incastrarsi uno nell'altro, o che invece stridono ogni volta che si trovano a contatto uno con l'altro. E si spezzano in parti sempre più piccole, fino a riprendere la forma di quelle molecole di sabbia da cui i nostri due specchi furono un giorno costruiti. Ricordi quel vecchio aforisma: quanti granelli di sabbia servono per fare un mucchietto di sabbia ? Non uno di più, né uno di meno. Oppure. Vediamo un mondo preciso e definito laddove invece esitono imprecisioni enormi, tensioni, conflitti irrisolti fra mondo e materia e parti di essa. Tramonta quel sole che ci tiene insieme, e vediamo allungarsi le ombre infinite di noi stessi verso quell'orizzonte della Coscienza, presente e irraggiungibile come i due estremi di un arcobaleno: io da una parte e tu dall'altra. In mezzo, la vita.

giovedì 15 marzo 2007

Ninnoli

Ninnoli
sul cassettone del tempo
esposti alla polvere:
i ricordi.

sabato 10 marzo 2007

Fra nuvole dolci

Procedo
con il cuore
pieno d'azzurro
fra cieli di ghiaccio
e nuvole dolci
che non posso toccare.

Ogni passo
è una goccia di pioggia
che accompagna
il destino in discesa
verso il buco dell'ozono.

giovedì 8 marzo 2007

Effimera

Confuse ore si accavallano

bruciando sangue

nell'attesa

del nulla

mercoledì 28 febbraio 2007

Baro

Sparsi,
forse dispersi:
sempremai
disperai
o forse
sperai
farse
farsi
arsi
assi
d'un poker
da poco
finito.

La mano
del baro.


lunedì 26 febbraio 2007

In questa notte

Che altro vorresti, tu,
che altro vorresti:
tutto il mondo ai tuoi piedi,
e non ti basta.
Non sai fermarti
e vuoi fermare il tempo.
No, non voltarti,
non ti servirà a capire.
Cammina, o siediti,
se vuoi,
su questo sasso.
Guarda quell'orizzonte
che ora sai
di non poter raggiungere.
Chiudi i tuoi occhi al sole,
e poi
riaprili.
Bagliori o tenui fiamme
portano a te
ogni luce del mondo.
E il mondo gira,
e questa notte
piange.

Il nido

Pioggia sottile,
vento impetuoso
come un autunno
primaverile,
freddo, ondoso.

Notte di vuoti silenzi,
cuore agitato
e stomaco sveglio.

Mente che gira:
un'aquila vola
e non trova
il suo nido
di pace.

venerdì 23 febbraio 2007

Una donna

Aveva sogni infiniti e una volontà ferrea di affermare la Giustizia, mia madre.


Aveva un'adolescenza negata, annegata nella Guerra, mentre lavorava in un sottoscala e sorrideva, parlando col suo amico topo che veniva a trovarla in quel groviglio di carte contabili ogni pomeriggio alla stessa ora.


Aveva passato notti a raccogliere cicoria nei campi, perché erano tempi in cui non si trovava nient'altro da mangiare. E altre notti giù nel rifugio, cercando scampo dai bombardamenti che minacciavano una Città che qualcuno aveva definito "Aperta", e non lo era. Altre ancora sul terrazzo a guardare quegli strani fuochi d'artificio, laggiù, oltre l'Aniene, verso San Lorenzo ... Tanto, pensava, era inutile andarsi a nascondere in quel rifugio puzzolente di piscio: se doveva arrivare, la bomba, che arrivasse pure e addio.


Aveva sperato che il mondo potesse essere migliore, dopo la Guerra. Aveva continuato a lavorare fra le scartoffie, senza topi, ma in mezzo a tante iene.


Aveva dato un nome e un volto al suo sogno romantico: quel giovane ragioniere, fregato anche lui dalla Guerra e sbattuto in mezzo alla Vita come orfano, con una dose di ingenuità inferiore alle sue delusioni.


Aveva costruito una Famiglia, così come credeva fosse giusto avere una Famiglia.


Aveva avuto un Figlio, troppo bello e forte e biondo per essere vero. E aveva visto il più cocente dei dolori, non riuscendo a partorirne un altro vivo, come era convinta fosse giusto per lei: una coppia di Figli rende i Genitori più felici.


Aveva cresciuto quel solo Figlio inseguendo il suo Sogno di Perfezione, di Felicità, di Amore, in fondo di Giustizia. Aveva cercato in ogni modo di proteggerlo da ciò contro di cui nessuno può essere protetto: la sua propria esistenza.


Aveva amato gli ideali dell'Uomo che teneva accanto. Ne aveva condiviso le disgrazie e le difficoltà, lottando con tenacia e con dolcezza perché la Famiglia, la sua Famiglia riuscisse a mantenere un'esistenza decorosa.


Aveva visto cambiamenti assoluti, e chissà quante volte aveva ricominciato a rimettere in ordine tutto da capo, silenziosamente.


Aveva, infine, una passione profonda per tutto ciò che è umano, per i sentimenti e l'arte. Non era riuscita ad esprimerlo, questo suo amore, ma l'aveva trasmesso al Figlio.


Il quale cominciò ben presto a scrivere di ciò che aveva dentro ...

mercoledì 21 febbraio 2007

Le tue parole

Mi piacerebbe, sai mi piacerebbe tanto

riuscire a esprimermi così come fai tu

con quelle tue parole ben precise,

piene di tutte quante le emozioni,

ricche delle atmosfere colorate,

profonde, belle, come appena nate.


Mi piacerebbe, e sai come m'incanto

leggendo e rileggendo quelle righe ...

non posso e non vorrei uscirne tanto,

non voglio e non potrei non condividerle.


Ogni frase che scrivi, ogni concetto sento

come un massaggio al cuore, una canzone

che da lontano arriva fino in fondo

e mi rimette in sesto, e mi rimette al mondo.


alla mia Amica Assoluta

martedì 20 febbraio 2007

Non è successo niente

Cronaca emotiva di un'esperienza virtuale durata da un caldo giorno di maggio 2005 a un gelido giorno di febbraio 2007.

Non è successo niente:
parole vanno e vengono,
amici, conoscenze,
incontri, convergenze,
improbabili emozioni,
visi, sogni, illusioni.

Mi perdo fra la gente,
poi suona la sveglia:
non è successo niente.

domenica 18 febbraio 2007

Colori

Lance di freddo
colpiscono dentro,

ma fuori
c'è un mondo
a colori.

sabato 17 febbraio 2007

Atlante

Sorreggo un cielo di piombo,
di nuvole nere
che schiacciano il cuore.

Domani mi donerà vento
per questa fatica
di Atlante.

giovedì 15 febbraio 2007

Il Cerchio di Fuoco

Salta, perdìo !

Salta

nel mio cerchio

di fuoco !


Non ho altro

da darti:

emozioni.


Non ho altro

da regalarmi

adesso.

Palcoscenico

Di che potrei scrivere, se non di me stesso. Almeno avessi un lume, o un barlume di quella che chiamano Coscienza. E invece eccomi qui, su questo palcoscenico, nell'ora in cui si recita la prova: il momento più duro, quello senza pubblico, che ti applaude o ti fischia forse a sproposito, quando non te lo aspetti, o magari ti ignora.

E invece no. Dietro le quinte, nessuno. Giù in sala, nessuno. Qui su queste assi, soltanto io e la mia Coscienza, a dialogare il solito duetto: "Chi sei, com'è la tua vita ?"

Vita, rispondo io - quella mi è data e quella cerco di vivere. Non ho fatto granché. Ma se mi fermo, anche per un istante, a fare il resoconto di ciò che ho detto, fatto, vissuto, vinto, perso e sbagliato ... mi pare grande come l'Universo.

Dice la mia Coscienza: "Sei soddisfatto, sei stato mai felice, hai ancora sogni a cui dare un cuore ?"

Sai, cara mia, "felice", "soddisfatto" son parole grosse: bisognerebbe confrontarsi, e non c'è metro o misura che io possa accettare, se non quello del divertimento, dell'essere buffone fino in fondo, per rendere lo schiaffo d'esser nato, a qualcosa ... non so.

Domande tante, ma risposte quasi niente. E dire che mi urge ormai l'odioso tichettio del tempo che scandisce le residue possibilità, scarsa materia ancora disponibile per finir l'opera, o almeno tentare.

Che fai ? Sei ammutolita ? Non poni più domande ? Oppure credi di aver esaurito gli argomenti "forti" ... Potrei raccontarti che cosa mi piace, come spendo il mio tempo a navigar sulle onde di una musica che amo, a perdermi per ore nei pensieri che uniscono l'immensamente piccolo con l'incommensurabilmente grande, per quanto ne so. Potrei dirti che mi sento ancora "nato troppo presto", per la curiosità di vivere il futuro, e non per ingordigia di prolungare un'esistenza pur che sia.

Discorsi irrazionali, sì lo so. Chissà quante volte mi hanno detto che sono troppo razionale, o come tale mi comporto. Nessuno, forse, ha cercato di guardar più in là, nessuno ha colto quel particolare mio modo di essere profondamente irrazionale. Con ragionevolezza, quasi fosse una follia verosimile, una simulazione di altri esseri "sani".

E adesso tu, Coscienza, qui, davanti a nessuno, col solo testimone che son io di me stesso e delle tue farneticazioni, pretendi che io ti fornisca un senso, un significato e una morale a tutto questo ! Pietà, ma che dico: non può esserci commiserazione in un puro spirito cosciente !

E allora chiudiamo questo Atto Unico nella sola maniera che salvi te e me contemporaneamente, lasciamo calar la tela come succederà domani, su questa stessa scena, col pubblico davanti, dopo che avremo speso quello che resta della nostra indissolubile unione a dimostrare o mostrare ciò che sappiamo fare: il buon esempio, accender sentimenti, raccontare con occhi limpidi, cuore, emozioni lo stupore delle piccole cose, e delle grandi.

Sipario.



mercoledì 14 febbraio 2007

Profilo

Ti conosco soltanto di profilo:
una svelta silhouette in 2-D,
una fila di parole belle nette,
un'anima pulita: tutto qui.

Mi accontento, che vuoi,
non c'è rimedio, finché
restiamo qui attaccati
ad un video, al mondo "virtuale".

Forse un giorno ci succederà
di poterci guardare un po'
negli occhi, di esplorare
tutto quello che adesso non possiamo.

Nel frattempo, dietro a quel profilo
posso solo provare a immaginare
che ci sia una persona tutta intera,
e non solo una macchia bianca-e-nera.

(a Nadia per S.Valentino)

martedì 13 febbraio 2007

Odio il Sudoku

Odio il Sudoku
quell'orientale gioco
in cui s'incastra il numero:
la mente s'imprigiona
proprio mentre ragiona.

Odio il Cubo di Rubik
che si fa beffe
della geometria
e di topologia
ritorce il manto
mentre il mio tempo ruba.

Odio gli indovinelli
che menti troppo astute
sottopongono a quelli
che non hanno vedute
tutte quelle infinite
varianti differenti
delle realtà coerenti.

sabato 10 febbraio 2007

Forse (R.B.)

Forse potevi restare là, nel limbo delle cose belle non accadute. Forse.

Forse avresti potuto capire che cos'è un uomo timido, sensibile, attento, orgoglioso, un po' pazzo, temerario a volte, ma sincero. Forse.

Forse non avresti dovuto immaginare che mi sarei prestato a fare da ruota di scorta per certe tue difficoltà, che si sono rivelate momentanee.

Forse non mi interessa che cosa vivi quando ti sento lontana da me, quando ti poni volontariamente lontana da me, quando fingi o ti sforzi di preferire soluzioni pratiche, quando rifiuti di lasciarti abbracciare a mente, quando congeli ogni possibilità di intrecciare i nostri rami, quando non cammini sul nostro piano, sull'unico piano, nell'unico spazio che abbia un senso. Forse.

Forse non mi piacciono le tue fughe mascherate da finte vicinanze, il tuo accontentarti di qualcosa che non è nemmeno lontanamente alla tua altezza. Forse.

Forse odio la tua sciocca filosofia di sentimenti costruiti sulla sabbia, tanto da soddisfare narcisismi inconsistenti, convenzionali assunti di un pensiero che non ti appartiene. Forse.

Forse starai pensando perché mai sono sparito da quell'illusione di mondo, da quell'imbecille punto di contatto che dopo 20 anni eri riuscita a ritrovare con me. Forse.

Forse non sai perché non ti ho cercata in questi 20 anni, forse non capisci che mi sto chiedendo perché mi hai cercato ora e non allora, quando il tuo bel mondo dorato ti è crollato addosso, quando le certezze che mi sbattesti in faccia 20 anni orsono erano ormai ridotte in polvere, come avevo in qualche modo previsto senza dirtelo. Per rispetto, perché ti ho amata davvero. Senza forse.

Forse non te ne eri accorta. Allora mi sembrò il contrario. E in tutto questo tempo ? E adesso ? Forse eri convinta che io potessi chiudere un interruttore e vederti con occhi e con cuore diverso ? Forse pensavi che il tuo ritorno senza ritorno mi avrebbe fatto piacere. Forse.

Forse hai pensato che tutto potesse svolgersi fra noi normalmente, senza emozioni, senza sentimenti particolari, senza cuore, tu che parli di avere un grande cuore solo quando ti serve di far parcheggiare il mio nell'attesa del nulla. Forse non sai che un cielo d'inverno non invita a spogliarsi e gettarsi a nuoto nel lago quasi ghiacciato che hai steso fra noi. Forse.

Forse ho sbagliato. Forse non sei tu la stessa che ho conosciuto e amato allora. Forse non ci siamo incontrati, ne adesso, né altrove. Forse.

Forse la cosa più bella che avevo nel cuore s'è rotta.

giovedì 8 febbraio 2007

Il passo

Un passo, quel passo.
Ti vedo più in là
nel tuo mondo.

Mi fermo quaggiù
in questo universo
in cui non c'è verso.

È giusto così,
va bene, lo so,
ne sono felice, lo sai.

Ma quello che è nostro
lo tengo con me:
non dimenticherai.

mercoledì 7 febbraio 2007

Fido

Dissi al mio cane:
"di te mi Fido"
ma non finii di dirlo
che m'azzannò, quel cane.

Dentro di me pensai:
"perché m'ostino a dir
queste parole arcane ?"

sabato 3 febbraio 2007

Gabbiani

Sento le grida dei gabbiani
alti a picco sul molo
e non ricordo i richiami:
altre stagioni, sordo ...

M'incanta il luccichio
del mare insoddisfatto
e allegro nel suo rifiuto
di calma impossibile, sfuggente.

Gente che parla e che cammina
non mi tocca e non vedo,
osservando nel cielo
i ricami bianchi dei gabbiani
pizzicare l'azzurra infinità
del volo.

lunedì 29 gennaio 2007

Canto di Follia

Follia che ti avvicini e te ne vai,

Follia che mi attraversi l'anima, che sai:

come vento d'inverno sbatti le persiane

e urli, e fischi, e ignori ogni passione

che non sia di spavento e distruzione.


Follia, per una volta sola io ti prego,

prendi me come vittima, e risparmia

chi ha già troppo sofferto e non lo merita,

chi ha tre soli avanti da portare in salvo,

chi sai che io so, senz'anche nominarla.


(per un'Anima in pena)

sabato 27 gennaio 2007

Quel giorno (cap. 1)

Sembrava strano quel risveglio, come una nota dissonante in una discreta melodia, come un sasso sporco in un torrente di montagna. Eppure era tutto come al solito: la sveglia, tenue chiarore in casa, caldo sotto le coperte, freddino appena fuori.

Fece quello che faceva ogni mattina, più o meno nel solito ordine: non era un tipo metodico, ma non amava molto le novità nelle piccole cose. Spento luci e gas, chiusa l'unica finestra che di solito apriva per guardare fuori (come se volesse anticipare la giornata con uno sguardo), uscì.

La tazza della colazione era rimasta sul tavolo: poco male, l'avrebbe lavata stasera, insieme con i pochi piatti della cena, tanto sarebbe stato solo.

Ieri era stato diverso, aveva cenato con la sua ex-moglie. Era in realtà la sua seconda ex-moglie. Certi errori si ripetono - si ripeteva. Ma non allo stesso modo, erano storie diverse. Lei non aveva voluto andare a cena fuori: "Vengo io da te, cuciniamo qualcosa" aveva detto, con quel tono che lui ben conosceva, quello che non ammette repliche. Così era arrivata, bella come sempre, bionda come non mai. "Oggi sono andata a farmi i capelli" era la prima cosa che gli aveva detto. Ogni volta che voleva sentirsi bella e rinnovata cercava di andare dal parrucchiere. Così come ogni volta che era nervosa si metteva a pulire il bagno. Prima, cioè: quando era ancora sua moglie. (... continua ...)

venerdì 26 gennaio 2007

Suonatori d'orgasmi

Poeti

senza metro e senza rima

d'originalità vestiti

suonatori d'orgasmi.

giovedì 25 gennaio 2007

Bocciato

Ma tu non sai
di che son fatti i giorni.
Non ho studiato a fondo
la tua materia, e quindi
resto con la mia anima,
pensiero e mente,
deboli correnti del cervello
e sentimenti da spaccare il cuore.

Nulla di materiale, capirai !
Da fuori a volte neanche puoi vederlo,
e un uomo timido lo è molto di più
quanto più gli interessa una persona
(non maschio-e-femmina si presenta
il gioco, ma da persona umana con
persona a fronte, vedi com'è strano).

Bocciato a quell'esame, tu lo sai,
non valeva la pena di ripeterlo
a tanto tempo di distanza, poi !
Non ho studiato affatto
la materialità di cui
pretendi che io sappia
com'è fatta, o quello che tu vuoi:
ma tu non sai
di che son fatti i giorni,
specie quelli miei.

lunedì 22 gennaio 2007

Le cinque M

"Le cinque M" pensai... "io ne ho 3 nella mia vita: non bastano ?"

Lei mi guardò dritto negli occhi, come se avesse letto il mio pensiero, e disse: "La tua vera realizzazione sta nell'essere razionale che è in te: tutto il resto, fuoco, passione, battaglia, li vivi ma non ti appartengono: appartengono a questa Terra, e tu non sei di questa Terra ...".

Non finì la frase; o almeno, a me sembrò che la frase non fosse finita.

Soltanto oggi sto cominciando a rendermi conto di che cosa volesse dire ...

sabato 20 gennaio 2007

Mi sentirò

Non ti vengo a raccontare
delle ossa della mano
che mi fanno male.

Non ti vengo a raccontare
della prostata che preme
e non mi fa orinare.

Non ti sto a dire
come mi sento la mattina
se per alzarmi preferirei morire.

Delle mie pasticche
gli effetti collaterali
non ti starò a narrare

per non farti intristire:
però ti prego
non mi compatire.

Trattami come un uomo,
con affetto
se merito affetto,

con pazienza
se merito perdono:
mi sentirò un po' meno solo.

mercoledì 17 gennaio 2007

Di quella malattia

Spinge, sai, per uscire,
ma non so dove,
in questi vialetti
un po' alberati,
pieni di foglie morte
a far da tappeto
a quelle foglie vive,
rimaste lassù
aggrappate ai rami
nonostante
il vento.

Se ne va, attraversa
quel po' di me stesso
che ancora sento,
e riconosco la voce,
il suono,
l'urlo,
eco di tuono.

Come fu un tempo,
quand'ero
forse più vero,
certo più sincero:
a fiumi scorreva
questo sangue
e altro sangue
a lettere, a parole,
con una voce
che non avevo
bisogno di impostare.

Era leggibile,
forte, autorevole.

Come se scrivere fosse un difetto,
o un sintomo di quella malattia
che chiamo: vivere.

venerdì 12 gennaio 2007

In piena luce

Sarai
di un lontano avvenire
ombra nascosta
riconosciuta
in piena luce.

martedì 2 gennaio 2007

Arrivederci, sole !

Ritorno, o forse fuggo
un'altra volta:
non da me stesso,
quello non potrei farlo,
anche volendo.

Separo ciò che è vero
dal reale,
dipingo bene e male,
ritraggo incubi,
innocue sensazioni.

Ma chi me lo fa fare !
Tacendomi potrei
difendere me stesso
molto meglio:
ma non posso.

Mastico l'osso
di questi sentimenti,
e di risposte
ne ho piene le tasche,
e di domande il cuore.

Lasciami andare !
Sai, non ti conviene
avvicinarti a chi
non sa di amare
la vita tua e la sua.

Lasciami stare !
Mi specchierò
meno che posso,
tentando d' ignorare
queste lacrime amare.

Di giorni e sere
mi riempirò la bocca
e lascerò che gli occhi
guardino in alto
un cielo senza nuvole.

Di versi e di parole
andrò nutrito
nutrendo il mondo piccolo
ma grande
di chi vorrà ascoltare.

E infine, come l'eco
dell'ultima mia strofa
dell'ultima canzone,
mi perderò nell'aria
e arrivederci, sole.